La ‘grande sostituzione’ (o sostituzione etnica): origine e significato di una teoria complottista

di Ilaria Myr
Da qualche giorno è tornato a dominare le prime pagine dei giornali e i talk show la teoria della ‘grande sostituzione’, dopo che il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, intervenendo al congresso della Cisal in merito all’immigrazione, ha dichiarato: «Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite – ha proseguito il ministro – . Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque, di lavorare e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica». Dichiarazioni forti che hanno suscitato, com’era prevedibile, molte polemiche .

Per capire di che cosa si tratta, riproponiamo la spiegazione che aveva fatto per noi lo storico contemporaneo Elia Rosati in questo articolo.

Una storia che parte da lontano

Per capirne l’essenza è necessario richiamarne le origini, facendo un passo indietro al 1926 e alla teoria complottistica del “piano Kalergi”, che prevedeva una strategia di annientamento etnico/identitario delle popolazioni europee tramite il massiccio favoreggiamento dell’immigrazione di corpose masse da Africa e Asia da parte di elites politiche, intellettuali, scientifiche ed economiche giudaico-massoniche. «Il piano Kalergi viene poi citato dalla propaganda del Terzo Reich, che lo personalizzò però in chiave antigermanica, richiamandosi a un protocollo d’intesa – mai applicato – degli Alleati del Piano Morgenthau di occupazione della Germania dopo la seconda guerra mondiale (da Henry Morgenthau, all’epoca segretario al Tesoro degli Usa che lo propose) – spiega Elia Rosati -. In questa rilettura, l’attacco alla Germania era frutto dell’ostilità della finanza e della stampa giudaico-massonico statunitense che puntava a distruggere l’economia tedesca, anche mettendo in atto un indebolimento culturale ed etnico». Un ulteriore passaggio si ha con la “Nouvelle Droite” dell’intellettuale francese Alain de Benoist, che fra gli anni ’70 e gli anni ’80 ha modernizzato la grammatica politico-ideologica della destra radicale, introducendo il concetto di “mondialismo”, che teorizzava un piano di “americanizzazione” del mondo fatto a spese delle identità nazionali, per “omogeneizzare” la popolazione mondiale. Questo progetto sarebbe stato ideato e perseguito tenacemente da quei popoli che, per eccellenza, sarebbero “senza una storia connessa a una terra”: ovvero gli americani, popolo di immigrati, e gli ebrei, popolo errante per antonomasia.

Il complottismo del terzo millennio

È su queste teorie che nasce e si sviluppa il concetto di “grande sostituzione” di Renaud Camus. «Egli parte dalla convinzione che la prossima generazione di francesi sarà differente da quella originale a causa dell’immigrazione e di chi la spinge, ovvero un complotto (massonico) comunista-mondialista, per riattualizzare il piano Kalergi – spiega Rosati -. Da un lato, infatti, ci sarebbe l’ultra-capitalismo finanziario, che vuole così controllare l’economia tramite la leva della forza lavoro, favorendo l’arrivo in Europa di migranti. Dall’altro, la sinistra comunista, che vorrebbe fare degli immigrati la nuova classe rivoluzionaria; dal momento che gli operai francesi oggi ormai votano in molti per la destra del Front National di Marine Le Pen, diventa necessario creare una nuova classe operaia. A queste due forze, si aggiunge anche il cattolicesimo solidarista, che propugna la cultura dell’uguaglianza e dell’accoglienza».

Una “strana” (quanto in realtà assurda) alleanza, insomma, di forze che, partendo da ideali e ideologie opposte (capitalismo, comunismo) avrebbero costituito una fantomatica elite che pianifica la “grande sostituzione” e che la gestisce attraverso i giornali, le grandi aziende e le attività della sinistra. Complice di questa “satanica alleanza” sarebbe addirittura la Chiesa, con il suo invito alla accoglienza dei migranti in Europa. Un po’ come dicono quelli di HolyWar, il sito neonazista apertamente antisemita, che pubblicò nel passato liste degli ebrei italiani “influenti” e diverso materiale antiebraico, e che teorizza che il Papa stesso sia un infiltrato della massoneria ebraica.

«Attenzione però: chi sostiene la teoria di Camus non nomina apertamente il complotto giudaico, ma lascia che sia l’interlocutore ad arrivarci da solo – continua Rosati -. Mentre nei Protocolli dei Savi di Sion si parlava apertamente del complotto dei rabbini, oggi si lascia intendere chi è seduto intorno al tavolo della cospirazione. E per questo motivo è un antisemitismo ancora più forte e radicato».

L’esempio degli esempi è il “grande burattinaio” George Soros, finanziere ebreo che controllerebbe – secondo i complottisti – i giornali e la politica, che in Italia avrebbe i suoi burattini in Carlo De Benedetti, editore di sinistra che aizzerebbe i giornali, in Laura Boldrini, presidente della Camera, che invita all’accoglienza dei migranti, e in Emanuele Fiano, deputato ebreo del Pd, bersaglio “perfetto” per chi sostiene questa tesi. È, insomma, un antisemitismo “non detto”, ma implicitamente suggerito, e perciò ancora più forte e pericoloso, che deve fare preoccupare anche nel nostro Paese.

Un elemento preoccupante, inoltre, è che dal 2016 la teoria della Grande Sostituzione sia stata nominata in decine di talk-show nelle principali reti televisive nazionali (da La7 a Mediaset a Rai3) dai neofascisti di CasaPound, senza alcun contraddittorio o stigmatizzazione.
Tutto ciò deve fare riflettere e suscitare reazioni nella società italiana. Perché l’antisemitismo è lì sotto, basta scavare sotto la facciata e viene fuori in tutta la sua forza.

Come nasce e si sviluppa una teoria complottista

La “teoria del complotto sul piano Kalergi”, elaborata dal negazionista austriaco Gerd Honsik (condannato in due occasioni, nel 1992 e nel 2009, per avere pubblicamente negato la Shoah) è l’insieme dell’esposizione di fatti e circostanze tese a convalidare l’esistenza di un presunto progetto (chiamato piano Kalergi) d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica in Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), fondatore dell’Unione Paneuropea e primo uomo politico a proporre un progetto di Europa unita. A lui viene attribuita la paternità di tale piano, soprattutto da ambienti nazionalisti di estrema destra e antiglobalisti, ma anche dai leghisti e dai separatisti antieuropei.
La teoria del complotto sostiene che il fenomeno migratorio verso l’Europa fosse da lungo tempo programmato, voluto e incentivato da non meglio specificate élite al fine di giungere a un’unica razza meticcia euro-asiatico-africana, un «gregge multietnico senza qualità e senza coscienza» che sostituisca le popolazioni del continente e che sia più «facilmente manipolabile».