Il Consiglio della Comunità ebraica di Milano

Consiglio della Comunità: clima surriscaldato e dibattito acceso sui fatti di Piazza Cavour e sul caso Fontana. Sfiduciato Romano, confermato Besso

di Ilaria Myr
In un’atmosfera carica di tensione, la riunione di Consiglio della CEM di martedì 23 gennaio 2018 si è conclusa con la mozione di sfiducia da parte del Consiglio nei confronti dell’assessore alla cultura Davide Romano e con la conferma della fiducia al co-presidente Raffaele Besso (entrambe le mozioni erano state richieste dalla lista Lechaim). Al centro della riunione la manifestazione del 9 dicembre in piazza Cavour, che ha visto manifestanti pro-palestinesi urlare grida che inneggiavano alla morte degli ebrei.

Rav Arbib

Ha aperto la riunione Rav Alfonso Arbib, spiegando la propria preoccupazione per lo scenario che si sta profilando in Italia. «La manifestazione del 9 dicembre mi ha fortemente impressionato – ha spiegato -. Innanzitutto per le grida antisemite che si sono verificate, ma soprattutto per il silenzio assoluto, sia dei media che della chiesa cattolica, perché quello che è successo a Milano è già accaduto altrove, in maniera esponenziale in Francia, in Svezia e da varie altre parti. Siamo davanti a un certo tipo di antisemitismo che ha le sue radici nel mondo islamico. La mia impressione è che esso sia sottovalutato da diverse parti e che sia dominante la tendenza a non parlarne e a non nominarlo». Eloquente di questo atteggiamento un episodio avvenuto a Bologna il 17 gennaio in occasione della Giornata dell’ebraismo. «Ero con monsignor Ambrogio Spreafico, da sempre amico degli ebrei e molto attento alla questione dell’antisemitismo, che ha parlato dell’antisemitismo sul web – citando tra l’altro il fatto che ogni 90 secondi viene pubblicato un post antisemita -. Ma in tutto il suo discorso non ha mai pronunciato la parola ‘islam’ o ‘musulmani’. Questo fatto mi preoccupa molto».

Il Rabbino Capo di Milano – di solito restio a intervenire sui media – ha espresso la propria preoccupazione in una lettera pubblicata il 5 gennaio 2018 dal Corriere della Sera, in cui condannava apertamente il silenzio collettivo sulla manifestazione e invitava le autorità religiose a prendere una posizione netta e ufficiale contro questi episodi. “Le autorità potrebbero e dovrebbero esprimere senza calcoli politici l’indignazione morale per quanto sta avvenendo e dovrebbero dare un serio e concreto contributo per un cambiamento che vada al di là degli slogan e del politicamente corretto e ribadire con forza riguardo alla pericolosità di ciò che sta avvenendo”, scriveva nella lettera. «Ho però avuto pochissime reazioni sia di esponenti cattolici che islamici, sempre solo a titolo privato e non invece istituzionali».

Da qui l’appello di rav Arbib a tutti i membri del Consiglio e della Comunità a parlare di questo pericolo, approfittando anche delle occasioni pubbliche, giorno della Memoria compreso. «Dovremmo parlare non solo della Shoah ma anche di come si è arrivati all’antisemitismo nazista, quali elementi lo hanno preparato e reso possibile – ha spiegato -. Perché quando si parla di Shoah purtroppo nelle persone per bene l’orrore suscitato può portare inevitabilmente a una presa di distanza dai fatti, come a dire “io non sono un mostro, non farei mai certe cose”. Invece è importante fare capire come si è arrivati a tutto ciò».

Il caso Besso-Fontana e l’intervista di Romano

L’attenzione si è poi spostata su due fatti che hanno visto protagonisti, rispettivamente, il co-presidente Raffaele Besso e l’assessore alla cultura Davide Romano.

Il primo è l’intervista del co-presidente Besso sulle dichiarazioni del candidato leghista alla Regione Lombardia Attilio Fontana sulla “razza bianca” e sull’intervista rilasciata all’Ansa dal co-presidente della Cem Raffaele Besso, che pur condannando la frase, definiva Fontana “una persona per bene”, nonché sul fatto di averlo accompagnato al teatro Dal Verme per una manifestazione per il giorno della memoria.

«Voglio ribadire la mia piena condanna delle parole di Fontana, le mie parole sono state strumentalizzate – ha spiegato Besso -. Penso sia giusto che i co-presidenti scrivano un comunicato congiunto a nome della Comunità di condanna e dissociazione dal linguaggio violento della politica».

L’altro episodio ha avuto come protagonista Davide Romano, che ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui a titolo personale diceva che, in un contesto dominato dal silenzio per la manifestazione del 9 dicembre, non avrebbe partecipato alle celebrazioni del giorno della memoria.

«Sono molto preoccupato per la situazione corrente e ho voluto lanciare una provocazione a titolo personale -, ha spiegato -. In Italia si sta affermando una situazione simile a quella del periodo prima dell’attentato a Roma nell’82, e tutto ciò mi fa molta paura».

 

La richiesta di Lechaim

In un clima surriscaldato e di forte contrapposizione, facendo proprio riferimento ai due fatti sopra citati, la lista Lechaim ha presentato un documento firmato dagli 8 consiglieri in cui si chiede a Raffaele Besso di rimettere il mandato di co-presidente e al consiglio di sfiduciare Davide Romano per essere stato “formalmente scorretto”. In particolare, da parte dei consiglieri Lechaim, a Besso viene criticato il fatto di non avere pensato che le sue dichiarazioni e azioni a sostegno di Fontana potessero essere strumentalizzate politicamente, e a entrambi di avere rilasciato interviste ai media parlando in qualità di Presidente e Assessore di Cem, senza averne preventivamente condiviso né il contenuto né l’azione.

Inoltre, viene richiesta l’organizzazione di una conferenza stampa in cui si dichiara che la Comunità non ha alcun apparentamento politico.

Ne è scaturita un’accesa discussione fra i membri del Consiglio, a cui hanno partecipato anche i numerosi iscritti presenti con molte domande, e dalla quale sono emersi alcuni spunti e proposte: ad esempio, la necessità di nominare un portavoce della Comunità, che possa rappresentarne pubblicamente le istanze e comunicare una linea condivisa da tutto il Consiglio, per mostrarsi uniti davanti al pericolo crescente di antisemitismo.

Alla fine si è proceduto alla votazione a voto segreto, che portato alla conferma della sfiducia di Davide Romano come assessore alla cultura (9 sì e 8 no) e al respingimento di quella per Raffaele Besso (9 no e 8 sì).