Gerusalemme: nasce il Museo della Tolleranza

Eventi
di Roberto Zadik

Nuovo Museo della Tolleranza, dal 15 maggio, apertura parziale dello spazio con una serie di approfondimenti e sorprese sul tema del rispetto per le diversità.

Ci sono voluti una ventina d’anni per completare i lavori di allestimento del nuovo Museo della Tolleranza di Gerusalemme che verrà parzialmente aperto al pubblico da metà maggio. A dare la notizia, un articolo uscito sul Times of Israel e firmato dalla giornalista Sue Surkes. Nel testo viene sottolineata l’importanza di questo “parlamento della gente”; si tratta di uno spazio estremamente moderno e all’avanguardia con le nuove tecnologie, che sorge al centro di Gerusalemme, in una città tanto fascinosa quanto, spesso, teatro di aspre contrapposizioni ideologiche e di roventi discussioni fra le varie anime del Paese.
Un avvenimento di primaria importanza, dopo anni di ritardi ed esitazioni anche a causa della pandemia, per una struttura  costruita su modello del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles. Un’opera estremamente imponente che, diretta dall’israeliano Jonathan Riss residente per anni a Denver in Colorado, si estende su una superficie 17.500 metri quadri. Essa si suddivide in svariate sezioni, da quella per adulti a quella per i più piccoli con un imponente auditorium e saloni in cui si terranno conferenze ed eventi culturali.
Si inizierà con una mostra fotografica in occasione dei 75esimo anniversario della nascita dello Stato ebraico. Stando al sito del Museo, (https://www.museumoftolerance.com/motj/) l’esposizione aprirà martedì 16 maggio con 120 immagini scattate da alcuni fra i più grandi fotografi del Novecento, dall’ebreo ungherese Robert Capa a David “Chim” Seymour che si recarono spesso nel neonato Stato di Israele, nel decennio cruciale, dal 1947 al 1956.
Immagini ancora più rare saranno quelle scattate, nella Palestina Mandataria degli anni ’30, dal fotografo svizzero Helmar Lerski.  Fra gli autori di punta non si possono non citare le immagini, firmate dalla  talentuosa fotografa tedesca Inge Morath, seconda moglie del drammaturgo Arthur Miller e una delle prime donne a lavorare per conto della celebre agenzia fotografica Magnum.
Obiettivo di questo Museo è quello di enfatizzare  l’importanza di valori universali del dialogo e del rispetto, mischiando passato e presente con l’aiuto della realtà virtuale. In che modo? Ad esempio, nello spazio per adulti, la sala a tema “Un viaggio fra la gente” metterà in contatto col pubblico figure emblematiche come il grande saggio spagnolo Maimonide o il primo ministro Menachem Begin. Fra le attrazioni del Museo, sempre nello spazio “Un viaggio fra la gente”, i visitatori potranno lanciarsi in un percorso multimediale, a bordo di una barca “virtuale”, che attraversa varie tappe legate a concetti ebraici fondamentali, dalla fede, alla passione per lo studio, alla resistenza contro il male fino all’altruismo verso il prossimo.
Proprio in merito al rispetto verso l’altro, il direttore Riss ha evidenziato come la Torah ci inviti continuamente alla tolleranza e all’empatia. L’articolo, successivamente, sottolinea la complessità della costituzione di questo museo e come ci sia voluta una squadra affiatata per riuscirci; fra loro il Rabbino David Stav, il docente Yuval Elbashan ed il produttore di contenuti, Abot Hameiri che ha fornito i materiali audiovisivi. Un team di studiosi, educatori, psicologi impegnati nella realizzazione di questo ambizioso progetto interdisciplinare e multiculturale. Fra le varie attività, l’iniziativa “Donne, cucina e pace”, appetitosa esplorazione fra le ricette preparate da donne appartenenti a diverse etnie e tradizioni.
Il museo sarà meta di visite scolastiche e ospiterà varie conferenze e spettacoli che si terranno nell’anfiteatro, estremamente spazioso, con una capienza di oltre mille posti. Molto soddisfatto ed ottimista sul futuro, il direttore Riss ha puntualizzato che “la struttura è in grado di contenere fino a 3.000 persone e sarà operativa per sei giorni alla settimana, da domenica a venerdì”. Come ha messo in luce il sito del museo, esso è costruito “a forma di colomba che rappresenta i valori della pace e la speranza di un futuro migliore”.