di Nina Prenda
“Non intendo, quindi, essere più cittadino di una città che rappresenta, da parte di chi la amministra, l’esatto contrario di quella che mi conferì la cittadinanza” ha scritto l’ex rabbino capo della città partenopea al sindaco gaetano Manfredi dopo la decisione del consiglio comunale di interrompere i rapporti con Israele.
Rav Scialom Bahbout, già rabbino capo della città di Napoli e del Sud Italia, ha rinunciato al conferimento della cittadinanza onoraria del capoluogo campano e ha scritto una lettera al sindaco Gaetano Manfredi per declinare l’invito ed esprimere la sua posizione in merito. Deluso ma deciso, compiendo un gesto forte e ricco di significato, Bahbout rigetta il conferimento poiché il Consiglio Comunale della città ha deciso di interrompere i rapporti con Israele.
“Signor Sindaco, la Sua città ebbe a conferirmi la cittadinanza partenopea che accolsi con spirito di orgoglio e responsabilità” così inizia la lettera. Ricordando di essere stato accolto nel 1953, quando giunse a Napoli come profugo dalla Libia, il rabbino riconosce la “responsabilità quale rabbino capo in una realtà dialogante e che guardava al Mediterraneo aspirando giustamente ad un ruolo centrale anche di pacificazione” e la sua intenzione di “corrispondere anche dal ruolo ricoperto all’ accoglienza che ricevetti nel 1953”.
In passato, il ruolo da lui ricoperto è stato motivo di orgoglio, così da lui stesso definito, “perché mi consentiva di essere parte di una comunità che aveva costituito una città aperta e tollerante e che è stata, con il ghetto di Varsavia, unica in Europa a sollevarsi da sola e con le armi contro assassini crudeli, sterminatori e oppressori che avevano lo scopo di assoggettare popoli ed eliminare quello al quale appartengo”.
Eppure oggi qualcosa nella città di Napoli è cambiato. Rav Bahbout esprime la sua profonda delusione per le decisioni del Consiglio Comunale, giacché “un recente voto del Consiglio che Ella presiede promuove un boicottaggio contro l’unica democrazia del Medio Oriente e, sposando facili quanto falsi slogan, calpesta le gloriose, spontanee ed eroiche gesta della città”; ottantadue anni dopo “con tale voto l’amministrazione napoletana ha inteso appoggiare assassini criminali e terroristi che hanno gli stessi scopi e metodi di quelli che furono cacciati dalla popolazione nel 1943 e che ho sopra richiamato”.
È per questa ragione che il rabbino declina il conferimento della cittadinanza onoraria, scrivendo: “Non intendo, quindi, essere più cittadino di una città che rappresenta, da parte di chi la amministra, l’esatto contrario di quella che mi conferì la cittadinanza e che risulta oggi perseguire l’opposto di quei valori di Libertà, Giustizia e Verità che ne fecero un faro tra le genti e non soltanto in occasione delle eroiche quattro giornate per le quali la città venne insignita di medaglia d’oro”. Conclude così Bahbout: “Le comunico quindi la mia volontà a rinunciare alla cittadinanza di Napoli”, chiosa.