Quando la mente va in vacanza?

JOB news

di Dalia Fano, responsabile JOB

Staccare, lasciar andare. Anche se non si parte.

Non siamo interruttori

Molte persone si accorgono che, quando arriva finalmente il tempo del riposo, non riescono a riposare. Anzi: proprio quando smettono di correre, salgono in superficie pensieri, tensioni, emozioni rimaste sospese per mesi. Ci si aspettava leggerezza, e arriva l’irritazione. Si cercava silenzio, e invece la mente continua a parlare.

La verità è che non possiamo forzare il relax come se fosse un altro comando da eseguire. Non siamo interruttori. Eppure ci giudichiamo se non riusciamo a “staccare” al momento giusto, come se fosse un nostro limite. In realtà, è solo un segnale del corpo e della mente che ci stanno dicendo: “sii paziente, dammi ancora un po’ di tempo”.

Che cosa significa sentirsi “in vacanza”?

Togliamoci un attimo dalla testa l’immagine da brochure: spiaggia, cocktail, sorriso rilassato e zero pensieri.

Sentirsi in vacanza non è un luogo fisico, ma un’esperienza interna, che può avvenire anche nel caos della città, in una stanza disordinata, o perfino sul tram, al lavoro.

Non coincide con lo “stare bene” a tutti i costi.

Essere presenti nel momento non significa idealizzarlo o renderlo forzatamente positivo.

Un momento può essere agitato, scomodo, teso, ansiogeno. Ma se ci siamo davvero, se non lo evitiamo, allora stiamo riposando da un’altra fatica: quella di combattere costantemente noi stessi.

 

Accogliere ciò che c’è: un gesto semplice, non facile

Se ti accorgi che sei agitato, stanco, in ansia, inizia da lì. Smetti di cercare di “raddrizzare” l’umore come se fosse una cosa rotta. Fai una pausa. Riconosci che c’è un’energia in movimento dentro di te, e che ha il diritto di esserci.
A volte basta poco:

  • Appoggiare lo sguardo e l’attenzione su qualcosa di fermo, anche solo un fiore, una nuvola, il tuo respiro.
  • Portare l’attenzione alla pianta dei piedi per terra, letteralmente.
  • Respirare con consapevolezza anche solo per tre cicli di respiro: inspiro, pausa, espiro, pausa.
  • Dirsi mentalmente: “Ok, va bene anche così. Adesso non devo cambiare nulla”.

 

La pausa non è il vuoto, è una forma di presenza

Nel mondo del lavoro e della performance continua, abbiamo imparato che il valore sta nel fare. Ma a volte il gesto più salutare è fermarsi, che non è il non pensare – che è impossibile, perché la mente è fatta per pensare – ma è quell’allenare l’attenzione, portando l’attenzione su un punto fermo, che come un’ancora che ci riporta ogni volta al presente.

La mente può “andare in vacanza” quando smettiamo di chiederle prestazioni, risposte, controllo.

Non servono rituali complessi. Basta un momento vero.

Un momento in cui non devi essere né migliore, né più calmo, o più rilassato, più efficace.

Un momento in cui semplicemente puoi essere come sei, e va bene così. È il lasciar essere che permette il lasciar andare.

La vera vacanza è essere dove siamo

Alla fine, la vacanza più profonda non è in un luogo esotico, ma nella possibilità di non scappare da ciò che c’è, anche se non è perfetto. È un allenamento, certo. Ma è anche una liberazione.

Essere in vacanza, forse, è concedersi il lusso raro di vivere un momento alla volta, anche se è imperfetto. Anche se siamo stanchi. Anche se non è quello che avevamo programmato.

Perché in fondo, ogni volta che smettiamo di resistere a noi stessi, la mente respira. E quella sì, è una vacanza vera.