Papa Francesco in uno scritto del 2013 sulla Nostra Aetate: “antisemitismo è anticristianesimo”

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Papa Francesco

«Nei momenti di crisi tutti dobbiamo rivolgere uno sguardo retrospettivo all’essenza del nostro essere, alle radici della nostra esistenza. L’essere cristiani è intimamente legato all’essere ebrei. I tempi presenti richiedono un approfondimento nel dialogo che permetta, agli uni e agli altri, di trovare risposte sempre più significative alla crescente complessità che caratterizza la vita presente».

Lo scriveva il 2 gennaio 2013 il cardinale Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires e di lì a poco eletto come papa Francesco, in uno scritto sulla dichiarazione conciliare ‘Nostra aetate’ che è stato ripubblicato in Argentina nel libro «El Concilio Vaticano II y los judios», a cura dei rabbini Abraham Skorka e Ariel Stofenmacher, edito dal Seminario rabbinico latinoamericano.

Il libro, che raccoglie contributi di ebrei e di cristiani sui reciproci rapporti a partire dalla ‘Nostra aetate’, reca una nuova prefazione scritta per l’occasione da papa Francesco.

«Con questa dichiarazione – scriveva allora Bergoglio, nel suo testo ripreso oggi dall’Osservatore Romano – viene esplicitato e promulgato che non c’è posto nella Chiesa per espressioni come ‘popolo deicida’ o ‘perfidi giudei’. Le manifestazioni e le concezioni che avevano eretto barriere – molte volte di zizzania e di odio tra cattolici ed ebrei – dovevano essere sradicate per sempre. Al loro posto si dovevano erigere ponti di mutua comprensione e di dialogo che portassero a un sentimento fraterno». «Nacque poi un nuovo appellativo per indicare il popolo ebraico: ‘fratelli maggiori’ – proseguiva -. A partire dal clamore generato da questo documento, intuito da Giovanni XXIII e firmato da Paolo VI, l’affermazione che antisemitismo è anticristianesimo e anticristianesimo è antisemitismo è divenuta una norma e una base per la catechesi della Chiesa».