Rinaldo Laudi, partigiano e medaglia d’oro

Giorgio Napolitano e Luciana Laudi con il nipote

Nei giorni scorsi si è ricordata la medaglia d’oro al valore civile che il Capo dello Stato consegnò nel 1964 all’Unione della Comunità Ebraiche Italiane.
Quest’anno, il 24 aprile, alla vigilia della Festa della Liberazione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato la medesima onorificenza ad un valoroso combattente e partigiano ebreo, il medico torinese Rinaldo Laudi.

Nato a Torino nel 1908, Rinaldo Laudi si si laureò a pieni voti in medicina e chirurgia nel novembre del 1931 e si specializzò poi col massimo dei voti e lode in chirurgia. Partecipò come ufficiale medico alla campagna d’Africa orientale e a Mogadiscio fondò un piccolo ospedale per i locali. In quanto ebreo, nel 1938 fu espulso dall’ospedale Mauriziano di Torino; in seguito fu accolto a Piacenza nella clinica privata del prof. Arnaldo Vecchi che gli fu sempre vicino fino alla fine.

Nel gennaio del ‘44 Laudi si unì ai partigiani di Giustizia e Libertà. Con il nome di battaglia “Dino” assunse la direzione dei Servizi sanitari della I Divisione Piacenza. Esattamente un anno dopo,  nel corso di un rastrellamento fu catturato ed incarcerato a Piacenza e il 25 gennaio prelevato dal carcere con altri partigiani. Di lui non si seppe più nulla.

Sulla base al decreto del 2 gennaio 1958 la medaglia d’oro al valore civile viene assegnata come premio per “atti di eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica” segnalandone “gli autori come degni di pubblico onore”.

Nella motivazione che accompagna l’assegnazione della medaglia d’oro a Rinaldo Laudi si legge: Medico di origine ebraica, di elevate qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigò, con eccezionale coraggio e incurante del grave rischio personale, nella generosa ed infaticabile opera di assistenza e cura dei civili, militari e partigiani in condizioni estremamente disagiate, in ospedali e casolari di montagna piacentini. Catturato dai nazifascisti mentre prestava soccorso ad un partigiano ferito, veniva rinchiuso nelle carceri di Piacenza e successivamente prelevato e barbaramente ucciso. Mirabile esempio di umana solidarietà e di altissima dignità morale, spinte fino all’estremo sacrificio. 1944/1945 – Piacenza”

In assenza di eredi diretti, la medaglia a Laudi è stata consegnata alla città di Torino. Il premio è stato ritirato dall’assessore Spinosa.

Alla cerimonia al Quirinale erano presenti le due nipoti, Bruna e Luciana Laudi, alle quali va il merito di aver ricordato pubblicamente la figura e il sacrificio compiuto dallo zio, combattente ebreo per la libertà dell’Italia.