“Erano giovani come voi… e non sono più tornati”… La Memoria “salvata” dai ragazzini

Eventi

di Ilaria Myr

Un evento eccezionale organizzato per la cittadinanza milanese dalla associazione Figli della Shoah: è la testimonianza alla Scala della senatrice Liliana Segre.
Continua l’impegno nelle scuole: didattica, formazione, mostre itineranti.  Testimonianze e incontri per far conoscere e capire. Parla Daniela Dana Tedeschi

L’associazione lavora in stretta collaborazione con il Memoriale della Shoah e con gli Istituti storici e museali più importanti di Europa e Israele.

«Da quando è stata fondata la nostra associazione, nel 1998, la sfida di tutte le numerose iniziative che abbiamo intrapreso è stata quella di cercare di sensibilizzare il mondo della scuola sulla drammatica tematica della Shoah durante l’intero anno scolastico e non solo per il Giorno della Memoria». Parla con soddisfazione la vice-presidente dell’associazione Figli della Shoah, Daniela Dana Tedeschi, dopo un intenso inizio d’anno che ha visto l’associazione coinvolta in numerose attività dedicate ai docenti, agli studenti e alla cittadinanza. «Abbiamo proseguito anche quest’anno con l’organizzazione delle preziose testimonianze dei sopravvissuti dedicate agli studenti delle scuole medie e superiori, che coinvolgono ogni anno migliaia di ragazzi – spiega a Bet Magazine -. Grazie alle dirette in streaming, attraverso siti web importanti come quello del Corriere della Sera, riusciamo a raggiungere gli Istituti Scolastici dell’intera penisola, un’occasione unica per poter ascoltare anche da lontano la parola del testimone».
L’offerta didattica dei Figli della Shoah è in continua evoluzione ed è costituita da mostre itineranti, seminari di aggiornamento, conferenze. A tutto questo si aggiunge la distribuzione del kit didattico in formato cartaceo che viene spedito gratuitamente alle scuole che ne fanno richiesta e che a breve sarà arricchito di materiale digitale.

C’è un’elevatissima richiesta delle mostre curate dall’associazione, distribuite in tutto il territorio italiano: “Shoah, l’infanzia rubata”, “Viaggio nella memoria – Binario 21”, “Destinazione Auschwitz”, “I Disegni dei bambini di Terezin”, e altre ancora. Inoltre, quest’anno l’associazione ha curato l’esposizione, inaugurata il 26 gennaio presso l’aeroporto di Milano Linate, dell’ultima mostra itinerante proposta dai Figli della Shaoh, “Punti di luce. Le donne nella Shoah”, realizzata dall’Istituto Yad Vashem. Inoltre la sezione di Venezia, diretta dalla co-vicepresidente dell’associazione, Marina Campos, ha organizzato, in collaborazione con il Consiglio d’Europa, l’esposizione della mostra “Shoah: l’infanzia rubata” presso l’Università Ca’ Foscari. La stessa mostra è stata esposta a Verona, in Piazza Bra, grazie all’attività della Sezione di Verona, guidata da Roberto Israel.

 

Da destra Roberta Rimini, Micaela Uzielli, Susy Matalon, Paola Permutti, Margherita Somekh e Daniela Dana Tedeschi

«Assistiamo con molta soddisfazione a una crescita esponenziale del numero delle scolaresche che vanno a visitare il Memoriale della Shoah di Milano durante tutto l’anno scolastico, a testimonianza di un interesse crescente sull’argomento che va al di là della data della sua ricorrenza – continua Daniela Dana Tedeschi -. Gestiamo per conto del Memoriale della Shoah di Milano la formazione delle guide e l’organizzazione delle visite guidate, ed è grazie a questa attività complessa e impegnativa che ogni anno migliaia di ragazzi visitano un luogo pieno di significato».
L’evento di maggior rilievo organizzato quest’anno dai Figli della Shoah è la testimonianza della presidente dell’associazione, la senatrice Liliana Segre. Un evento aperto alla cittadinanza milanese che si è svolto al Teatro alla Scala di Milano il 22 gennaio grazie alla disponibilità del suo direttore generale, Maria Di Freda, e alla collaborazione dell’Anpi Scala e dell’Anpi Provinciale di Milano presieduta da Roberto Cenati.
«In linea generale non riscontriamo nel mondo della scuola la banalizzazione del significato del Giorno della Memoria, di cui si parla sempre più spesso – continua Tedeschi -. Certamente bisogna continuare a lavorare sulla formazione dei docenti, il cui ruolo nella trasmissione della Memoria è oggi fondamentale più che mai, e lo sarà sempre di più quando la voce dei testimoni si affievolirà. Perdendo la grande ricchezza che deriva dalle parole dirette dei testimoni, sarà sempre più importante continuare a studiare e approfondire le implicazioni storiche e politiche che hanno portato alla Shoah, puntando su una didattica efficace e al passo con le nuove linee guida». Per fare ciò verranno rafforzati i già ottimi rapporti con gli altri Istituti Storici e realtà museali, come il Museo della Shoah di Roma, la Fondazione Cdec, il Meis di Ferrara, il Memoriale della Shoah di Milano, e il centro internazionale di Studi Primo Levi, in Italia, e all’estero, lo Yad Vashem e il Memoriale della Shoah di Parigi. In particolare, con l’Istituto Yad Vashem l’associazione Figli della Shoah organizza seminari di aggiornamento per i docenti sia delle scuole italiane (il prossimo si terrà, in collaborazione con Regione Lombardia, a Gerusalemme dal 20 al 27 luglio), sia delle scuole ebraiche (il prossimo si svolgerà, sempre a Gerusalemme dal 14 al 21 luglio).
«Portare gli insegnanti delle scuole italiane a Yad Vashem non è solo utile per approfondire lo studio della Shoah direttamente nella sede di uno dei centri più specializzati al mondo nella didattica della Shoah – spiega -, ma anche a far conoscere un volto di Israele insolito, superando pregiudizi e ignoranza, per combattere il diffuso antisionismo, diventato una nuova forma di antisemitismo».
La sfida per i membri delle Comunità ebraiche, invece, sarà quella di riappropriarsi della ricorrenza di Yom Ha Shoah. «Da quando è stato istituito il Giorno della Memoria, oggi purtroppo spesso banalizzato, Yom ha Shoah è diventata una ricorrenza meno sentita; la sinagoga Centrale di Milano è quasi vuota, siamo in troppo pochi a recitare il Kaddish per adempiere al nostro dovere di restituire un nome a quelle vittime, private anche di una tomba sulla quale posare un sassolino».