Parole chiare, nel presentare alla stampa un rapporto sugli equilibri strategici in Medio Oriente nel biennio appena trascorso, da parte del direttore dell’Istituto nazionale israeliano di studi strategici e sulla sicurezza, Zvi Stauber. Dal punto di vista militare Israele è ancora una potenza temibile. Ma la recente guerra in Libano ha messo in luce quanto il Paese sia vulnerabile, nei territori interni.
Dopo mesi di raccolta minuziosa di dati, Stauber è apparso pessimista, mentre negli anni passati aveva mostrato sentimenti diversi. Secondo lo studioso cè uno stridente contrasto fra la vita spensierata
di Tel Aviv, i suoi caffè affollati, i suoi allegri locali notturni e gli orizzonti che invece non promettono niente di buono.
Il problema più allarmante, ovviamente, resta il conflitto con i palestinesi, che non registra progressi e minaccia alla radice la natura stessa di Israele. In particolare nei rapporti demografici con i palestinesi il tempo non lavora a favore di Israele. Per mantenere il carattere ebraico e democratico è necessario secondo lo studioso un accordo politico con i palestinesi. Ma nella valutazione di Stauber, Hamas sta mettendo radici e probabilmente vincerebbe anche nuove elezioni nei Territori. Di conseguenza si allontana la prospettiva di una soluzione negoziata.
Nella guerra contro il terrorismo globale e contro l’estremismo islamico infine non si registrano successi di rilievo; la guerra in Libano ha eroso il deterrente di Israele di fronte ai Paesi arabi e ha deluso i
suoi alleati in Occidente. In Iraq gli americani non riescono a stabilizzare la situazione, ed Israele non
trae alcun vantaggio dalla loro permanenza. In Iran i dirigenti sono determinati a dotarsi di armi nucleari e sanzioni efficaci non sono in vista.
Nel Rapporto si afferma tuttavia che forse un conflitto potrà essere evitato. Israele potrebbe infatti cercare di trarre vantaggio dalla crescente frattura fra sciiti e sunniti cercando intese proprio con i regimi moderati sunniti nella regione.
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