“Israel Now: Reinventing the Future”

Arte

Si può “reinventare” il futuro? Si può immaginare un futuro diverso da quello che le prospettive presenti ci prospettano? L’arte forse può farlo. Non tanto fornendoci degli scenari alternativi, ma piuttosto mostrandoci come il medium artistico, combinando le pratiche tradizionali con le nuove tecnologie, possa suggerirci ipotesi possibili per il futuro dell’arte e della nostra società. E’ anche in quest’ottica che si può interpretare la mostra che si apre venerdì 1 febbraio al Macro – Testaccio di Roma e che ha per titolo “Israel Now. Reinventing the Future”.
Micol di Veroli, curatrice della mostra, spiega infatti nel testo che introduce al progetto, che alla base di “Israel Now, Reinventing The Future”  c’è l’idea “di aprire molteplici scenari sul futuro”, così da offrire una “possibile concezione alternativa della produzione e della fruizione artistica oltre che dell’identità individuale e collettiva in relazione alle diversità del nostro pianeta”.
Israele – osserva Di Veroli, è indubbiamente “una nazione proiettata verso il futuro”, che trae la sua linfa vitale “da una società multi-etnica, caratterizzata da una profonda e millenaria spiritualità; ma al tempo stesso è anche “capace di aprirsi a scenari paralleli sia concreti che immaginari”. “Gli artisti israeliani – continua – sono immersi in un ambiente che ha già sviluppato una solida idea di futuro.” Rispetto alle nuove tecnologie (e alle vecchie metodologie), “essi sono riusciti a mantenere un comportamento critico che ha permesso loro di sfruttare i progressi della scienza e della nazione in genere, come un’ulteriore possibilità di sperimentazione”.

I ventiquattro artisti israeliani coinvolti nel progetto, si legge ancora nell’introduzione alla mostra, “hanno saputo costruire sentieri alternativi, con uno sguardo rivolto alle indagini compiute dalle realtà artistiche internazionali pur mantenendo ben salde sia identità collettive che personali”.

L’esposizione è suddivisa per grandi insiemi all’interno dei quali ciascun artista propone ed illustra la propria visione di futuro “reinventato”. Nahum Tevet, ad esempio, reinventa il futuro dell’oggetto e della forma mettendo in discussione la valenza estetica e la consistenza di ogni elemento della sua stessa installazione. Michal Rovner, indaga il futuro dell’essere umano sotto forma di ricerca scientifica. Ofri Cnaani ricorre alla videoarte per “programmare” nuove forme di identità religiosa. Nuovi confini e nuove identità geografiche è il tema su cui riflettono Yehudit Sasportas e Shai Kremer, mentre  i video di Yael Bartana e le fotografie di Adi Nes offrono una panoramica tutta personale su futuri e futuribili scenari sociali e politici.

La mostra, patrocinata da Ministero degli Affari Esteri, della Regione Lazio, della Provincia di Roma e Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, della Comunità Ebraica di Roma, dall’UCEI e dal Centro Ebraico Italiano,  è prodotta da Glocal Project Consulting, ed è  sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia e dalla Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti, che, presieduta da Pietrgaetano Marchetti,  inaugura le proprie attività proprio con questo progetto che ha ottenuto anche la Medaglia Di Rappresentanza dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Alla mostra che rimarrà aperta dal 1 febbraio al 17 marzo, si accompagna un fitto calendario di eventi che comprende, fra le altre cose, una rassegna di lungo e cortometraggi della più recente cinematografia israeliana, e un convegno dal titolo “Imprint di una Nazione: Israele.

La mostra rimarrà a Roma fino al 17 marzo; sarà esposta poi dagli inizi di luglio e per tutto il mese di agosto al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Buenos Aires (MAMBA).

da Boaz Arad a Maya Attoun, Yael Bartana, Orit Ben-Shitrit, Yifat Bezalel, Ofri Cnaani, Elinor Carucci, Michal Chelbin, Keren Cytter, Dani Gal, Shay Frisch, Lea Golda Holterman, Tamar Harpaz, Meital Katz Minerbo, Shai Kremer, Adi Nes, Uri Nir, Leigh Orpaz, Michal Rovner, Yehudit Sasportas, Nahum Tevet, Gal Weinstein, Shahar Yahalom, Guy Zagursky.

Si apre il 1 febbraio e proseguirà fino al 17 di marzo la mostra al Macro di Roma ” Israel Now. Reinventing the future.

L’esposiuzione a cura di Micol Di Veroli,