La Corte penale internazionale dell’Aja ha messo sotto indagine Israele per crimini di guerra. Un assurdo arbitrio

di Paolo Salom

[Voci dal lontano Occidente] Tutti voi conoscete la Corte penale internazionale dell’Aja (in sigla: Icc). È il tribunale nato nel 2002 come stabilito nello Statuto di Roma (1998) che ne definisce poteri e limiti nel giudicare genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Affare serio, serissimo che discende direttamente da quanto avvenuto durante la Seconda guerra mondiale ad opera dei regimi nazifascisti, nei loro territori e nei territori occupati durante il conflitto. Ora, questa istituzione, che non va confusa con la Corte internazionale di giustizia, anch’essa con sede all’Aja ma, a differenza dell’Icc, legata a doppio filo con le Nazioni Unite, ha il potere di indagare soltanto nei territori degli Stati membri se, e solo se, le autorità di detti Stati non possano o non vogliano agire per punire crimini di siffatta gravità. Ah, se il lontano Occidente avesse avuto un simile tribunale quando milioni di ebrei (e con loro anche zingari, omosessuali, oppositori politici, disabili e altri “rifiuti” della società secondo i criteri hitleriani) venivano strappati alle loro esistenze per essere avviati ai campi di sterminio… Il destino dell’Europa sarebbe stato diverso? La distruzione del mondo ebraico sarebbe stata evitata? Permetteteci di dubitarne. Se non altro per le azioni portate avanti dalla Corte penale internazionale negli ultimi anni.

Premessa: Israele, come peraltro gli Stati Uniti e altre importanti nazioni, non ha aderito allo Statuto di Roma. Dunque la Corte non dovrebbe avere giurisdizione nei territori amministrati dal governo di Gerusalemme, comprese Giudea e Samaria, zone disputate con l’Autorità nazionale palestinese, e a Gaza, dove al potere c’è addirittura un’organizzazione terroristica, Hamas. Ma nel 2015 l’Anp ha fatto domanda per essere ammessa nel novero degli “Stati” aderenti all’Icc, e questa istituzione l’ha accettata nonostante i requisiti internazionali di statualità non esistessero allora (come oggi). E con ogni probabilità non esisteranno nemmeno nel futuro, stante il rifiuto costante di riconoscere la legittimità dello Stato ebraico nella sua Patria storica e, aggiungiamo, il pervicace ricorso a terrorismo e violenza contro i cittadini israeliani. Detto tutto questo, la Corte dell’Aja ha stabilito unilateralmente di avere giurisdizione sui Territori palestinesi (nella foto in basso, l’ex procuratore capo della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda) e, in seguito a una denuncia di parte, ha deciso di aprire un’indagine ufficiale per verificare se siano stati commessi crimini di guerra. Da chi? Da Israele ovviamente. Capite l’assurdità della situazione? L’unico Stato del Medio Oriente che ha un regime democratico e trasparente, capace di mettere sotto processo i propri cittadini, siano in uniforme o in abiti civili, quando e se commettono reati contro la popolazione araba, viene arbitrariamente messo nel banco degli accusati. Che gli israeliani siano quotidianamente, da anni, l’obiettivo di osceni attacchi terroristici non è minimamente considerato. Che i palestinesi utilizzino propaganda e leve politiche per ottenere i loro scopi nell’eterna lotta contro la realtà della presenza ebraica in Terra d’Israele, non ha alcuna rilevanza. Ecco perché, come nel passato, siamo portati a diffidare delle “buone intenzioni” delle istituzioni del lontano Occidente, sempre pronte a condannare gli ebrei che osano difendere la propria vita e a chiudere tutti e due gli occhi sulle canaglie che alzano i loro coltelli contro vite innocenti e sono abilissime a trasformarsi in vittime “dell’occupazione”, termine insulso che è tuttavia compreso perfettamente nel resto del mondo. E riguarda l’unico popolo che è stato capace di sopravvivere nell’esilio e ritornare nella propria terra, dopo duemila anni, nonostante tutto.