La sopravvissuta milanese alla Shoah Liliana Segre

Liliana Segre “italiana dell’anno” per Famiglia Cristiana

di Redazione
“Abbiamo scelto lei come italiana dell’anno perché la sua lezione, portata da un trentennio nelle scuole, è una limpida e coraggiosa testimonianza. Liliana Segre, vittima del razzismo, che ha vissuto e poi ha imparato a vedere le proprie sofferenze, può insegnare a tutti noi, oggi, a continuare a osservare. A conservare il senso di quanto è accaduto allora, e a vigilare sull’oggi. A ricordare per combattere quell’indifferenza, quell’oblio, quelle paure, quei superficiali egoismi che favoriscono odi razziali, pregiudizi e ostilità varie”. Questo è quanto si legge nell’editoriale dell’ultimo numero di Famiglia Cristiana, che ha scelto la sopravvissuta alla Shoah e senatrice come “italiana dell’anno”.

Nell’intervista rilasciata al settimanale, Liliana Segre sottolinea tra l’altro che “l’indifferenza regna sovrana ora come allora. Non è questione di essere cattivi o buoni. E’ una regola che quando qualcosa non ti riguarda personalmente lasci perdere. Questo è uguale in tutti i tempi”.

“Certo, i non indifferenti ci sono sempre – prosegue la senatrice a vita -. Oggi si battono perché dei poveri e disgraziati non siano lasciati ad affogare in mezzo al mare e non muoiano di gelo tra le montagne. Sono pochissimi, ma ci sono”.

Secondo Liliana Segre, “è questa l’unica analogia con l’Italia di 80 anni fa quando furono promulgate le leggi razziste. Io sono stata scheletro e ho avuto fame da matti, sono stata schiava, richiedente asilo, che mi è stato negato, e clandestina sulle montagne con documenti falsi”.

“Tutte queste cose le ho provate sulla mia pelle, so cosa significano e non riesco a dimenticarle – rievoca -. E ho visto persone essere uccise non perché avessero fatto qualcosa ma per la sola colpa di essere venute al mondo”. Oggi, aggiunge, “la situazione per i richiedenti asilo è diversa, non tutti rischiamo la morte come noi, ma non possiamo non essere allarmati per alcune leggi che toglieranno loro non solo il diritto di asilo, ma anche un tetto sulla testa per ripararsi dal gelo invernale”.