Un ex abitante di Gaza: “In ogni casa c’è un terrorista”

Personaggi e Storie

di Redazione
All’inizio di questa settimana, in un’intervista con News 12, Yaron Avraham ha parlato con Dor Shahar, nato con il nome di nome Ayman Sobah a Khan Yunis e scappato di casa quando aveva solo 13 anni. Dopo alcuni lavori saltuari, a 23 anni, Sobah ha iniziato un processo di conversione all’ebraismo durato diversi anni e si è poi sposato con una donna ebrea. Lo riporta il quotidiano Maariv.

In un’intervista al Canale 12, il conduttore gli chiede: “Dici che nulla ti ha sorpreso, vero?”. Shahar risponde: “Sono anni che mi fa male. Per anni ho parlato di loro. Di quello che sono capaci di fare. Nessuno mi ha ascoltato. Tutti hanno detto che il 95% di loro vuole vivere e vuole pace, e solo l’1% di loro causa problemi. Noi cittadini dello Stato di Israele ci siamo convinti che sono persone per bene.”

Il presentatore chiede: “Stai parlando di percentuali. Quanti abitanti di Gaza sono per bene?”, e Shahar: “Nessuno può dire a me, che sono nato e cresciuto lì e ho frequentato le scuole lì, nessuno può dire a me che lì la maggioranza dei cittadini è buona. Cosa sono i terroristi? Le faccio un esempio, nella prima e nella seconda intifada fecero saltare gli autobus, la notte del Seder fecero saltare la sala da pranzo in un hotel a Netanya. Chi lo fece? Fatah e l’OLP. Non dimenticate che i figli di Hamas, Fatah e della Terza Jihad Islamica studiano nella stessa scuola.” Ha continuato: “A scuola ci insegnavano a uccidere gli ebrei perché gli ebrei hanno preso la terra di tuo nonno. Chi uccide un ebreo va dritto in paradiso, è un martire. Ti rendi conto che veniamo assassinati nel nome di “Allah uakbar”? Tutti lì sono assassini, in ogni casa c’è un terrorista. Quelli dello Shin Bet dicono che secondo i sondaggi questo non è vero, che il 95% è per bene.”

Venendo alla liberazione delle due donne ostaggio, avvenuta martedì 24 ottobre, l’intervistatore chiede: “Il racconto della signora Lifshitz sarà rispettato?” L’intervistato risponde: “Anche questo è terrorismo. Giocano con le nostre anime, tutti i cittadini dello Stato di Israele hanno bisogno di cure psichiatriche e psicologiche. Il nostro errore è che non stiamo ancora svolgendo il lavoro correttamente. Capiscono solo una lingua: il potere! Cosa abbiamo fatto quando abbiamo aperto il passaggio all’Egitto e abbiamo dato loro ciò che volevano? Tutto quello che hanno chiesto l’hanno ottenuto. Perché? Elettricità, acqua, cemento, soldi: da noi hanno preso tutto.”

Alla domanda se ha ancora famiglia a Gaza, risponde: “Sì. Ma non siamo in contatto. Sono cresciuto in una famiglia che sostiene l’omicidio degli ebrei. Mio padre ha lavorato per 27 anni in Israele e diceva: ‘Bene, a Dio piacendo, ora moriranno tutti”.