Unesco: un oltraggio alla verità e alla Storia

Taccuino

di Paolo Salom

Abbiamo atteso un po’ per digerire la notizia. Non che fosse inaspettata. Però, dopo le polemiche della scorso aprile, quando l’Unesco – già, l’Unesco – aveva votato una prima risoluzione che si riferiva al Monte del Tempio e al Muro Occidentale omettendone ogni legame con l’ebraismo, lo confessiamo, avevamo sperato che il lontano Occidente avrebbe aperto gli occhi e trovato il coraggio di impedire un simile oltraggio alla verità e alla Storia. Invece niente. Di nuovo l’Unesco, stimolata dalla volontà degli arabi (i palestinesi sempre in testa) di trovare ogni occasione per negare l’evidenza in sede internazionale (ovvero la legittimità della presenza di Israele nella propria Terra storica), ha votato in sede di commissione un testo che parla di Gerusalemme, del Monte del Tempio, del Muro Occidentale come esclusivo “patrimonio arabo-islamico”.

Ventiquattro Stati hanno approvato una simile, ridicola risoluzione (ridicola non perché menzioni l’islam, ma perché ignora ebraismo e cristianesimo), sei hanno votato contro (li citiamo: Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Estonia e Lituania) mentre ventisei si sono astenuti. Ed è qui che dobbiamo cercare di capire se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Perché, come nota il Times of Israel, sette Paesi che avevano votato sì ad aprile sono passati all’astensione. E dunque, come si può convenire dal conto finale, tra no e astensioni, la risoluzione ha avuto l’appoggio di una minoranza, per di più (Brasile a parte) fatta di Stati non occidentali. Tuttavia, noi continuiamo a vedere un atteggiamento (codardo?) che, di fronte a parole facilmente confutabili, false, e, di nuovo, ridicole quando negano l’evidenza – tremila anni di legame tra gli ebrei e Gerusalemme – invece di dire un chiaro e semplice “no”, hanno preferito girarsi dall’altra parte.

L’Italia, per esempio: perché il nostro Paese, che come è noto ospita il centro del cristianesimo, non ha trovato il coraggio di opporsi a questa risoluzione? Se così si crede di conservare buoni rapporti con il mondo arabo, si fanno calcoli miopi. Gli interessi sono vicendevoli o non sono. Dunque levare la propria voce in favore della verità non può, non deve fare paura. Almeno se si desidera occupare un posto in prima fila sulla scena del mondo, come pare che Roma desideri. E a proposito di interessi: Israele, giustamente, pur dicendosi diplomaticamente “non scoraggiata” per l’esito (comunque scontato) del voto,  visto il gran numero di astensioni, si è comunque profondamente dispiaciuta (eufemismo) nel notare che Paesi tradizionalmente amici, come l’Italia, appunto, non abbiano avuto la forza di entrare nel campo della giustizia e della verità. E a questo punto, se di affari si tratta, è bene ricordarsi che Israele è un Paese tecnologicamente all’avanguardia, un faro nel campo della sicurezza e un’isola di stabilità in una regione in fiamme. Sicuri di aver fatto i calcoli giusti?