Conclave: i cardinali con la kippah? Non lo è … ma lo sembra (e la storia è affascinante)

Personaggi e Storie

di Nina Deutsch

Il conto alla rovescia è finito: oggi si apre ufficialmente il Conclave. Alle 16.30 i cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina per eleggere il 267esimo Pontefice della Chiesa cattolica. La prima fumata è prevista intorno alle 19, mentre oltre cinquemila fedeli hanno già preso parte alla messa “pro eligendo Papa”, preludio solenne di uno degli eventi più densi di mistero e ritualità della cristianità.

Eppure, tra retroscena geopolitici e speculazioni teologiche, una domanda tanto curiosa quanto imprevista ha catturato l’attenzione degli osservatori più insoliti (e meno convenzionali): perché i cardinali cattolici indossano un copricapo che somiglia in tutto e per tutto… a una kippah?

Nel turbine rosso scarlatto degli abiti cardinalizi, tra mitrie, crocifissi d’oro e anelli pontificali, spunta quel piccolo copricapo che molti assocerebbero più a una sinagoga che a San Pietro. Ed è qui che il confine tra cultura, religione e abbigliamento si fa affascinante, poroso e, a tratti, ironico.

Il giornale The Forward ha recentemente dedicato un articolo all’argomento a firma di Mira Fox, con un titolo che sembra uscito da una conversazione tra amici: «I cardinali sono cattolici e non ebrei: perché allora indossano tutti la kippàh?». Il pezzo, brillante e documentato, pone una questione apparentemente semplice, ma capace di aprire squarci sorprendenti su secoli di tradizioni religiose e contaminazioni simboliche.

Due fedi, un copricapo

Il nome corretto del piccolo cappello indossato dai cardinali è zucchetto, o pileolus in latino. Si tratta di un copricapo tondeggiante, privo di tesa, con un piccolo stelo al centro, e suddiviso in otto spicchi cuciti insieme. Il colore cambia a seconda del grado ecclesiastico: rosso per i cardinali, viola (più correttamente “amaranto”) per i vescovi, bianco per il Papa, nero per i preti.

La somiglianza con la kippah ebraica è innegabile, tanto da indurre molti a confondere le due cose. Ma le radici, pur convergenti per forma e funzione simbolica, sono distinte.

Secondo Fox, lo zucchetto nacque nella Chiesa come copertura per la tonsura, quella particolare rasatura della testa che identificava i chierici e che, nei freddi monasteri europei, richiedeva una protezione. Dal pratico si passò presto al simbolico. San Tommaso d’Aquino lo definiva “una corona regale” per i religiosi; altri lo vedevano come un segno distintivo della consacrazione. La tonsura è stata ufficialmente abolita nel 1972, ma lo zucchetto è rimasto, ormai carico di un valore rituale che lo ha reso insostituibile nei paramenti liturgici.

Nel mondo ebraico, la storia della kippah è più sfumata. Il Talmud menziona l’uso di coprirsi il capo come segno di rispetto verso Dio: un aneddoto narra di Rav Nachman, a cui la madre impose di indossare sempre un cappello per instillargli il “timore del cielo”. Ma la forma attuale della kippah, piccola e arrotondata, è molto più recente.

Fino al XVI secolo, con il testo normativo e ritualistico ebraico Shulchan Aruch, non esisteva una prescrizione formale sull’uso del copricapo durante il culto, e solo in epoche successive si affermò l’idea che coprirsi la testa in ogni momento fosse un segno di pietà. Gli ebrei, nella storia, hanno indossato cappelli conici, turbanti, berretti di velluto, ma non la moderna kippah come la conosciamo oggi.

Simboli che si rincorrono (e si confondono)

È qui che l’intreccio si fa interessante. I cardinali non hanno “preso in prestito” la kippah: sono due tradizioni nate separatamente, ma per esigenze simili e in modi sorprendentemente paralleli. Entrambe segnalano un rapporto con il divino, una separazione dal quotidiano, un’appartenenza visibile. Entrambe hanno finito per identificare, nel tempo, chi le indossa: l’ebreo osservante e il prelato cattolico.

La differenza più evidente? Nell’ebraismo, la kippah si indossa per umiltà e riverenza, per ricordare che Dio è “al di sopra” dell’uomo. Nella liturgia cattolica, lo zucchetto si toglie proprio nei momenti più sacri: durante l’Eucaristia o davanti a un superiore ecclesiastico. Un gesto speculare, quasi coreografico.

Cappelli identitari, ma non dogmatici

Né la kippah né lo zucchetto, dicono gli esperti, sono prescritti in testi sacri fondamentali. Gesù non chiede ai suoi discepoli di coprirsi il capo, e la Torah non impone copricapi specifici. Sono usanze sviluppatesi nella pratica e nella consuetudine. Ma è proprio questo il punto: nella religione, spesso è la tradizione a costruire l’identità più della teologia.

Oggi, come nota Fox, ci si identifica anche attraverso lo stile del cappello: i sionisti religiosi preferiscono la kippah srugah (all’uncinetto), i Breslover quella bianca con pompon, i giovani ebrei americani ne ricevono una satinata al bar mitzvah. E lo zucchetto rosso del cardinale è immediatamente riconoscibile: un simbolo universale, quasi pop.

VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=mKDbf7VOhH8

In certi casi, i fedeli chiedono in dono lo zucchetto al Papa stesso. È tradizione portarne uno nuovo e offrirglielo: se accetta, ne dona in cambio quello che indossa. Un gesto affettuoso e profondamente umano, che trasforma il copricapo in reliquia e ricordo.

Quando l’abito fa… dialogo

In un’epoca di intersezioni culturali, lo zucchetto e la kippah raccontano una storia affascinante: quella di due fedi che, pur nelle differenze dottrinali, condividono segni esteriori che rivelano un terreno comune. Non è solo un cappello: è una dichiarazione visibile di appartenenza, umiltà, disciplina. Ma anche di estetica, tradizione e identità collettiva.

Fonti e approfondimenti

Mira Fox, “I cardinali sono cattolici e non ebrei: perché allora indossano tutti la kippà?” – The Forward, 3 maggio 2025
Leggi l’articolo completo su Forward.com

Jewish Virtual Library – Voce: “Kippah (Yarmulke”
https://www.jewishvirtuallibrary.org/kippah-yarmulke

New Advent Catholic Encyclopedia – Voce: “Pileolus”
https://www.newadvent.org/cathen/15765b.htm

Enciclopedia Treccani – Voce: “Zucchetto”
https://it.wikipedia.org/wiki/Zucchetto

https://it.cathopedia.org/wiki/Zucchetto