di Marina Gersony
Una serata speciale per celebrare un quarto di secolo di gesti concreti di affetto tra volontari, sostenitori e cittadini milanesi. Tutto è iniziato con un incontro “fatale” tra le fondatrici, che ha acceso una scintilla destinata a trasformarsi in un impegno concreto e duraturo. Da allora, il Volontariato Federica Sharon Biazzi OdV illumina la città e la comunità ebraica meneghina con cura, dedizione e vicinanza
Ci sono compleanni che non si limitano a segnare il passare del tempo: raccontano un percorso, una comunità, una scelta di vita condivisa. Il venticinquesimo anniversario del Volontariato Federica Sharon Biazzi OdV è stato tutto questo. Una serata che ha illuminato non solo la storia dell’associazione, ma il cuore delle persone che in questi anni l’hanno resa possibile: volontari, fondatrici, sostenitori, medici, amministratori, amici.
Oltre 250 presenze, radunate il 19 novembre nella RSA Arzaga di Milano, un’eccellenza trasformata in un salotto caldo, vibrante, colmo di gratitudine reciproca. Un momento toccante che, oltre a celebrare una tappa storica e a presentare il lavoro svolto insieme al lancio di una nuova e importante raccolta fondi, ha rappresentato soprattutto un abbraccio collettivo: quello della comunità ebraica e di quella milanese, a cui il volontariato ha donato – e continua a donare – tantissimo.
La pianista Magda Gelmi, anima del laboratorio musicale, ha aperto la serata con una performance capace di evocare ricordi, emozioni, frammenti di vita.
«In genere non ci piace esporci – lavoriamo nel silenzio – ma siamo state convinte a festeggiare quest’anniversario e l’emozione è tantissima», ha detto visibilmente commossa Rosanna Bauer Biazzi, una delle due fondatrici, aprendo la serata, intitolata “Venticinque anni di piccoli e grandi gesti di affetto”.
Accanto a lei, Joice Anter Hasbani, l’altra anima dell’associazione, ha aggiunto a sua volta emozionata: «Vedo i nostri 25 anni passati in un attimo, rivedo tutti i volontari che sono passati da qui, tutte le persone che abbiamo seguito. Ringrazio loro e i sostenitori e chi ci ha aiutato per questa serata».
VIDEO: Buon Compleanno volontariato!
Bastano queste parole a restituire il senso di un’avventura iniziata nel 2000 quasi per destino, come racconta Rosanna in un ricordo che conserva ancora il sapore del “fatale incontro” con Joice: due sguardi che si riconoscono, un abbraccio, l’urgenza di creare ciò che a Milano mancava – un volontariato ebraico strutturato, capace di abbracciare gli anziani della Residenza Arzaga e le tante persone fragili sul territorio.
Poi, insieme a Francesca Hasbani, hanno mostrato il Premio Campione 2025 che recentemente è stato conferito all’associazione dai City Angels. E in prima fila c’è il loro fondatore, Mario Furlan, formatore, life coach e il primo docente universitario di Motivazione e crescita personale in Europa.
Così, l’intuizione di Rosanna e Joice è diventata un servizio unico nella città che gli stessi operatori sociali del Comune di Milano conoscono, richiedono e apprezzano: l’accompagnamento gratuito con auto attrezzate per persone non autosufficienti, anziani, malati, anche bambini, affinché possano raggiungere terapie, visite mediche o qualunque altra necessità personale. Una possibilità concreta di muoversi nel mondo con dignità, sicurezza e serenità. «Se avessimo dieci macchine, vi assicuro che lavorerebbero tutte», ha confidato Joice.
Oggi i mezzi sono tre, sempre in movimento: 3.000 km al mese, quasi 100 persone trasportate, richieste che aumentano di pari passo con i bisogni sociali. Ecco perché, durante la festa, è stato lanciato l’obiettivo più ambizioso: raccogliere i 45.000 euro necessari per una quarta auto, un Ford Tourneo attrezzato per disabilità. Raggiungere questo obiettivo entro Chanuccà non è una sfida da poco. Permetterebbe infatti di ampliare in modo significativo un servizio che ha fatto conoscere il Volontariato ben oltre i confini della Comunità Ebraica.
Nel corso della serata è stato sottolineato più volte il ruolo prezioso dei volontari che hanno scelto di mettersi accanto a chi affronta giornate troppo silenziose, quelle in cui la solitudine pesa anche quando non mancano una casa, un reddito o perfino una famiglia. Perché, a volte, gli affetti ci sono ma sono lontani, schiacciati da impegni che non lasciano spazio alle visite, alle telefonate, ai piccoli gesti – di fatto grandi – che scaldano il cuore. E allora il volontario diventa una presenza attesa: un sorriso che arriva puntuale, un ascolto che non giudica, un filo che tesse un rapporto capace di illuminare le ore. Un legame speciale, fragile e fortissimo allo stesso tempo; un qualcosa di davvero unico e speciale.
Sul palco si sono alternati interventi che hanno restituito la misura dell’impegno dell’associazione. Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo di Milano, ha ricordato che ciò che il Volontariato fa: «Ricordiamo che ciò che il Volontariato compie rientra sotto il nome di Ghemilut Chasidim, una mitzvah molto particolare e fondamentale, ossia fare del bene al prossimo, ma che va compresa: non è così semplice come sembra. Non si tratta solo di fare opere di bene, ma anche cercare di capire di cosa gli altri hanno realmente bisogno, dargli ciò che manca loro».
Walker Meghnagi, Presidente della Comunità Ebraica di Milano, ha parlato di «un capolavoro, non solo per la comunità ma per l’intera città di Milano», sottolineando come la grande affluenza della serata fosse segnale di riconoscenza diffusa.
Dopo gli interventi dei fondatori, ha preso la parola Daniela Giustiniani, stimatissima direttrice gestionale della Residenza Arzaga, la cui competenza e visione guidano il percorso dell’organizzazione con grande passione e impegno.
A seguire, l’Assessore CEM Luciano Bassani, autorevole medico fisiatra milanese, da tempo impegnato a promuovere iniziative innovative e all’avanguardia nonché progetti che migliorano concretamente la salute e la vita quotidiana dei residenti. Bassani ha sottolineato l’importanza del benessere, della sicurezza e dell’integrazione sociale, puntando a rendere la RSA un luogo accogliente, dinamico e attento alle esigenze di ciascun ospite.
Sono intervenuti anche il Consigliere regionale Giulio Gallera, e l’Assessore al Welfare del Comune di Milano Lamberto Bertolè, che ha voluto elogiare la collaborazione sul tema della non autosufficienza.
Un momento particolarmente significativo è stato l’annuncio del Consigliere comunale Daniele Nahum, intenzionato a proporre la candidatura dell’associazione per l’Ambrogino d’Oro 2026.
Infine, Milo Hasbani, Vicepresidente UCEI, ha lanciato l’appello per sostenere la raccolta fondi: «Una nuova auto permetterebbe di ampliare sensibilmente il servizio e non lasciare indietro nessuno».
Accanto alla storia e ai numeri, la festa ha mostrato il presente vivo dell’associazione: i laboratori – Cucina, Pittura, Fiori e Candele di Shabbat, Musica, Lettura di notizie curiose, Giardinaggio e Healing Garden – che ogni giorno rendono più ricca e meno solitaria la vita dei residenti. In particolare, lo Healing Garden: un percorso sensoriale di profumi, colori e foglie aromatiche, dove anche chi ha mobilità ridotta può coltivare la terra grazie a cassoni rialzati studiati per lavorare con comodità. Un giardino sicuro e accogliente, animato da fioriture che invitano i residenti a uscire nei periodi più favorevoli e vissuto sempre sotto la presenza vigile e affettuosa dei volontari.
Perché questo è il segreto dell’associazione: la qualità delle relazioni. I volontari, riconoscibili dal camice bianco e dal cartellino, varcano ogni settimana le porte della Residenza per donare ascolto, tempo, carezze, presenza. Nei corridoi della fisioterapia, nel bosco sensoriale, nel giardino terapeutico dove i profumi si mescolano alle storie, nasce quel legame unico tra chi aiuta e chi riceve – un legame in cui, come ripetono spesso, «ognuno impara qualcosa dall’altro».
La serata si è conclusa con la consegna degli attestati ai volontari di ieri e di oggi e gli autisti dell’associazione, e poi con un catering squisito e l’immancabile torta di compleanno, mentre la sala si stringeva in un abbraccio collettivo, caldo, silenzioso, potente. Un gesto che ha raccontato più di mille parole il significato di questi venticinque anni.
E forse, mentre le candeline si spegnevano, tutti hanno sentito lo stesso pensiero: che il regalo più bello per questo anniversario è continuare a sostenere un’associazione che, in un mondo troppo veloce e distratto, dà forma concreta alla cura. Una cura fatta di gesti piccoli e grandi, di affetto quotidiano, di quella speranza che ogni giorno, come un motore acceso, continua a mettersi in moto per non lasciare indietro nessuno.
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