Levi: testimone e scrittore

“Primo Levi, un compagno di viaggio. Il dialogo con il Testimone e lo scrittore”.

È questo il titolo scelto per il seminario organizzato dall’Associazione Figli della Shoah, in collaborazione con il Centro Internazionale di studi Primo Levi e la Fondazione Corriere della Sera, in ricordo del grande scrittore torinese Primo Levi nel 25° della sua scomparsa. Il seminario si è tenuto il 25 ottobre, presso la sala Buzzati del Corriere della Sera. Dopo i saluti del direttore del Corriere della Sera e presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, Ferruccio de Bortoli, un pubblico numeroso e attento, composto da insegnanti e, per la prima volta, da studenti del Liceo Primo Levi di S. Donato Milanese e della Scuola Ebraica di Milano, ha potuto ascoltare gli interessanti interventi degli oratori. Tra i presenti sedevano anche Goti Bauer e Liliana Segre, sopravvissute alla Shoah, che da anni incontrano migliaia di studenti, portando la loro preziosa testimonianza, e ispirano e sostengono attivamente da sempre le attività dell’Associazione Figli della Shoah.

Domenico Scarpa ha incentrato la sua relazione sulle letture che avevano contribuito alla crescita letteraria di Primo Levi, citando libri come Gargantua e Pantagruel di Rabelais, Moby Dick di Melville nella traduzione di Cesare Pavese e La montagna incantata di Thomas Mann. Interessante la citazione della Meghillat Esthèr, riletta da Levi in chiave antifascista.

Fabio Levi, docente di storia contemporanea all’Università di Torino e direttore del Centro Primo Levi, ha invece proposto due itinerari di lettura, uno incentrato su alcuni aspetti dell’universo concentrazionario nazista e del suo effetto sulle persone recluse, e l’altro fondato sull’analisi di come lo scrittore Primo Levi descrive se stesso nelle vesti di deportato. La mattinata di approfondimento si è conclusa con un dibattito, durante il quale gli oratori hanno risposto alle domande del pubblico e dialogato sui vari aspetti dell’opera e della vita dello scrittore che, sopravvissuto ad Auschwitz, diventò nel dopoguerra, anche attraverso le sue opere, uno dei testimoni più importanti degli orrori della Shoah.