Polonia, il ritorno

di Nicolas Nemni

Ad inizio Luglio sono partito con i miei amici della scuola ebraica per quattro giorni di relax. È stata scelta Mykonos, e tutti, chi da Milano, chi da Tel Aviv e chi da New York, sono volati per ritrovare visi amici e staccare dal trantran quotidiano. Mentre sorseggiavamo un cocktail a bordo piscina al tramonto mi hanno chiesto: “Cosa farai per il tuo trentesimo compleanno?” Ed io: “Non ho dei programmi precisi. Penso di andare in Polonia a visitare ghetti e campi di sterminio”. Abbiamo tutti riso.

Umorismo a parte, in realtà a iniziare così i miei 30 anni, non mi sentivo molto entusiasta. Perché ritornare a visitare posti terribili, dopo che l’avevo già fatto in quarta liceo alla scuola ebraica? Tuttavia, non credo che ci sia stato un modo migliore per iniziare la mia avventura nel mio terzo decennio.

Questo viaggio mi ha mostrato la miriade di modi in cui l’uomo può usare in modo distruttivo la sua creatività.

A Treblinka, gli ebrei arrivavano e scendevano in una stazione fittizia. Veniva detto loro che era una fermata per disinfettarsi. Quindi venivano fatti denudare e dovevano depositare i loro gioielli con un bigliettino per riprenderli più tardi. Dopo di che correvano frustati dai nazisti in un corridoio stretto verso un edificio che aveva una Stella di Davide e l’iscrizione in ebraico:

“Questa è la Porta verso D-o – Gli uomini giusti passano di qui”.

Poi venivano chiusi in piccole stanze, fatti schiacciare con le mani in alto per fare entrare più gente possibile. I bambini venivano posizionati sopra gli adulti per ottimizzare lo spazio. Un motore li faceva asfissiare con l’anidride carbonica. Le persone agonizzavano urlando per 30 minuti prima di morire. Così, in un’area di 490 metri quadrati, sono morti circa 800.000 ebrei.

Sono fatti che silenziano l’anima.

Tuttavia, in un perfetto e Divino equilibrio, in Polonia, ho potuto avere esperienza anche dell’opposto. Ovvero lo straordinario potere creazionale dell’attuale Comunità ebraica polacca, che riscopre giorno dopo giorno nuovi membri dispersi dal nazismo e dal comunismo.

Abbiamo incontrato persone che hanno scoperto di essere ebree grazie ad una strana sensazione dentro di loro che sussurrava loro che fossero ebree. Una di queste persone è Katka Reszke, che nel suo libro “Return of the Jew” raccoglie la sue ed altre storie simili.

Inoltre abbiamo visitato i Jewish Community Center a Cracovia e Varsavia, che continuano ad aumentare le attività ed i servizi offerti. Hanno club sociali per tutti i tipi, dal club di carte per sopravvissuti all’Olocausto, agli incontri per studenti e young professionals, organizzati da Hillel.

Siamo stati continuamente rimbalzati tra racconti di estrema morte e di estrema vita. Durante i lunghi viaggi in autobus, ho avuto modo di meditare sul ruolo del bene e del male nella mia vita e su come dovrei sempre sforzarmi di fare il bene, anche quando sembra che si la cosa sbagliata da fare.

Da ultimo, ma non meno importante, ho conosciuto nuovi straordinari membri della ROI Community, promossa dalla Charles and Lynn Schusterman Family Foundation, la cui intelligenza ed energia hanno supportato la mia evoluzione attraverso questo viaggio che mi ha cambiato la vita.

in alto: Foresta dove ha avuto luogo l’omicidio di massa di Tykocin, Meggan Levene

Varsavia, Nicolas Nemni