Rav Giuseppe Laras

Addio a Rav Laras: le vostre parole. La nipote Manuela; Meghnagi, Nason, Volli, CEI, Coreis e i nostri lettori

Stanno arrivando in redazione numerosissimi messaggi di cordoglio, ma anche riflessioni e ricordi.
La scomparsa di Rav Giuseppe Laras z”z’l lascia un vuoto che in tanti cercano di colmare condividendo pensieri colmi di affetto, rimpianto, stima e devozione.

 

 

 

Rav Laras, il nostro incredibile Nonno Beppe

di Manu Mesrie

Voi tutti conoscevate mio nonno come Rav Laras.
Rav Laras il rabbino, Rav Laras il professore, Rav Laras lo scrittore.

Ci tenevo in questo momento così triste a raccontarvi di un Rav Laras che solo in pochi hanno avuto l’onore di conoscere: Rav Laras padre, Rav Laras marito, Rav Laras l’incredibile Nonno Beppe.

Mio nonno è stato per me molto più di un nonno. È stato una guida silenziosa che mi ha condotto senza giudizio, con amore e rispetto incondizionato nel mio cammino personale. Fin da bambina mi ha sempre affascinato il mio Nonno Beppe alto, austero ai più, con i suoi alti cappelli bianchi o neri a seconda delle occasioni.

L’ho seguito in tutte le sue conferenze, lezioni, dialoghi a cuore aperto come una fan sfegatata segue il suo cantante preferito in tournée e mi sono sempre sentita lusingata di essere la nipote di un uomo così esemplare.

Per il mio Bat Mizva, avevo seguito un corso domenicale tenuto dal nonno alla fine del quale si sarebbe tenuto un piccolo esame per celebrare il nostro diventare donne. La sera prima gli avevo chiesto con fare adulatorio se potesse dirmi quale domanda mi avrebbe fatto il giorno dopo. E Lui mi disse «certo Manù, preparati i Shalosh Regalim e sei a posto»! Il giorno dopo tutta tranquilla mi siedo a quel tavolo con tutte le mie compagne e arrivato il mio turno il nonno mi fece l’attesa domanda: «Manuela, parlami degli Aseret Yemei Teshuva, i dieci giorni di pentimento che precedono il giorno di Yom Kippur». Io mi sento un fuoco dentro, divento paonazza e rispondo il giusto indispensabile a cavarmela.

Subito dopo l’esame corsi da lui e con fare infantile gli dissi: «Nonno, ma avevi detto che mi avresti fatto una domanda sui Shalosh Regalim»! Lui mi guardò dritto negli occhi e tirandomi per il doppio mento, che se ora è così prominente è solo per colpa sua, mi disse: «Manù i favoritismi sono per i fannulloni e tu sei mia nipote».

Ho avuto l’onore di poter dire «Io c’ero» in molti episodi felici e nefasti della vita di mio nonno. Ricorderò per sempre quando insieme a mia madre l’abbiamo accompagnato nel campo di concentramento di Ravensbrück dove sua madre e sua nonna hanno perso la vita. Io c’ero quando in quel sinistro luogo incorniciato da uno splendido lago a rendere il tutto ancora più sinistro, abbiamo trovato il registro delle vittime di quella macchina della morte con i nomi di sua mamma e di sua nonna morte affogate. Io c’ero quando mio nonno si è rivolto a quel sublime lago e ha recitato il kaddish per le donne della sua vita portate via che lui era ancora un bambino.

Lui c’era quando le sere prima delle interrogazioni di filosofia lo chiamavo per ripetere la lezione su Aristotele e Platone. E mio nonno per me è stato prima di tutto un Filosofo, solo dopo Rabbino e Professore. Lo definerei un filosofo scettico e speranzoso. Scettico perché non ha mai potuto fare a meno di vedere il nero che ci circondava. Speranzoso perché la sua teoria non è mai stata avulsa dalla pratica.

Ieri, quando mio nonno ci ha placidamente e serenamente salutato, mi sono ritrovata nel suo ufficio. Ho frugato tra i suoi libri, tra i suoi quaderni e ho trovato degli appunti sparsi scritti a mano intitolati Sulla Pace.

Ci tenevo a ringraziarvi tutti di essere qui, partecipi, riportandovi un estratto di questo scritto: «La pace non è un concetto astratto, non è un concetto statico, non è un concetto negativo che esprime assenza di guerra. È un concetto concreto, pratico, positivo e dinamico. Su tre cose il mondo si regge: sulla giustizia, sulla verità, sulla pace. Sono concetti questi, che per realizzarsi richiedono impegno pratico e dinamismo».

A voi tutti auguro la pace. Al mio Nonno Beppe auguro che la terra gli sia lieve e che ora in compagnia della sua mamma possa trovare la pace che tanto merita.

di Michal Laras
Questa è indiscutibilmente la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare, ma indubbiamente dovuta a un uomo splendido come mio nonno Beppe. Ho avuto il grandissimo onore di essere tua nipote. La nipote di un uomo con un coraggio e una forza indescrivibili, così caro ai cuori, poiché ha toccato i nostri.
Dopo il dolore e la sofferenza passati quando ha perso la madre e la nonna nel campo di concentramento, Nonno Beppe ha trovato così tanta forza, mentre HaShem lo ha guidato durante la sua vita, sempre con grazia.
Tutti quelli che hanno avuto l’onore di conoscerlo, hanno visto le loro vite influenzate da lui – specialmente la mia. Ricordo che da bambina, quando andavo a trovarlo d’estate, lui si sedeva paziente accanto a me e mi aiutava con i miei compiti sul Chumash. E quando è arrivato il mio bat-mitzvah e avevo te a cui rivolgermi, e mi hai aiutato a scrivere il mio discorso, non avrei potuto essere più felice. Non ero mai stata così sicura di me come nel giorno i cui ho pronunciato il mio discorso, sapendo che era stato scritto dal rabbino più grande ma, soprattutto, il mio adorato nonno. Le parole non riescono a descrivere il mio profondo dolore e la tristezza. Mio nonno mi ha lasciato troppo presto. Ci ha lasciato tutti troppo presto. Non ci sono commiati sufficienti per un uomo speciale come lui. Era uno tzaddik della nostra generazione, un vero angelo in terra. Ma un uomo come Nonno Beppe non appartiene a un mondo con tale dolore e sofferenza. Un mondo così materialistico e crudele. HaShem lo ha mandato su questa terra per ispirare le persone intorno a lui, per essere una guida spirituale, come è stata per molti.
La tua morte lascia un dolore che nessuno può guarire .. un vuoto che il tempo non può riempire, anche se sarà pieno di bellissimi ricordi e dell’eredità morale e intellettuale che tu ci hai lasciato. Ti voglio bene Nonno, ti vogliamo tutti bene e ci manchi tantissimo.

di Orit Laras
Nonno, ricordo poco meno di un anno fa, quando sono venuta a trovarti in clinica. Mi ha commosso vedere che, nonostante le tue condizioni, ti tenevi occupato ogni giorno, scrivendo e leggendo per continuare ad essere da esempio per gli altri.
Questo mi ha insegnato la lezione più importante, che resterà con me per sempre. Mi hai insegnato a non rinunciare mai a qualcosa che si ama; per quanto possa essere difficile in un determinato momento, sarà poi sicuramente gratificante. La cosa migliore che si possa lasciare dietro di noi è un retaggio, e il tuo vivrà per sempre. Ti voglio tanto bene Nonno, mi manchi.

Raffaele Besso, co-presidente della Comunità ebraica

Debbo confessare tutto il mio imbarazzo nel parlare di un personaggio della statura di rav Laras. Lascerò dunque ad altri descrivere quello che ha saputo dare alle Comunità che ha guidato, soprattutto la nostra milanese; i testi importanti che ha scritto, le innumerevoli lezioni in ambito ebraico e poi universitario, e soprattutto la profonda umanità schiva con la quale ha fatto tutto questo.  Di tutto questo non posso parlare in pochi minuti, e per questo dedicheremo prossimamente alla figura di rav Laras una giornata di studi.

Vorrei però ricordare il coraggioso impegno civile degli ultimi anni di rav Laras nei suoi articoli alla stampa, e in particolare quella nazionale, dove noi ebrei abbiamo avuto l’orgoglio di poterlo leggere.

Viviamo infatti in un periodo difficile non solo perché accadono cose che non vorremmo accadessero, ma perché è purtroppo difficile raccontare quelle cose per come sono quando la correttezza politica ci impedisce di chiamarle col proprio nome, costringendoci a inutili giri di parole che vanificano ogni discorso.

Tutti sappiamo che rav Laras è stato l’uomo simbolo del dialogo, dell’imperativo a cui ogni uomo deve sentirsi chiamato, alla comprensione del diverso da sé, soprattutto dove le distanze sembrano insormontabili: cioè nell’ambito assoluto della religione.

Eppure è lo stesso rav Laras del dialogo che aveva deciso, nonostante tutto, che fosse arrivato il momento di chiamare le cose col proprio nome e di lanciare i suoi moniti alla società civile regalandoci una figura di rabbino che, perlomeno in Italia, non avevamo ancora conosciuto.

Ci ha scosso la sua accorata difesa della società democratica che permette a ognuno di vivere le proprie differenze, il suo avvisarci dei pericoli del fondamentalismo; ci hanno scosso i suoi allarmi per il rinascere degli atteggiamenti antisemiti anche se provenienti da sinistra e soprattutto ci hanno scosso le sue grida di dolore per la forma più moderna di antisemitismo che vorrebbe la democrazia di Israele sempre sul banco degli imputati, mentre comodamente si girano le spalle ai veri crimini commessi impunemente da altri.

Non possiamo dimenticare che rav Laras con i suoi moniti che hanno avuto un’enorme visibilità ha coraggiosamente saputo mettere a rischio la propria reputazione, la sua carriera, la sua credibilità come uomo del dialogo insegnandoci così che nessuna pace, nessun dialogo può esserci  senza la denuncia delle ingiustizie già commesse o che ci aspettano. Dio non voglia, dunque, che l’ebraismo italiano non sappia cogliere il suo messaggio e reagire per tempo.
Grazie rav Laras per questo suo coraggio.

Milo Hasbani, co-presidente della Comunità ebraica

Ho avuto la fortuna di conoscere nel privato Rav Laras durante un viaggio in Israele, invitati dal Ministero del Turismo, un Rav inedito, che scherzava, rideva e faceva battute argute, abbiamo passato nottate nella hall dell’albergo a parlare di problemi e progetti per nostra Comunità. Andavo a trovare Rav Laras nel suo ufficio in via privata Perugia anche dopo la sua uscita come Rabbino capo, mi ricordo la musica che arrivava dal conservatorio, gli chiedevo consigli, spesso mi criticava, lui voleva sapere, aveva sempre a cuore la sua comunità, molte volte scuoteva la testa e apriva le braccia… lo stesso gesto che ha fatto l’ultima volta che sono andato a trovarlo con Raffaele Besso, in Casa di riposo pochi giorni prima della sua morte.
Lo ricorderò sempre con grande affetto.

 

Humour, empatia e fede profonda

di Vittorio Robiati Bendaud
Non ho ancora davvero realizzato quanto è successo in questi giorni e che Rav Laras zl. se ne sia davvero andato. Per circa dodici anni, ho avuto l’immenso privilegio di poter trascorrere fianco a fianco con quest’uomo eccezionale ore, giorni, settimane e mesi. Noi due, ormai, ci capivamo dagli sguardi. Potevo parlare con lui di qualsiasi argomento, liberamente, senza indugi, dalla quotidianità politica e culturale alle speculazioni metafisiche, dall’intimità personale alle questioni di Halakhah.
Rav Laras era un uomo burbero e ruvido, con la sua eleganza stropicciata. Era un uomo profondamente buono ed empatico, capace di indignarsi e arrabbiarsi come pure di commuoversi e di mettersi in gioco per gli altri. Un uomo coraggioso e leale, riservato e dignitoso: un essere umano che non ha mai avuto paura di pagare tributi, anche pesanti, per le sue posizioni. Possedeva un intelletto dinamico, mai statico. Al consenso, se necessario, preferì sempre la via stretta della solitudine, che spesso gli venne riservata sia dagli ebrei, sia dai gentili.
Rav Laras era un uomo di fede profonda, che, silenziosamente, aiutava, dove gli era possibile, chiunque gli si rivolgesse. La sua biografia intellettuale è ricchissima e di primissimo livello, eppure, per riuscire a strappargli qualche dato o ricordo, bisognava intraprendere un’impresa ardua, perché era persona umile e schiva.
Mi ricordo il Rav Laras amante dei caffè bollenti, dei pavesini, dei cibi piccanti e agliati, che amava prepararsi da solo quando era in salute. Mi ricordo il mio Maestro alto e slanciato, appassionato, come me, di geologia, di terremoti e vulcani, spaziando – i suoi interessi di un’intera vita -, dalla boxe ai fossili, di cui aveva una nutrita collezione. Amava ridere e amava le battute caustiche, e quando penso a lui me lo rivedo con il suo soprabito scuro e con il suo immancabile borsalino blu ben calcato sulla testa.
L’ultima lezione, enorme e sofferta, me l’ha insegnata sul letto di morte, quando il suo fisico prestante era in progressiva e spietata dissoluzione. Era esausto, ma non gli venne meno, persino la sera prima del trapasso, il suo umorismo, che gli era connaturato. Il disfacimento veloce del corpo fu l’ultima grande amarezza di un’esistenza attraversata da ferite e difficoltà profonde: anche in questa occasione, pur con momenti di desolazione e fatica, ha mantenuto una fede titanica, che per lui non fu mai un “salvagente”, ma piuttosto uno sprone, un’esigenza intima, una provocazione, un imperativo.
Grazie, Morè, per ogni istante regalatomi e per ogni insegnamento trasmessomi. Grazie. Yehi zikhrò Barukh.

In memoria di Rav Laras (ZL)

di David Meghnagi

“Durante la mia vita ho potuto vivere in prima persona il tramontare e il sorgere di mondi diversi, con inquietudini e speranze”. Con queste parole volutamente riportate in neretto, da chi ha scritto per lui il testo nei giorni scorsi, seguendone con la morte nel cuore le indicazioni, Rav Laras ha voluto consegnare il suo ultimo messaggio agli ebrei italiani.  Dette da un uomo che ha portato per una vita il lutto della perdita della madre, cui non potette nemmeno dire addio, queste parole hanno un loro significato. Sono un monito per l’intera società italiana (oltre che per le comunità ebraiche) per le pericolose derive cui l’intero sistema di vita costruito nel dopoguerra è esposto di fronte alla marea montante del terrorismo e dei populismi, dei razzismi e di un antisemitismo che ha come sfondo la demonizzazione di Israele e la messa in discussione della sua esistenza.

È alla madre, infatti, che lo salvò da una morte sicura, anello segreto di una relazione che coinvolge il divino, si rivolge il suo primo pensierocon lo sguardo rivolto alle vittime della Shoah con cui non ha smesso segretamente di parlare per l’intera esistenza.

Il secondo pensiero è a Israele, alla sua rinascita come nazione libera e sovrana, alla sua irrinunciabilità  per l’esistenza ebraica contemporanea, al suo valore laico e religioso, al significato che ha come precondizione per ogni possibile dialogo ebraico cristiano ed ebraico islamico.   Alla felicità provata nel poter leggere un quotidiano in ebraico, alla vicinanza verso gli ebrei dell’oriente, vittime delle persecuzioni in terra islamica, al silenzio che ha circondato per decenni le loro sofferenze. Alla solidarietà nei confronti delle minoranze cristiane, perseguitate nel Vicino Oriente, alle preoccupazioni per il nuovo antisemitismo.

Un monito che Laras che non ha smesso di denunciare sino all’ultimo, chiamando le Chiese cristiane alle loro responsabilità, per l’inquietante silenzio con cui hanno agli inizi reagito alla distruzione delle ultime vestigia della civiltà cristiana in Oriente e alle persecuzioni della minoranza yazida e a quella dei copti; al silenzio che circonda ancora a tragedia del popolo armeno, all’incapacità di comprendere quanto la difesa dell’esistenza di Israele sia la condizione primaria per la salvezza stessa della civiltà occidentale e di quella islamica. Un tema che abbiamo largamente condiviso, dando insieme vita con Vittorio Bendaud a importanti iniziative culturali e religiose.

Il testamento di Laras è un testo pensato a lungo meditato in cui l’appello alle attuali leadership dell’Ebraismo italiano, di cui evidenzia severamente i limiti, è di sapersi misurare con la gravità delle sfide che lo attendono. Un appello paterno e materno, in cui la visione di un futuro possibile, da consegnare alle generazioni che verranno, ha un ruolo centrale.  Un testo meditato, scritto con una maschera sul viso per respirare; con le mani tremanti, con la dolorosa consapevolezza della fine imminente. Che Laras smussava continuando sino alla fine il suo lavoro di dayan, dando indicazioni sulle decisioni più importanti, non lasciando nulla al caso. Sorridendo se l’ultimo saluto veniva da una persona amica.

Di fronte alla morte che avanzava, Laras ha fatto sì che il tribunale rabbinico da lui diretto per decenni,  potesse funzionare anche dopo, provvedendo per questo  di  persona, con le ultime forze residue.

Con la scomparsa di Rav Giuseppe Laras se ne va una delle voci più interessanti e feconde dell’ebraismo italiano del dopo guerra. Un grande maestro che conosceva in profondità l’opera di Maimonide e dei filosofi ebrei del Medioevo, un rav conosciuto e stimato per la sua vasta competenza halakhica, non solo in Italia. Testimonianza di un mondo in frantumi, che in mezzo a lutti inenarrabili, di cui fu testimone e vittima, seppe ridare voce alla speranza di un’esistenza possibile nell’Europa devastata dal nazismo e nella Terra dei Padri, dove gli ebrei in un sussulto di vita hanno posto le basi per la rinascita di una nazione libera, indipendente e in pace con i vicini.

Lo ricorderemo con affetto e con l’amore di cui aveva terribilmente bisogno, che chiedeva per gli altri, i più deboli e bisognosi.   

La scomparsa di Rav Giuseppe Laras z’z”l
un vuoto e un’eredità

di Luigi Nason

Il 16 gennaio 1996, vigilia della ‘Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei’, istituita dalla CEI nel settembre 1989, presso la Comunità di via Sambuco, il card. Carlo Maria Martini, Arcivescovo Milano, e Rav Giuseppe Laras, Rabbino capo di Milano, hanno dato al dialogo ebraico-cristiano una svolta significativa, anche se il primo incontro pubblico tra l’Arcivescovo e il Rabbino capo era avvenuto nell’ottobre del 1990. In quella data, infatti, per la prima volta ebrei e cristiani, rappresentati da due figure certamente significative per il loro livello culturale e per il loro ruolo istituzionale, leggevano insieme la Scrittura, precisamente Devarim 6,49 e Marco 12,28-34, mettendo a confronto le rispettive tradizioni interpretative e, da parte cristiana, sottolineando il rapporto di Gesù con la Torah e, in particolare, con lo Shemà, la preghiera fondamentale di Israele.

La decisione della CEI circa il 17 gennaio ha potuto entrare nella vita di molte diocesi italiane perché essa ha trovato sin dall’inizio l’adesione dell’Assemblea Rabbinica Italiana, in quegli anni e per quasi tre decenni, presieduta da Rav Giuseppe Laras. La data scelta, proprio alla vigilia della Settimana per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), non è certamente casuale perché sottolinea in modo profetico che il cammino di unità tra i cristiani può nascere solo a partire da una riscoperta del loro legame intrinseco e vitale con l’ebraismo. Essi hanno, infatti, la necessità di un dialogo con Israele per riscoprire la loro stessa identità.

Ho potuto incontrare ed essere vicino a Rav Laras in molte occasioni, dalle letture bibliche ‘a due voci’ all’esperienza indimenticabile di aver collaborato con lui nella revisione delle bozze dei due volumi Ricordati dei giorni del mondo sulla storia del pensiero ebraico, editi dalla EDB nel 2014, con la Prefazione postuma del card. Martini. Anche in un momento che poteva essere solo di carattere editoriale, il Rav non rinunciava ad essere ‘Maestro’, ricordando figure di Maestri che aveva frequentato e puntualizzando con riflessioni sapienti e entusiasmanti il testo che aveva scritto e che stavamo rivedendo. Ho avuto in quelle settimane, vissute al suo fianco, la possibilità, che considero un dono di Dio, di conoscere almeno un poco lo spessore della sua fede, la sua profondità intellettuale e spirituale, la sua capacità profetica di interpretare gli eventi della storia. Non sono mancati dopo Nostra ætate i documenti della Chiesa cattolica e delle altre Chiese cristiane, come molti sono stati i pronunciamenti dei vescovi di diverse nazioni sulla necessità di una radicale teshuvah dell’atteggiamento che i cristiani, a partire dal II secolo, hanno avuto nei confronti di Israele.

Ma il dialogo ebraico-cristiano non può ridursi al livello delle parole e delle istituzioni. Il dialogo lo fanno gli uomini, ossia persone con le loro esperienze storiche che nel corso della vita hanno incontrato occasioni di crisi, talvolta di tensione con i loro stessi convincimenti, con tanti punti interrogativi a cui rispondere. Infatti, il cammino percorso nel dialogo delle chiese con gli ebrei non sarebbe pensabile senza la presenza e l’azione di alcune figure che da pionieri si sono impegnate con coraggio per renderlo possibile, accettandone i rischi e le sfide. Rav Giuseppe Laras è stato in Italia e in Europa una delle maggiori autorità rabbiniche oltre che un insigne intellettuale, noto e stimato sia in America che in Israele. Già durante gli anni del suo rabbinato livornese, Rav Laras si spese in modo profondo e convinto per il dialogo tra ebrei e cristiani, in sinergia con l’allora vescovo di Livorno, Mons. Ablondi, che tanto si adoperò da parte cattolica a tale fine.

L’incontro di Rav Laras a Milano con il cardinale Martini ha avviato e consolidato forme e prospettive di dialogo tra ebrei e cristiani che trovano, per disponibilità, spessore e serietà, realtà affini solo in alcuni qualificati ambienti nord-americani, londinesi e parigini. Era molto difficile per gli ebrei, dopo secoli di storia pesantemente e drammaticamente segnati dall’atteggiamento antigiudaico dei cristiani, un atteggiamento che è certamente tra le cause dell’antisemitismo sfociato nella Shoah, dare origine ad una nuova comprensione del cristianesimo e muovere i loro passi verso un rapporto nuovo con i cristiani.

Non era neppure facile superare la paura che il mutato atteggiamento delle Chiese nei confronti degli ebrei nascondesse, in realtà, l’impegno a cercare una loro ‘conversione’ al cristianesimo. Rav Laras ha saputo costantemente superare il peso di un passato per cui i cristiani non possono che chiedere perdono e osare un futuro nuovo, nonostante le incomprensioni incontrate nello stesso ambiente ebraico, i pregiudizi antigiudaici tuttora presenti in molti cristiani e il rifiuto di molti di essi a cercare di capire l’importanza che ha per gli ebrei il rapporto con la eretz Jisrael. Nella introduzione alla traduzione italiana di un testo di Rav Eugene Korn (2014), Rav Laras ha scritto: Il riportare la Bibbia a fondamento della cultura e della vita pratica è un possibile impegno religioso, dalla fecondità straordinaria, condivisibile tra ebrei e cristiani: un impegno di cui si avverte l’urgenza impellente e drammatica in questi anni di crisi, di confusione e di mediocrità. Tale contributo religioso congiunto di ebrei e cristiani per secoli è stato negato al mondo, risultando sinora ampiamente inedito: il fatto soltanto che oggi sia pensabile e forse progressivamente, pur tra mille difficoltà e disincanti, realizzabile è una speranza carica di frutti buoni. In tale senso il Dialogo è un dovere religioso dovuto a noi stessi e ancor più dovuto alle prossime generazioni, che, pur gravate dalle sfide che occorreranno loro, potranno forse ereditare un passato meno oscuro di quello da noi ereditato. E, forse, tale Dialogo, nella storia sacra di ebraismo e cristianesimo, avrà lo scopo religioso, oltreché di sanare molte ferite, anche di contribuire a redimere il passato. […] Per tutti questi motivi, il Dialogo ebraico-cristiano è anzitutto un impegno religioso, e, proprio perché genuinamente tale, anche culturale e etico. Il Dialogo è dunque un’impresa religiosa da compiersi le-shem Shamajm, in nome del Cielo.
La scomparsa di Rav Laras z’z”l lascia un vuoto che personalmente mi richiama quello vissuto alla morte del card. Martini.
Spero profondamente che l’eredità della sua testimonianza trovi tra ebrei e cristiani una disponibilità ad accoglierla e a trasmetterla alle nuove generazioni.

Interrogazione, discussione, riflessione, storia, teoria…
Rav Giuseppe Laras è stato tutto questo

di Ugo Volli

Nella tradizione ebraica un rabbino è un giudice, un consigliere che aiuta a mantenere la vita ebraica di una comunità, un insegnante per le nuove generazioni, è colui che sovraintende al culto e alla dimensione religiosa dei momenti fondamentali dell’esistenza: nascita, morte, formazione di una famiglia. Ma soprattutto è un maestro di pensiero, il depositario di una tradizione che non è solo una precettistica ben fissata e conservata nel corso delle generazioni, ma è soprattutto interrogazione, discussione, riflessione, storia, teoria; nel mondo contemporaneo anche confronto con la modernità politica e civile e le altre religioni.

Rav Laras è stato tutto questo, per tutta la sua vita; fino all’ultimo periodo della sua esistenza, quando già era indebolito dalla sua malattia, è rimasto responsabile di comunità, presidente del tribunale rabbinico, è intervenuto con energia e lucidità sui temi che avvertiva come drammaticamente urgenti: le difficoltà dell’ebraismo italiano, la necessaria difesa dello Stato di Israele, la opportunità e i limiti del dialogo interreligioso.
È stato un insegnamento per tutto l’ebraismo italiano: continuo, acuto, coraggioso, senza compromessi, a tratti duro, che ci mancherà proprio per come è stato esigente.

Ma Rav Laras è stato soprattutto un maestro di pensiero: profondo conoscitore della legge ebraica e interessato soprattutto allo studio e all’insegnamento di quel che amava chiamare, più che filosofia, “pensiero ebraico”: il complesso della produzione intellettuale e della riflessione teorica del nostro popolo, che si è sviluppata senza soste, ma con numerose differenze e discontinuità, dalla discussione talmudica fino al mondo contemporaneo. I due volumi intitolati “Ricordati dei giorni del mondo” sono probabilmente il suo contributo più importante in questo campo, una sintesi di un percorso di pensiero millenario che resterà indispensabile a chi in Italia vorrà occuparsi della nostra tradizione intellettuale. Rav Laras ha approfondito questo lavoro sia in senso cronologico (il volume sul pensiero ebraico nell’antichità, pubblicato da Giuntina), sia su singoli pensatori, a partire dall’amato Maimonide e dal Ramhal, sia su temi anche inaspettati, come l’amore, il matrimonio, la mistica ebraica, l’elaborazione dei concetti di spazio e di tempo nella filosofia ebraica, l’immortalità e la resurrezione nel pensiero ebraico medievale. È autore poi di approfondimenti biblici, sulla figura di Giuseppe, sul Qohelet, sui racconti del Talmud.

Questa ricchissima produzione saggistica è stata talvolta motivata dall’insegnamento dei corsi di pensiero ebraico, che Giuseppe Laras ha tenuto dalla cattedra prima dell’ateneo pavese e poi dell’Università Statale di Milano, con grandissimo successo didattico, ma spesso anche per iniziative di dialogo ebraico-cattolico. Da qui viene certamente il grande sforzo di chiarezza, di organizzazione intellettuale, di consapevolezza storica che caratterizza questi studi.

Ma questo stile lucido e piano, questo bisogno di andare all’osso delle questioni e di comprendere razionalmente le argomentazioni non viene solo da esigenze didattiche, ha origini più profonde, era un tratto fondamentale del pensiero di Rav Laras: erede della tradizione razionalistica della filosofia ebraica, profondamente convinto della possibilità non solo di conciliare ma perfino di identificare lo spirito religioso e l’adesione ai valori di Israel con lo sviluppo della conoscenza e del pensiero razionale. Di qui uno sforzo continuo verso la chiarezza dell’espressione e la lucidità dell’analisi che ha dato all’insegnamento di rav Laras, tanto quello propriamente rabbinico che quello più ampiamente culturale una ineguagliabile limpidezza di definizione. Anche in questo, il maestro di pensiero rav Giuseppe Laras mancherà all’ebraismo e alla cultura italiana.

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Francesco Card. Coccopalmerio

Desidero essere presente con un saluto deferente e affettuoso alla pubblica cerimonia di commiato del Rabbino Professor Giuseppe Laras.
Ricordo in questo momento la figura dell’uomo di Dio, studioso, docente e soprattutto testimone della Parola del Dio Vivente secondo la tradizione dei Maestri di Israele.
Ricordo anche, non senza viva commozione, i tanti incontri avuti con lui e gli scambi di doni spirituali e di fraterna, affettuosa relazione.

Lo penso in questo momento alla presenza beatificante dell’Altissimo,
anche in compagnia del Cardinale Martini a cui egli in vita fu così amico.
La memoria di Rav Laras sia per sempre in benedizione.

Il contributo agli studi ambrosiani
di Pier Francesco Fumagalli
Con vivo dolore siamo vicini alla famiglia ed alla Comunità Ebraica per la scomparsa di Rav Giuseppe Laras z.l., Accademico e Dottore “ad honorem” dell’Ambrosiana. Rav Laras, Emerito Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Milano, studioso eminente e promotore del dialogo interreligioso, ha offerto un contributo straordinario anche agli studi ambrosiani, in particolare ebraici. La sua memoria sia in benedizione.

 

La preghiera dei musulmani italiani

I musulmani della COREIS Italiana esprimono alla comunità ebraica in tutta Italia le più sentite condoglianze per la scomparsa ieri, 15 novembre, del grande maestro, rabbino Giuseppe Laras.
Fin dai primi anni ’90 a Milano la COREIS ha avuto l’onore di intraprendere un percorso di dialogo con lui, primo rabbino a visitare la nostra moschea Al-Wahid di via Meda a Milano, luogo di culto attorno al quale era nato e condiviso proprio con rav Laras il progetto interreligioso della “Gerusalemme sui Navigli”.
Da allora, ogni anno ci sono stati incontri di dialogo con rav Laras, le visite reciproche in sinagoga e moschea, sempre con l’eccezionale qualità che contraddistingueva la finezza intellettuale, profondità dottrinale e sensibilità al dialogo interreligioso unica del rabbino.
Se siamo ancora commossi per la scomparsa domenica 12 novembre del nostro fondatore Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini, ci colpisce molto la vicinanza di così pochi giorni del suo più grande amico rabbino, che lascia anch’egli questo mondo per l’Altro. Quasi a pensare che così come erano uniti nella testimonianza fraterna per la pace in questo mondo si possano ora ritrovare fraternamente uniti nella grande Pace dello Spirito.
Il Presidente della COREIS imam Yahya Pallavicini sarà oggi davanti al Tempio Maggiore di via Guastalla per porgere l’ultimo saluto della Comunità Religiosa Islamica Italiana al grande maestro rav Giuseppe Laras.
Le nostre preghiere e vicinanza soprattutto alla sua famiglia e alla comunità ebraica di Milano. Continuiamo nel dialogo portando avanti l’eccezionale esempio e insegnamenti di chi ci ha preceduto e aperto la strada.

 

Lama Paljin Tulku Rinpoce –  L’incessante ricerca del Giusto

Ho incontrato la prima volta Rav Laras a una riunione del “Forum delle religioni” di Milano. Mi colpì la sua figura imponente e dritta, che ho subito abbinato alla semplicità del porsi del cardinale Martini. I due dovevano avere qualcosa in comune, oltre alla riservatezza che faceva da contrasto ad una inusitata apertura al dialogo, ma non capivo cosa.
In quell’occasione un particolare aveva attirato la mia attenzione: la tasca destra della sua giacca era quasi deformata, come se il  Rabbino l’avesse alterata tenendovi troppo spesso la mano dentro.
In realtà egli custodiva in quella tasca un libretto, che leggeva nei momenti di pausa delle sue intense attività.
Un giorno, salendo in metropolitana mi trovai di fronte al Rav  Laras: era seduto, totalmente assorto nella lettura del suo libricino, e io mi posi silenziosamente in piedi, di fronte a lui, nella convinzione che mi avrebbe notato.
Fatto che avvenne solo nel momento di scendere.
Nel corso delle fermate previste dal suo tragitto, egli non staccò mai gli occhi dalle pagine che stava leggendo.
La sua mente non era occupata da distrazioni di sorta. Compresi allora che non stava “leggendo” ma stava “cercando”. La sua concentrazione non era destinata a favorire il raccoglimento, ma era un mezzo per ottenere dai Sacri Testi le risposte che nessuno gli poteva dare.  Infatti i Sacri Testi sono sempre stati per lui il luogo della fiducia: e la ricerca, silenziosa e solitaria, non era altro che l’espressione della sua sofferenza.
La fiducia nella Tradizione era sicuramente per lui, come per molti altri, una grande benedizione.
I pensieri e le emozioni che nascono dalle alterne vicende ordinarie, i dubbi e le incertezze, non sono certo un processo passivo di trasformazione, ma grazie al potere della fede, il Rabbino Laras sapeva entrare in contatto con quello spazio chiaro dell’essere che guidava e incoraggiava la sua ricerca.
Così pure penso avvenisse per il Cardinale Carlo Maria Martini. Pertanto ritengo che Martini e Laras siano stati due Maestri che nel silenzio ricercavano se stessi, la verità su Dio, sugli uomini, sulla morte, ma che sapevano parallelamente usare la parola per testimoniare con erudizione e saggezza una fede che permetteva loro di non essere interamente sommersi dalle prove della vita.
Ho avuto nel tempo infiniti motivi per apprezzare ed amare il Rabbino Laras, ma la mia connessione con lui ha avuto inizio proprio in quel vagone della metropolitana, quando non sapevo cosa leggesse , ma percepivo il suo slancio interiore: otto fermate in quel silenzio puro, dove le labbra tacciono e le menti si incontrano. Tutti coloro che hanno conosciuto Rav Laras hanno avuto modo di apprezzarne l’obiettività e la sincerità: era un Giusto al servizio del suo Dio, ma credo che la vera sue essenza affiorasse quando la sua mente si separava dal mondo per immergersi in quell’incessante ricerca che, sola, poteva vivificare la sua anima.

 

Padre Tovma Archimandrita Khachatryan
Responsabile della Chiesa Armena Apostolica d’Italia
Vicario Generale del Delegato Pontificio dell’Europa Occidentale

Alla comunità ebraica d’Italia
Con profonda tristezza apprendiamo la scomparsa del Rav Prof. Giuseppe Vittorio Laras: con lui, gli Armeni perdono un amico, un sostenitore, un giusto. Figura importantissima per gli ebrei italiani, e anche per gli Armeni: difensore della nostra causa, sia del passato che del presente. Portavoce dei giusti ebrei per il riconoscimento del Genocidio Armeno: rara voce, che si elevava, nell’indifferenza assordante, a farsi sentire al di sopra di meschini interessi e convenienze.
Nell’aprile 2016, nei giorni dell’attacco azero alla pacifica popolazione del Nagorno Karabakh, lui era accanto agli Armeni a denunciare la deliberata aggressione, a dare risalto alla notizia ignorata dai media.
La sua voce indipendente, potente richiamo ai valori eterni dell’umanità, che si elevava a difendere ciò che è giusto, mancherà a tutti noi: mancherà a questo mondo.
Che sia ricordata e benedetta la memoria dei giusti.

 

Marco Garzonio, Presidente Fondazione Culturale Ambrosianeum

Sono profondamente commosso e addolorato.
Conservo un ricordo molto vivo di Rav Laras. Provo una grande riconoscenza per quanto di buono, importante, illuminante, affettivo ha seminato con generosità, rigore, fermezza, spirito libero nei cuori delle persone, nella città, nei rapporti tra Ebrei e cristiani.
Mi echeggiano nell’anima le parole di Benedizione che accettò di pronunciare e di registrare, perché risuonassero nel film vedete, sono uno di voi (che allora Ermanno Olmi ed io stavamo realizzando), sul Cardinal Martini, così che venisse riproposta l’emozionante memoria dell’ultimo loro incontro all’Aloisianum di Gallarate. Un autentico dono del Signore l’amicizia di questi due Grandi figure del nostro tempo, un lascito molto impegnativo per tutti noi.
Personalmente voglio esprimere tanta gratitudine e il fermo proposito di continuare il cammino sulla scia dei Maestri, alla luce del loro esempio.

Comunità di S.Egidio Milano – Un testimone del nostro tempo
 
Ricordiamo con commozione e affetto rav Giuseppe Laras, grande studioso, testimone di tante vicende storiche europee, protagonista del dialogo ebraico-cristiano in Italia. Abbiamo avuto vicino rav Laras negli incontri sulla memoria della Shoah promossi dalla Comunità di S.Egidio alla Stazione centrale di Milano, da cui sarebbe nato poi il Memoriale attuale. Abbiamo condiviso con lui, figlio della Shoah, le speranze per un mondo libero da antisemitismo e razzismo e intendiamo proseguire su questa strada per rafforzare sempre di più l’amicizia con il mondo ebraico nello spirito di Assisi.

Massimo Giuliani

Mi unisco al cordoglio della famiglia, dei discepoli e degli estimatori per la scomparsa di Rav Giuseppe Laras, che mi chiamò nel Consiglio scientifico della Fondazione Maimonide da lui voluta e diretta. Il suo magistero e la sua vita ci saranno di grande ispirazione nello studio e nell’impegno educativo che continuiamo nel suo solco.
Zikhronò livakhà.

Guido Guastalla

In questo momento di lancinante dolore per la scomparsa di Rav Giuseppe Laras z” l., riaffiorano alla memoria i ricordi di un passato lontano e recente, di un maestro insostituibile di saggezza, buon senso, di un ebraismo ortodosso secondo una tradizione millenaria italiana degna di rispetto. Sicuramente di questo ebraismo Rav Laras è stato l’esponente di maggior prestigio, anche in campo internazionale, della seconda metà del XX secolo. Arrivato a Livorno nel 1967, per la morte improvvisa di Rav Bruno Gherson Polacco z” l. si presentò subito, in questa antica e gloriosa comunità sefardita, che aveva avuto nel corso dei secoli accademie rabbiniche prestigiose con rabbini come Chidà (rav C.J. D. Azulai), Malachia Acchoen, Coriat, Benamozegh, Costa, Colombo, Toaff, in giovane età, col prestigio dello studioso, l’autorità del rabbino di Comunità, e la riservatezza della Sua  origine torinese. Rigoroso nell’Halachà, grazie alla sua autorevolezza era capace di comportamenti flessibili che salvarono dall’assimilazione molte famiglie,  compresa la mia: gliene sarò sempre grato. Nel 2003 lo invitai a Livorno a parlare con don Bissoli, professore all’Università salesiana di Roma del libro da poco pubblicato dalla Libreria vaticana “L’ interpretazione cristiana dei testi sacri ebraici”, introduzione del Card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione della Fede. Introduzione  e testo rappresentavano un passo avanti decisivo rispetto a Nostra Aetate. Fu una serata straordinaria: pubblico delle grandi occasioni in casa di quel Vescovo Ablondi creatore della giornata del dialogo ebraico-cristiano, Rav Laras espresse in modo compiuto le sue doti di dialogatore, convincente  ma allo stesso tempo capace di evitare i rischi di un sincretismo religioso, contrario ai principi dell’ebraismo.  Il rapporto dialettico con la cultura circostante doveva essere in grado di integrare cultura e filosofia (pensiamo a Maimonide, di cui fu un grande studioso, e Aristotele) nell’ebraismo ma non viceversa: questo è stato il suo grande insegnamento.
Nel 2013 gli chiedemmo di essere con noi, al tempio Maggiore di Milano per la milà del nostro nipotino Elia: era come chiudere il cerchio di un rapporto iniziato più di quarant’anni prima a Livorno. Quando arrivammo Rav Laras era lì ad aspettarci. Fu una cerimonia che non dimenticheremo mai, sul filo di una liturgia precisa e di un grande affetto e umanità. Uno straordinario Maestro di sapienza rabbinica, un grande rabbino di Comunità. La Sua vita terrena si è conclusa, non il ricordo della sua presenza nell’ebraismo italiano e mondiale. Che la Sua Memoria sia in benedizione

Paolo Gnignati – da Venezia la partecipazione al lutto

La Comunità Ebraica di Venezia partecipa al lutto della famiglia e dell’ebraismo italiano per la perdita di Rav Prof. Giuseppe Vittorio Laras z.z.l.
Ricorda commossa la statura del Maestro, la sottigliezza dell’intellettuale, la forza e la capacità di essere la Guida della sua generazione.
Sia il suo ricordo in benedizione.

Claudia De Benedetti: da Casale Monferrato, la partecipazione al lutto

La Comunità Ebraica di Casale Monferrato partecipa con profondo dolore e infinito rimpianto al grave lutto che ha colpito la famiglia e l’ebraismo italiano per la scomparsa del Rabbino Professor Giuseppe Laras.
È stato il Rabbino a cui ci siamo riferiti per oltre trent’anni, per noi tutti un grande Maestro che ha saputo insegnare e far amare i valori fondanti dell’ebraismo e dell’identità ebraica. Nelle tante lezioni in sinagoga ci ha guidato nella fede e nella conoscenza della Torah e delle Mitzvot, aprendo sempre l’ascolto ad amici di altre fedi e culture, nel reciproco rispetto, alla ricerca di ciò che ci unisce nelle nostre costruttive diversità.
Baruch Dayan haEmet 

Amedeo Spagnoletto: da Firenze, la partecipazione al lutto

Appena appresa la notizia di Rav Laras sono stato colto oltre che dall’immensa tristezza, dal senso di vuoto per la perdita di un mondo intero. Ho avuto il merito di studiare tanti anni al Collegio Rabbinico sotto la Sua direzione e ne è nata una stima reciproca che ha contraddistinto il nostro rapporto in questo ventennio. Io vedevo in lui quel modello d’ebraismo che va svanendo nel panorama delle nostre comunità e lui presumo che apprezzasse di me  il mio interesse per quel passato ebraico che mi sta a cuore e che molte volte si proietta nel mio modo di vivere. Era un maestro non solo perché aveva dottrina come pochi, ma perché conosceva profondamente l’ebraismo italiano, grazie alle sue esperienze di guida in varie comunità. Conosceva le persone, una delle qualità che più fanno di una guida religiosa un Rav in senso pieno.
Il sentimento di vuoto però si è colmato non appena ho appreso del suo scritto che può essere letto come un testamento spirituale, sul quale vi invito a riflettere. In esso mi riconosco in gran parte. Come dicono i maestri “la barca non è salpata senza lasciare nel porto la sua merce più preziosa”. Sta a noi ora, leggerlo, confrontarci sul suo contenuto. Questo sarà un modo autentico per portare il ricordo di Rav Laras nel cuore e soprattutto nel braccio, inteso come strumento di azione concreta e di applicazione dei suoi insegnamenti.

Rav Dr. Eugene Korn  – Barukh Dayan Emet!

I am deeply saddened by the loss of Rav Yosef Laras. He was a great leader, an outstanding Talmid Hakham and great visionary who understood the need for human understanding and Jewish-Christian cooperation. The world is not the same place without him, and all men of good will mourn his passing.

UFFICIO NAZIONALE PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Ai familiari di Rav Giuseppe Laras e a quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, all’illustrissimo Rav Alfonso Arbib, Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, alla gentilissima Dott. ssa Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia
Abbiamo appreso la triste notizia della morte del carissimo Rav Dott. Giuseppe Laras, e desideriamo farci presenti con queste righe. Solo poche parole, che esprimono però tutta la nostra riconoscenza per la grandissima figura di Rav Laras, per la sua testimonianza di saggezza, di umanità e di fede, di passione per il dialogo, per la verità e per la giustizia.
Che la sua memoria sia davvero in benedizione, e continui a spronare ciascuno di noi a camminare con convinzione sulla via del dialogo e della collaborazione tra le fedi.
La profondissima e fraterna amicizia che ha legato Rav Laras al Cardinal Martini continui ad essere testimonianza luminosa per tutti, e a renderci convinti che l’incontro tra uomini di fede autentica e di ricerca appassionata produce sempre frutti di bene.
Con sentimenti di stima autentica,
Ambrogio Spreafico Presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso
don Cristiano Bettega Direttore Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Pietro Kuciukian – Consolato onorario della Repubblica di Armenia

A nome mio personale e quale rappresentante della Repubblica di Armenia a Milano, esprimo profondo dolore per la morte di Rav Prof. Giuseppe Vittorio Laras.
Ho avuto modo di incontrare Rav Laras nel corso di molti anni, in molte occasioni . Come armeno  ad ogni incontro ho avvertito che la sua parola era di un fratello, ancor più, di un amico.
È difficile accettare la perdita di un uomo giusto. Anch’io sono anziano e il mio tempo giungerà. Manca la sua presenza fisica ma il dialogo tra persone che si sono riconosciute e capite nel corso dell’esistenza, continua e lo fa rivivere.
Ci ha lasciato una grande eredità in tutti i suoi scritti e pronunciamenti. Anche nell’ultimo, il testamento spirituale, ha voluto rinnovare in modo esplicito la sua vicinanza ai fratelli armeni, vittime di un genocidio non riconosciuto. Un atto di rinnovata fratellanza che tutti gli armeni custodiranno come dono prezioso.
Esprimo la mia profonda vicinanza alla famiglia, ai membri del Tribunale Rabbinico e a tutti coloro che lo hanno amato e che saranno i custodi della sua memoria e della sua eredità spirituale.
La perdita di  Rav Laras è una perdita per tutta l’umanità.

Il Consiglio di Casa Armena – Hay Dun

Ci uniamo al Vostro grande dolore per la perdita del Maestro Rav. Giuseppe Laras. Con profondo cordoglio e riconoscenza, porgiamo le nostre più sentite condoglianze

Roberto Cenati – Presidente ANPI Provinciale di Milano 

Esprimo il mio  profondo cordoglio e quello di tutta l’ANPI Provinciale di Milano per la scomparsa di Rav Giuseppe Laras.
Lo ricordiamo tutti con grande commozione per l’intenso e proficuo rapporto decennale con l’ANPI Provinciale di Milano negli anni in cui Giuseppe Laras è stato Rabbino Capo di Milano.
Alla Comunità Ebraica di Milano, ai famigliari esprimo tutta la mia commossa e affettuosa vicinanza

​Alberto Corcos​ – Irgun Olei Italia

Partecipo al grave lutto della famiglia Laras, con l’Irgun Olei Italia, ricordando una grande persona, un Maestro e intellettuale di grande spessore che ha guidato a lungo la Comunità di Milano e il Dialogo Ebraico Cristiano per insegnare la convivenza e il rispetto di tutti. Sia il suo ricordo di benedizione.

Roberto Catalano – Centro del Dialogo Interreligioso
Movimento dei Focolari

Abbiamo saputo della scomparsa del Rav Laras. A nome mio personale  e del nostro centro del dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari desidero esprimere la nostra vicinanza  alla comunità ebraica per questa perdita dolorosa. Non ci sono parole adeguate per esprimere la statura di una persona come Laras. È stato un esempio sotto molti punti di vista e in particolare quello del dialogo. Ringraziamo Dio per avercelo donato. Siamo tutti più ricchi grazie a una persona come lui, alla sua vita, esempio e pensiero.

Grazie della condivisione di questa triste notizia che ho appreso in viaggio verso New York. Che la memoria di Rav Laras rimanga una benedizione. Porgo le più vive condoglianze a nome del Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari e mio personale,
Joseph Sievers 

 Fr. Francesco Patton OFM – Custode di Terra Santa

A nome della Custodia di Terra Santa desidero esprimere le più sentite condoglianze ai familiari del Rav Prof. Giuseppe Vittorio Laras, per la scomparsa del loro congiunto.

Samuele Carrari –  Claudiana e Centro Culturale Protestante di Milano

La Libreria Claudiana e il Centro Culturale Protestante ricordano con commozione e gratitudine Rav Giuseppe Laras, uomo di profonda fede e di grande umanità, per l’impegno e la sapienza con cui, nel corso di tanti anni, ha saputo tessere solide trame di dialogo tra ebrei e cristiani, tra laici e credenti, aprendo ogni volta nuove e belle prospettive per la nostra città.
Lo ricorderemo sempre come una benedizione mentre ora riposa in Terra di Israele.

Pastora Daniela Di Carlo e pastore Italo Pons – Chiesa Valdese

La chiesa valdese di Milano esprime la sua vicinanza alla comunità ebraica per la perdita del Rav Giuseppe Vittorio Laras. Desideriamo ricordarlo come un grande e coraggioso protagonista del dialogo ebraico-cristiano, in particolare in questa città. Come molti della sua generazione conobbe il momento drammatico della storia d’Israele. Lo vogliamo ricordare con le parole del libro di Daniele: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno”.
Il suo esempio e il suo impegno possano essere raccolti come segno di una saggezza di cui il nostro mondo, indistintamente, avverte tutta l’urgenza. Che la lezione e l’impegno religioso, culturale e civile di questo figlio d’Israele restino preziosi insegnamenti.

Il Kahal del Tenca

Rav Giuseppe Laras Z’L ci ha lasciato. Tutto il Kahal del Tenca si stringe con affetto intorno a Yardena e alla sua famiglia condividendo il dolore per la grave perdita per tutto l’ebraismo italiano. Baruch Dayan HaEmet.

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I miei figli ed io siamo affranti. La loro vita, e dunque anche la mia, sarebbe stata diversa senza di lui che li ha convertiti . Davide neonato e Emanuela a tre anni con lui. Avrebbero avuto loro ed io con loro una vita diversa e molto ma molto meno nel cuore . Rav Laras e’ stato l ‘ unico e l’ ultimo ad assumersi certe responsabilita’ con coraggio incurante delle critiche e delle faide contro di lui. Il suo ultimo discorso, che abbiamo letto con rispetto e in lacrime e’ grandioso. Un uomo eccezionale come non ne nascono forse piu’ . E speriamo tanto che quel che ha avuto il coraggio come sempre di esprimere liberamente e senza paura serva da monito per il futuro. Io, e come me tante altre mamme che credono in D .o non posso che ricordarlo sempre come colui
che ha dato ai miei figli una grande possibilità  quella di
essere testimoni della tradizione religiosa del popolo cui almeno in
parte appartengono. Credo che i più recenti studi abbiano ormai
dimostrato che ognuno di noi e’ il risultato di infinite
mescolanze . Inimmaginabili e talvolta incredibili. E questo deve far riflettere se si vuole che l’ebraismo non diventi in paesi come
l’Italia una setta chiusa di adepti. Meglio , come scrive Laras,
favorire e promuovere l’educazione e le tradizioni religiose ebraiche nelle famiglie e a scuola se si vuole sopravvivere e crescere.
Soprattutto in questa  epoca piena di estremismi cattolici e islamici e razzisti. A domani. Faremo una preghiera. Ognuno nel modo che conosce.
Michela Vitali

 

Esprimo le mie condoglianze per la perdita di Rav Laras, per me, cristiana, testimone di dialogo e Pace.
Per lui, per la famiglia e tutta la comunità ebraica di Milano,
una preghiera all’Altissimo, Benedetto Egli sia in Eterno.
Marisa Fedele

Le mie più profonde condoglianze, anche da parte dell’AJC.  È stata una grandissima voce di dialogo e di guida per l’ebraismo italiano e non solo. Ci mancherà ma dobbiamo tenere vivo il suo messaggio.
Lisa Palmieri-Billig

Non sono credente, ma grazie ai miei progenitori ebrei ed al mio bisnonno Avv Luigi Sacchi,  che Tutto perse non aderendo al Partito Fascista, a mio padre che fu Ufficiale Italiano Krieg gefangen in Germania, mi sono cresciuta profondamente Sionista.  Avessi saputo della malattia di Rav Laras forse adesso sarei  un poco preparata, ed invece mi reca molto molto Dolore la notizia che mi portate.  Non riesco nemmeno a leggere il Suo messaggio. Potrò farlo fra qualche giorno. Non ora.
Sono addolorata per la Sua malattia. È mancato un Grande Ebreo. Un uomo veramente stimabile come raramente se ne incontra nella vita.
Un mio pensiero di solidarietà per questa grave perdita a chi più gli fu vicino.
Shalom in questo brutto giorno.
Laura Pirazzi Maffiola

Rav Laras mi era stato vicino subito dopo la mia tragedia e mi aveva fatto comprendere che dovevo continuare a lottare.
Gabriella Nangeroni

È una gravissima perdita non solo per la Comunità Ebraica Italiana. Uomo di grandissima cultura e di grande capacità di dialogo interreligioso. Insostituibile.
Che riposi in pace.
Franco Cohen

Mi associo al dolore della famiglia per la scomparsa di Rav Laras.
Israel De Benedetti

È con profonda commozione che apprendo della scomparsa del Rabbino Capo Giuseppe Laras. Uomo che conobbi in gioventù come studioso attento e di rara umanità. Porgo le mie più sentite condoglianze ai famigliari e a tutta la Comunità ebraica di Milano.
Marino Andorno

Sia benedetta la sua memoria. Baruch Dayan haemet, condoglianze.
Sono vicina  alla famiglia e all’intera Comunità
Marcella Myr

Da ex appartenente alla Comunità Ebraica di Milano (ex-eupilina), porgo con il nodo alla gola le mie più sentite condoglianze a tutto il Consiglio e  virtualmente  a tutta la Comunità da questo rappresentata e all’ebraismo italiano tutto, cui comunque io tuttora appartengo, per la grave perdita del Rabbino Professor Laras  Z’Z”L.
Clara Wachsberger

Rattristati dalla notizia della scomparsa del Rav Giuseppe Laras, ricordiamo con affetto il suo servizio come rabbino della comunità di Livorno, la sua guida spirituale, la sua profonda cultura, i suoi sermoni appassionanti e il suo impegno nell’assorbimento del piccolo gruppo di ebrei arrivati nella città dopo la loro cacciata dalla Libia nel 1967.
Che la sua memoria sia in benedizione.
Famiglia Arbib – Israele (figli di Lillo e Nuccia Arbib, zl)

Ho appreso con dolore la notizia della morte di Rav Laras e volevo esprimere la mia vicinanza a tutta la comunità ebraica.
Non sono ebrea, ma mi mancheranno le sue parole che sono sempre state per me una guida e una fonte di riflessione.
Micaela

Ho appreso con dolore della scomparsa del Rabbino Laras e letto con emozione le ultime parole che ci ha lasciato. Per me egli fu l’unico ebreo qui a Milano a consolarmi nei momenti bui dopo la perdita della “sorellina” Nora e ad apprezzare il nostro lavoro per la conservazione della memoria della “piccola Gerusalemme” ossia la Rodi ebraica partecipando personalmente a più manifestazioni a quello scopo organizzate.
Penso dunque onorare la Sua memoria con una mia offerta al KKL come ho fatto per le persone a me più care. E mi permetto copiare qui le parole di una Sua lettera a me rivolta dopo aver ricevuto il volume postumo di Nora “Qualcosa durerà”: racconti, poesie, pensieri di cui già mi aveva ringraziato: “Sono rimasto colpito dalla delicatezza di sentimenti, dalla sensibilità, dall’immediatezza di certe sensazioni. Alcuni di questi pensieri io li ho sottolineati, come sono solito fare, me li sono appuntati, me li sono ripetuti per qualche giorno. Ecco, infatti, dopo averlo ricevuto, questo libro, io ho scritto un biglietto alla sorella. Io non mi ricordo che cosa ho scritto, però le posso assicurare che veramente usciva dal mio cuore quello che Le ho scritto. Non me lo ricordo, ma era certamente il riflesso di un’emozione forte che mi aveva procurato questo libro. Viene spontaneo ricordare quello che dicevano i Maestri: “Le parole che escono dal cuore entrano nel cuore.” Conoscendo Sua sorella attraverso i suoi pensieri, le sue confidenze, i suoi sfoghi viene in mente Qoheleth così assetato di assoluto, di eternità, di certezze, e quindi così tormentato, ma anche, non paradossalmente, così innamorato della vita.”.
Ester Menasce