la struttura di plexiglass alla Rsa della comunità ebraica di Milano

‘Di nuovo insieme’: ripartono le visite alla Rsa grazie a una struttura di plexiglass

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di Marina Gersony
Sapevano che prima o poi sarebbero arrivati, ma vederseli lì davanti in carne e ossa, a pochi centimetri di distanza e poterli finalmente toccare dopo averli pensati, sognati e desiderati per mesi, è il dono più bello che potessero ricevere.

Sono ripartite le visite protette dei parenti agli ospiti della Residenza per anziani Arzaga con una grande novità: si tratta del progetto Di nuovo insieme, una versione nuova e del tutto inedita dell’ormai nota «Camera degli abbracci», iniziativa partita da una residenza per anziani in Veneto e poi rapidamente ripetuta in diverse regioni d’Italia. Di nuovo insieme si differenzia dalla «Camera degli abbracci» per com’è strutturata: in un locale protetto, durante la visita dei parenti ai propri cari, è possibile non solo vedersi da distanze abbastanza ravvicinate, ma anche finalmente «toccarsi» e «accarezzarsi» in modo del tutto sicuro. «Tutto si svolge in un ambiente scrupolosamente sanificato – spiega Daniela Giustiniani, direttrice gestionale RSA Arzaga –. Grazie a una struttura di plexiglass molto sottile per proteggere i nostri ospiti dal passaggio del droplet, con un foro ad altezza di seduta, è possibile il contatto attraverso le mani. Ci sono precise norme di sicurezza che tutti hanno rispettato senza batter ciglio: mascherine e guanti che non hanno assolutamente impedito la voglia di vedersi, comunicare, accarezzarsi e prendersi per mano».
Il progetto è stato realizzato grazie al costante sostegno e al proficuo interessamento del Presidente Milo Hasbani, dell’assessore dott.ssa Musatti e dell’intero Consiglio.

«I nostri anziani erano visibilmente emozionati – prosegue a sua volta commossa Giustiniani commentando le prime visite dei famigliari – in realtà lo eravamo un po’ tutti, parenti e addetti ai lavori. Perché vedere lo stupore, la felicità e lo sguardo che si illumina dei nostri cari ospiti nel vedere i loro cari dopo tanto tempo in cui non è stato possibile, è stato davvero toccante».

Giustiniani racconta di piccoli episodi commoventi, come i famigliari che sono venuti con regali e piccole sorprese allietando quei momenti di incontro e di festa.

Daniela Giustiniani e Lucia, responsabile settore educativo, raccontano di tenerezza, di mani che si stringono, si sfiorano, si avvicinano; mani che, come gli occhi, sono un riflesso dell’anima; mani che si esprimono attraverso piccoli gesti significativi, lievi e teneri; una stretta, una carezza, un saluto, una preghiera; mani che parlano, che accudiscono, mani che esprimono emozioni e speranze. Mani che dicono «Ri-mani»!

Cosa l’ha colpita di più durante questi incontri, chiediamo a Lucia: «Una signora si è messa a piangere di commozione e di felicità vedendo il figlio. Un’altra mamma, sempre vedendo il figlio gli ha detto: “come sei dimagrito, come stai bene”». Una nipote che ha visto la nonna dopo tanto tempo, non ha dormito per tre notti in attesa di vedere l’amatissima nonna».

Conclude Giustiniani: «Il fatto di vedere i propri cari, anche con delle limitazioni, fa bene a tutti, ci sentiamo tutti più felici. Un contatto fisico porta agli anziani un beneficio immediato, è una buona medicina contro molte patologie legate all’età. Ma questo ormai è risaputo. Ogni incontro è uno scambio, un fatto positivo. Per questo abbiamo chiamato questo progetto Di nuovo insieme».