Bullismo: una realtà preoccupante nelle scuole italiane

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Una conferenza a cura dell’assessorato ai giovani.

L’assessorato ai Giovani e alla Famiglia della Comunità ebraica ha organizzato due conferenze sul tema del “bullismo”, rivolte rispettivamente ai madrihim dei movimenti giovanili e ai genitori ed insegnanti delle scuole.
L’evento è stato condotto da Simona Carovita del Centro di Ricerca sulle Dinamiche Evolutive ed Educative (C.R.I.d.e.e.) – Università Cattolica , membro della Commissione Nazionale “Bullismo e Scuola” dell’Osservatorio Provinciale sul bullismo.
Carovita ha spiegato come il fenomeno si stia sempre più diffondendo tra gli alunni delle scuole primarie e secondarie, fornendo dei dati raccapriccianti sulle percentuali di alunni coinvolti. Secondo una recente ricerca, il 21,4% degli alunni delle scuole di Milano e provincia sono vittime di episodi di “bullismo”, il 42,6% sono i sostenitori del “bullo”( ridono, fanno il tifo e non intervengono), mentre il 19,5% difendono la vittima.

Dal 1996 il fenomeno del bullismo è stato oggetto di un’accurata indagine da parte degli psicologi italiani, che hanno provveduto, in primo luogo, a delineare l’entità e le caratteristiche assunte dal fenomeno in Italia definendo il “bullismo” in questo modo (Olweus, 1993):
“Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando
viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni negative, messe in atto da
parte di uno o più compagni”.
E’ possibile individuare l’attuarsi di modalità diverse di prepotenza, non sempre facilmente rilevabili dagli adulti ma comunque dannose per il giovane che ne costituisce il bersaglio (Fonzi, 1997; 1999; etc.). Si parla al riguardo di:
a) forme di prevaricazione diretta in cui gli attacchi, fisici o verbali, alla vittima sono espliciti;
b) forme di bullismo indiretto, in cui la sopraffazione è attuata in modo non manifesto attraverso
l’esclusione dai giochi e dalle attività in comune, la diffusione di bugie e l’isolamento sociale.
È stata registrata anche la presenza di prepotenze messe in atto sia da ragazzi isolati, sia da gruppi di
prevaricatori che operano in associazione e in un’elevata percentuale dei casi il bullismo individuale si
trasforma in bullismo di gruppo.

Il fenomeno delle prevaricazioni a scuola e nel gruppo dei pari, inoltre, assume una specifica fisionomia:
1) mentre i maschi compiono principalmente prepotenze di tipo diretto, verbali e fisiche, le femmine,
invece, adottano preferibilmente modalità indirette di prevaricazione, come l’isolamento sociale;
2) negli anni le prepotenze attuate solo occasionalmente (che non costituiscono uno stile di
comportamento usuale) tendono a diminuire e con l’età, inoltre, vengono messe meno in atto
prevaricazioni dirette e vengono adottate in misura maggiore forme di sopraffazione indiretta;
3) nel tempo i ruoli di vittima e prevaricatore (non occasionali) divengono persistenti e permangono
anche se il ragazzo cambia scuola o passa al ciclo scolastico successivo;
4) allo stesso modo anche gli effetti dell’essere vittime di prepotenze a scuola continuano negli anni. In
particolare i giovani che subiscono prevaricazioni sviluppano nell’immediato sentimenti di disperazione
per la loro situazione e un atteggiamento di intolleranza e fastidio verso l’esperienza scolastica, mentre da adulti sono più facilmente soggetti a depressione;
5) ugualmente anche l’essere un bullo produce effetti negativi nel tempo, ed infatti i bulli da
adolescenti e adulti risultano più facilmente coinvolti in episodi di delinquenza con segnalazione
all’autorità giudiziaria e successiva condanna;
6) in Italia nelle scuole secondarie superiori più di due terzi delle prevaricazioni si verificano
all’interno dell’edificio scolastico prevalentemente nell’aula delle lezioni (54,8%), nei corridoi
(42,3%), nei bagni (30,7%);
7) in Italia: il problema delle prepotenze si presenta con una gravità ed una configurazione diversa a
seconda della regione, del territorio e del quartiere riflettendo differenze nei modelli educativi e
valoriali proposti dalla comunità;
8) il problema delle prepotenze nel gruppo dei pari rappresenta un fenomeno in gran parte sconosciuto
agli insegnanti, agli educatori ed ai genitori.

Carovita ha elencato quelli che sono i fattori che determinano o favoriscono lo
sviluppo di comportamenti prepotenti nel ragazzo, rimarcando il fatto che molto dipende dall’educazione avuta in casa , da alcune caratteristiche dei sistemi familiari come la freddezza affettiva verso il bambino nella sua infanzia; l’utilizzo di metodi di punizione violenti o lesivi dell’autostima del giovane, lo scarso controllo delle attività del figlio e delle compagnie che frequenta; il permissivismo verso i comportamenti violenti e prepotenti del ragazzo.

La diffusione di stili educativi eccessivamente permissivi o autoritari tra gli adulti operanti
nell’istituzione possono facilitare l’emergere di fenomeni di bullismo entro il gruppo dei pari.
Un intervento efficace sui comportamenti aggressivi e i fenomeni di bullismo richiede di affinare la
capacità di distinguere le diverse manifestazioni del comportamento aggressivo e di indagare i diversi
possibili fattori all’origine di quella specifica condotta aggressiva.

Il fenomeno del bullismo, inoltre, interessa non solo singoli individui ma l’intero gruppo dei pari e
risente anche di fattori e caratteristiche specifici del contesto in cui si realizza. Questa natura complessa e relazionale del bullismo richiede ottimamente la realizzazione di progetti di intervento a più livelli rivolti alla scuola/contesto educativo, al gruppo/classe e ai singoli individui.
In ogni caso il bullismo si contrasta anche attraverso il lavoro di rete delle diverse agenzie educative (tra cui la famiglia), chiamate a partecipare all’azione di cambiamento non mirata ai soli individui coinvolti come bulli e vittime nel fenomeno ma rivolti al gruppo di coetanei e all’intero contesto educativo.
Per questa ragione, tutti gli educatori dovrebbero cercare di coordinare la loro azione educativa , presentando ai giovani modelli coerenti e costanti di condanna delle prepotenze e premiando le condotte prosociali, di aiuto e supporto tra coetanei.
Solo attraverso l’azione di tutti è possibile costruire una cultura condivisa di condanna del bullismo tale da spezzare la cortina di indifferenza che circonda il problema.

Entrambe le conferenze hanno visto la viva partecipazione del pubblico che ha acceso un animato dibattito su come affrontare il problema in casa e a scuola.
Ai madrihim stessi sono stati forniti dei validi strumenti di lavoro ed utili consigli per poter approcciare i ragazzi durante la loro attività di gruppo del sabato.
Molto utile è stata la segnalazione da parte di Simona Carovita del sito web: www.smontailbullo.it e il numero verde per denunce su episodi di bullismo: 800 66 96 96