Sanaa, lo scalo “completamente distrutto” dai raid israeliani. IDF: “Colpiti anche impianti elettrici e infrastrutture terroristiche”

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di Anna Balestrieri
L’aeroporto internazionale di Sanaa, capitale dello Yemen controllata dai ribelli Houthi, è stato “completamente distrutto” in una serie di attacchi aerei israeliani, secondo quanto riferito da un funzionario aeroportuale all’agenzia AFP. Tre dei sette aerei della compagnia Yemenia Airlines sono stati distrutti durante il bombardamento.

L’operazione dell’IDF
L’esercito israeliano (IDF) ha confermato martedì 6 maggio di aver condotto una vasta serie di raid aerei in tutto il territorio yemenita, colpendo non solo l’aeroporto internazionale, ma anche centrali elettriche e una fabbrica di cemento, nell’intento di indebolire la capacità militare degli Houthi. Tra gli obiettivi figura anche la al-Imran Cement Factory, a nord di Sanaa, che secondo l’IDF è usata per la costruzione di tunnel sotterranei e altre infrastrutture terroristiche. Il raid ha coinvolto decine di velivoli e oltre 50 munizioni sono state sganciate, come già avvenuto nei precedenti attacchi del 6 maggio, dell’11 gennaio e del giorno precedente.
Oltre all’aeroporto, sono stati colpiti anche il quartiere Attan a sud-ovest della capitale, la Haiz Central Power Station nel distretto sud-orientale di Sanhan, e la Asr Electricity Station nel distretto occidentale di Ma’een. L’agenzia ufficiale degli Houthi, SABA, ha riferito del bombardamento di almeno due trasformatori elettrici.

Per la prima volta, Israele ha emesso un avviso prima di colpire l’aeroporto internazionale, a differenza dei sei raid precedenti. Fonti della difesa israeliana hanno spiegato che la natura civile dell’aeroporto richiedeva un diverso livello di preavviso rispetto ad altri obiettivi come il porto di Hodeidah.

La ragione dell’attacco

Il raid è parte della risposta israeliana al lancio di un missile balistico, avvenuto domenica nei pressi dell’aeroporto Ben-Gurion, rivendicato dagli Houthi. È il secondo round di attacchi israeliani in risposta a quell’evento e il settimo raid contro i ribelli yemeniti dal luglio 2024, dopo oltre 400 attacchi condotti dal gruppo filo-iraniano contro Israele durante la guerra in corso.

Nella notte di lunedì, l’IDF ha anche rivendicato attacchi contro il porto di Hodeidah, definito “una fonte di reddito strategica” per i ribelli, utilizzato per il trasferimento di armi iraniane. Colpito anche lo stabilimento di cemento di Bajil, a est di Hodeidah, che, secondo l’IDF, è usato per la costruzione di infrastrutture militari.

I rapporti tesi con il regime Houthi

Israele accusa da tempo il regime Houthi di operare sotto direzione e finanziamento iraniano, con l’obiettivo di minacciare Israele, destabilizzare la regione e ostacolare la libertà di navigazione globale. “L’IDF continuerà ad agire con forza contro chiunque rappresenti una minaccia per i cittadini dello Stato di Israele, ovunque si trovi,” si legge nella nota dell’esercito.

L’intensificarsi delle operazioni aeree, coordinate con gli Stati Uniti, segna un ulteriore allargamento del conflitto mediorientale e solleva gravi timori per l’ulteriore peggioramento della crisi umanitaria in Yemen, già fra le peggiori al mondo.