Un uomo anziano fa una telefonata

Cosa c’è di più social di una telefonata? Un’App israeliana rilancia la conversazione telefonica

di David Zebuloni
Le parole start up e social media sono sempre e solo state associate ai millennial, ovvero a quella generazione nata con lo smartphone in mano e la connessione wifi diffusa come l’acqua corrente nei bagni delle nostre case. Per sfatare ogni mito e mostrare al mondo che i social media appartengono anche alle generazioni più old school, Avi Lieberman ha deciso di riportare in auge la prima rete sociale di sempre: la chiamata telefonica. Senza alcuna esperienza nel settore delle start up, il cinquantacinquenne israeliano ha dunque trovato il modo di rendere accessibile la dimensione virtuale e parallela del web anche ai suoi coetanei e agli altri utenti più anziani, nonché più dinamica e personale ai suoi figli e ai loro amici.

In sostanza, Lieberman ritiene che molte piattaforme sociali manchino di una funzionalità che consentirebbe agli utenti di espandersi al di fuori della loro rete e a conoscere estranei. Di incontrarsi per parlare di argomenti di reciproco interesse. Dopo aver visto i suoi figli e i loro coetanei usare i social media, infatti, Lieberman ha realizzato che le esperienze virtuali esistenti includessero troppa poca socializzazione organica, ovvero quel tipo di socializzazione che prevede un incontro concreto e una vera conversazione tra gli utenti.  La sua idea era dunque quella di creare delle piazze online, dei luoghi ritenuti spazi comuni e pubblici nei quali interagire liberamente e parlare di argomenti di interesse comune.

La soluzione ideata dallo stesso Lieberman è un’applicazione che prende il nome di Pattr. Progettata per tutte le età, Pattr si basa esclusivamente su tre tipi di conversazioni telefoniche: le chiamate di gruppo, le telefonate individuali e le piazze pubbliche (dove gli utenti possono incontrarsi e conversare con quegli estranei che mostrano interessi simili ai propri). Queste cosiddette piazze pubbliche vengono anche chiamate “stanze” e possono essere suddivise per argomenti ed interessi diversi, a seconda di chi le abita.

“La mia è un’applicazione in perfetto stile 2020 all’insegna del Covid”, ha detto Lieberman al Times of Israel. “La pandemia ha consolidato quella consapevolezza che già avevamo del genere umano e della sua assoluta necessità di socializzare e di interagire”. L’applicazione è attualmente in fase alpha, ovvero testata da un piccolo gruppo di persone, ma l’intento è quello di lanciare una versione beta entro la fine dell’anno, quindi cercare ulteriori finanziamenti e procedere con l’ultimazione del prodotto.

Possibile che l’ambizioso cinquantenne senza alcuna esperienza precedente nel mondo dei social network stia per stravolgere il web con un nuovo Facebook? Possibile che l’umile città di Modiin nel centro di Israele stia per regalare all’umanità il prossimo Mark Zuckerberg? In un mercato saturo come quello delle start up, risulta un po’ difficile credere che ciò sia possibile, ma la storia ci insegna che non bisogna mai sottovalutare le invenzioni Made in Israel. Specie quelle più folli e improbabili.