Ritrovate le chiavi ebraiche “a gomito” nel deserto della Giudea

Personaggi e Storie

di Nina Prenda
Gli studiosi le hanno ribattezzate “chiavi a gomito” e ritengono che fossero un modello esclusivo del popolo ebraico nella provincia romana della Giudea. Queste chiavi comparvero per la prima volta nel I secolo a.C. e scomparvero gradualmente dopo la rivolta di Bar-Kokhba.

 

È stato recentemente studiato il significato di particolari chiavi a forma di gomito ritrovate nel deserto della Giudea, che suggeriscono usanze andate perdute nel tempo attuate nell’antichità dal popolo ebraico. Già dagli anni Sessanta, nel cuore del deserto della Giudea, l’archeologo Yigael Yadin fece una scoperta straordinaria nella Grotta delle Lettere. Tra i resti lasciati dai rifugiati ebrei in fuga dalla rivolta di Bar-Kokhba contro Roma (132-136 d.C.), ovvero durante la Terza guerra giudaico-romana, furono trovati numerosi manufatti, tra cui dieci chiavi di ferro. Gli esuli portavano con sé questi oggetti con la speranza, un giorno, di poter tornare alle proprie case.

La rivolta di Bar-Kokhba fu una delle grandi insurrezioni ebraiche contro il dominio romano in Giudea, guidata da Simon Bar-Kokhba. Inizialmente coloro che si ribellarono ottennero dei successi, ma i Romani risposero con una brutale repressione e causarono un alto numero di vittime. Nel corso degli anni, molte altre chiavi simili sono emerse dagli scavi archeologici in tutta la regione, ma solo di recente i ricercatori hanno iniziato a studiarle in modo approfondito per comprenderne diversità e significato.

Il dettaglio più sorprendente di queste chiavi è la loro forma: molte presentano un angolo retto, come se le chiavi formassero un gomito, una caratteristica che le distingue dalle chiavi romane rinvenute altrove durante il periodo dell’Impero. Gli studiosi le hanno ribattezzate “chiavi a gomito” e ritengono che fossero un modello esclusivo del popolo ebraico nella provincia romana della Giudea.

Queste chiavi comparvero per la prima volta nel I secolo a.C. e scomparvero gradualmente dopo la rivolta di Bar-Kokhba. Fu proprio in questo periodo che i Romani, dopo aver domato la ribellione a seguito della Terza guerra giudaico-romana, ovvero dal 135 d.C., rinominarono la provincia della Giudea con il nome di Palestina (Syria Palaestina) e ne riorganizzarono la struttura amministrativa e sociale. La sparizione delle chiavi a gomito coincide con l’introduzione di un nuovo modello, più comune nel resto dell’impero, suggerendo un cambiamento culturale e tecnologico legato alla dominazione romana.

Le chiavi a gomito avevano anche un forte valore simbolico. Nell’antichità, infatti, non erano semplici strumenti per aprire porte, ma rappresentavano autorità e protezione, come ricorre anche nella Torah (libro di Isaia 22:22 “Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire“). Non a caso, nell’antichità le chiavi venivano collocate nella tomba del defunto poiché si credeva che servissero per aprire le porte del paradiso. La rilevanza culturale delle chiavi a gomito è testimoniata anche dalle “lampade Darom”, un tipo di lampada a olio dell’epoca, spesso decorata con la raffigurazione di queste chiavi, ulteriore prova del loro legame con la comunità ebraica locale.

I ricercatori hanno studiato la tecnica di produzione delle chiavi e hanno dedotto che i fabbri locali utilizzavano del ferro morbido, ideale per creare forme complesse e meno soggetto a rotture, un aspetto fondamentale per un oggetto destinato all’uso quotidiano. La lavorazione avveniva attraverso un processo di forgiatura che modellava il metallo in un unico pezzo, regolando i denti per adattarli alle serrature corrispondenti.

Infine il loro uso era molteplice a seconda del tipo di chiave a gomito. Le chiavi più grandi probabilmente servivano per chiudere porte di fortezze o edifici pubblici, mentre le più piccole erano destinate alle abitazioni private. Alcuni esemplari presentavano manici adatti a essere appesi alla cintura, mentre altri avevano impugnature di legno per essere trasportati comodamente a spalla. Questi elementi potrebbero suggerire che venissero utilizzate per l’osservanza dello shabbat.