Madri, mogli, figlie: i sogni, la fede… con ironia

Arte

di Ester Moscati

Grandi fotografe: Dina Goldstein. Le immagini delle serie Snapshots from the Garden of Eden, Gods of Suburbia e Fallen Princesses sono piene di humour, disincanto e malinconia da “paradiso perduto”. Predicare oggi ai giovani non è facile, assorbiti come sono da cellulari e socialità virtuale. Allora? Giochiamo la carta del pop-surreale

 

Si stava meglio con i Sette Nani, sembra dire Biancaneve all’obiettivo della fotografa canadese di origine israeliana, Dina Goldstein. Con due marmocchi tra le braccia e due sulla moquette, con il principe – in calzamaglia bucata, birra e bamba sul tavolino – concentrato su una partita di polo alla tv, la vita familiare no, non è proprio da “E vissero felici e contenti”. O così pare. È un’immagine della serie Fallen Princesses che affonda a piene mani nel pop-surrealismo, giocando in post-produzione sulle tinte laccate e i contrasti, riproducendo un mondo post-moderno vivido e provocatorio. È solo una delle serie che Goldstein porta in Italia, in mostra da oggi fino ai primi mesi del 2019: le altre, Snapshots from the Garden of Eden, Gods of Suburbia, sono ugualmente incentrate sui temi della ipocrisia, della bellezza, del “femminile” e della fede.
Nata a Tel Aviv nel 1969, Dina Goldstein ha iniziato la sua carriera come fotoreporter e documentarista, scegliendo poi la fotografia editoriale, fino ad approdare a un linguaggio decisamente più personale e artistico attraverso la narrazione e la rivisitazione delle storie popolari, delle favole e delle icone contemporanee.

Oggi collabora con prestigiosi musei internazionali. Snapshots from the Garden of Eden, per esempio, è un progetto commissionato dal Contemporary Jewish Museum di San Francisco ed è ora esposto, fino al 4 novembre, al Museo ebraico di Venezia; poi andrà, dal 29 dicembre al 15 febbraio, a Casale Monferrato.
La serie Istantanee dal Giardino dell’Eden è nata per essere inclusa in una mostra dedicata ai racconti storici dell’ebraismo, raccolti per il Museo americano da Howard Schwartz, scrittore, poeta ed esperto di narrazione popolare ebraica, vincitore del National Jewish Book Award 2005 per Tree of Souls: The Mythology of Judaism, e pubblicati nel volume Leaves From The Garden Of Eden.
La mostra collettiva al museo ebraico di San Francisco, intitolata Jewish Folktales Retold: Artist as Maggid (2017), era caratterizzata da immagini in bianco e nero sui temi delle storie fantastiche, dei racconti popolari, mistici o soprannaturali rigorosamente incastonati nel mondo ebraico. Dina ha interpretato questi temi, con la sua arte fotografica, raffigurando Dibbuk, la donna-oscura Lilith, profeti inquietanti, il mitico Golem e un’Eva che sembra domare il serpente della Genesi.

La visione personale e concettuale di queste immagini, esaltate dal bianco e nero, è solo apparentemente distante dai colori patinati di Fallen Princesses o In the Dollhouse. Infatti la sfida è la stessa: mettere in discussione e attualizzare i valori religiosi e gli stereotipi delle diverse culture, evidenziandone i paradossi, le ipocrisie e le incongruenze.
Che cos’è la bellezza? Superficialità, potere, felicità? Come si interscambiano i ruoli femminile e maschile? E la religione? È un rifugio, una consolazione, una fonte di vera spiritualità? O non si riduce forse, nel mondo contemporaneo, a consumismo e “vetrina”? Non sono temi o domande di per sé troppo originali. L’arte e la stessa fotografia, per non parlare della letteratura, li affrontano da decenni. Ma nelle fotografie di Dina Goldstein c’è un “di più” di ironia, leggerezza, sensibilità che non lasciano indifferenti e, tra la ricerca di un simbolo nascosto in un dettaglio e la percezione di un insieme ben composto, capita di sorridere e pensare. Anche in Gods of Suburbia, (fino al 18 novembre al Castello di Govone – Torino), una serie di immagini prodotta tra il 2013 e il 2014, domina il pop-surreale e il colore laccato e saturo, esaltato dai contrasti che dalle cromie si trasferiscono per osmosi ai concetti.

Dina Goldstein esplora e presenta una sequenza di personaggi – simbolo delle diverse esperienze religiose, da quelle più istituzionali, “le Abramitiche” o “le Orientali”, che contano milioni di seguaci, alle fedi minoritarie e marginali, dove però la forza simbolica non è certo meno espressiva, come il voodoo o il wicca neopagano. La religione è messa a confronto e contestualizzata in un mondo dove predominano la tecnologia, la scienza e il laicismo. Gli antichi retaggi di credenze e valori riusciranno a proporre il loro messaggio in questo tempo, qui e ora? Oppure il materialismo e il consumismo cancelleranno definitivamente il passato? Un Dio avvolto in un manto candido, con una menorà sul davanzale, sembra piuttosto sconsolato. Deve indossare il vestito di Santa Claus per ricordare, almeno ai bambini, la magia del Natale.
Non sono al sicuro neppure le religioni orientali: Ganesha è sbeffeggiata dai bambini di strada mentre Lakshmi, la divinità Hindu che presiede alla salute, alla bellezza e alla ricchezza, non è forse l’incarnazione della donna multitasking di oggi? Nelle sue quattro mani ha un cellulare, un biberon, denaro e potere, ma un serpente minaccia il suo bimbo nudo e ignaro, e spetterà ancora a lei schiacciarlo. E il profeta Muhammad? Insegna in una scuola, ma nessuno lo guarda né lo ascolta. La grande tradizione islamica negli studi di matematica e filosofia si scontra con l’apatia dei giovani occidentali, catturati dai social network o semplicemente superficiali e annoiati. Si chiede Dina Goldstein: «Perché la bontà e la pace sono oggi così rare, mentre divampano guerre, crudeltà, sofferenza, disastri ambientali?».

 

dove & quando
Fino al 4 novembre, esposizione personale al Museo Ebraico di Venezia, Snapshots from the Garden of Eden, organizzato dall’Associazione Phanes, in collaborazione con Opus In Artem.
Fino al 18 novembre: Artsite 2018 – Gods of Suburbia + Fallen Princesses, esposizione collettiva al Castello di Govone (TO).
Dal 29 dicembre 2018 al 15 febbraio 2019, Snapshots from the Garden of Eden, personale al Museo Ebraico di Casale Monferrato (AL). Tutte le esposizioni sono a cura di Domenico Maria Papa e sono accompagnate da un unico catalogo: Snapshots in the Garden of Eden, Gods of Suburbia, Fallen Princesses. Patrocino dell’AEPJ.
Info: www.opusinartem.com
www.dinagoldstein.com