Tregua a Gaza: nuova proposta USA, risposte contrastanti da Hamas e Israele 

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di Anna Balestrieri
La proposta include la liberazione iniziale di dieci ostaggi in vita in cambio del rilascio di 125 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, di oltre 1.100 detenuti arrestati dopo il 7 ottobre 2023 e della restituzione di 180 corpi di palestinesi uccisi. Hamas restituirebbe anche le salme di 18 ostaggi israeliani. Ma il rifiuto di Hamas tiene in stallo l’accordo.


Il governo israeliano ha approvato nei giorni scorsi l’ultima proposta statunitense per un cessate il fuoco temporaneo a Gaza e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Il piano, elaborato con l’assenso del ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e trasmesso a Hamas tramite i mediatori del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti, prevede una tregua di 60 giorni durante la quale si avvierebbero negoziati indiretti tra le parti per un cessate il fuoco permanente.

Le condizioni dell’accordo

Secondo quanto rivelato da fonti israeliane al Times of Israel, la proposta include la liberazione iniziale di dieci ostaggi in vita in cambio del rilascio di 125 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, di oltre 1.100 detenuti arrestati dopo il 7 ottobre 2023 e della restituzione di 180 corpi di palestinesi uccisi. Hamas, da parte sua, restituirebbe anche le salme di 18 ostaggi israeliani deceduti. L’IDF, l’esercito israeliano, si ritirerebbe da alcune aree di Gaza, con le modalità del disimpegno da definirsi durante le trattative. Il piano lascia comunque a Israele la possibilità di riprendere le operazioni militari alla fine della tregua se non sarà raggiunto un accordo definitivo.

Attualmente sono 58 gli ostaggi trattenuti da Hamas, di cui almeno 35 confermati morti secondo fonti dell’IDF, mentre 20 sarebbero ancora vivi. Il destino di tre ulteriori persone è considerato incerto. Il piano americano prevede che la liberazione dei dieci ostaggi avvenga in due fasi rapide: cinque il primo giorno e cinque il settimo giorno della tregua.

Il boicottaggio di Hamas

Tuttavia, sabato 31 maggio Hamas ha risposto con una serie di emendamenti e richieste aggiuntive. Secondo quanto riferito dall’Associated Press, il gruppo ha posto l’accento su garanzie statunitensi vincolanti, su una diversa tempistica per il rilascio degli ostaggi, su un aumento degli aiuti umanitari e sul ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. Una fonte diretta ha indicato che Hamas vorrebbe distribuire la liberazione degli ostaggi lungo tutti i 60 giorni della tregua, per impedire che il premier Benjamin Netanyahu possa abbandonare le trattative una volta ottenuto il rilascio iniziale.

Sempre secondo fonti vicine ai negoziati, Hamas ha inoltre inserito una clausola che limiterebbe la possibilità per Israele di riprendere le ostilità se, al termine dei 60 giorni, non sarà ancora stato raggiunto un accordo definitivo. Il gruppo ha anche proposto che la tregua possa durare fino a sette anni.

Le reazioni israeliane e americane 

Steve Witkoff con Beniamin Netanyahu


La risposta di Hamas è stata giudicata da funzionari israeliani come un “rifiuto di fatto”, mentre Steve Witkoff, l’inviato speciale USA per il dossier, ha definito le modifiche “totalmente inaccettabili e un passo indietro.” Witkoff ha ribadito che la proposta americana costituisce l’unico quadro praticabile per avviare colloqui di prossimità, che potrebbero iniziare già nei prossimi giorni, con l’obiettivo di concludere una tregua e un accordo sugli ostaggi in tempi rapidi.

Il governo israeliano, dal canto suo, ha confermato di aver accettato l’impianto aggiornato della proposta Witkoff. “Israele continuerà i suoi sforzi per riportare a casa gli ostaggi e sconfiggere Hamas,” si legge in una nota dell’ufficio del primo ministro, che ha accusato Hamas di continuare a “rifiutare.” Anche Channel 12 ha riportato che, secondo fonti governative, la proposta porterebbe al rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani del gruppo islamista.

Hamas ha invece respinto le accuse di aver rifiutato il piano, sostenendo tramite il dirigente Basem Naim che la posizione di Witkoff è “ingiusta” e “del tutto schierata con Israele”. Il gruppo insiste su una tregua permanente, sul ritiro completo delle truppe israeliane e sul passaggio continuo di aiuti umanitari, condizioni che Israele non accetta in questa fase.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un ultimatum a Hamas: “Accetti le condizioni dell’accordo Witkoff per il rilascio degli ostaggi – o verrà annientato.” Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha ribadito che Hamas è responsabile del protrarsi della guerra, accusando il gruppo di averla iniziata il 7 ottobre e di impedirne la fine con i suoi continui rifiuti. “Se Francia e Regno Unito vogliono una tregua, devono fare pressione su Hamas, non su Israele,” ha scritto su X.

La situazione sul campo resta drammatica.  Mentre si moltiplicano le pressioni internazionali per un cessate il fuoco, le trattative restano appese a un filo. Anche il presidente USA Donald Trump ha dichiarato venerdì che i mediatori sono “molto vicini” a un accordo, ma non è ancora chiaro se Hamas accetterà i termini proposti.