La sinagoga di Pittsburgh chiusa dopo l'attentato del 2018

Pittsburgh e le feste ebraiche, dopo un anno la Comunità ricorda il massacro fra dolore e speranza

Mondo

di Roberto Zadik
Il prossimo 27 ottobre sarà il primo anniversario dalla strage di Pittsburgh, in cui in quel tragico Shabbat undici persone vennero uccise a colpi di arma da fuoco mentre stavano pregando dall’estremista di destra, il 46enne Robert Bowers. Quasi un anno dopo, il Times of Israel riprende l’articolo della Jewish Telegraphic Agency, raccontando emozioni, dolori e speranze dei sopravvissuti, interpellati durante le appena trascorse festività di Roshashannà.

La Sinagoga Tree of Life (Albero della vita ) è rimasta chiusa con le sue porte sigillate a catena e dolore e silenzio hanno caratterizzato il ricordo di quello che il Times of Israel ha definito “il peggiore attacco antisemita nella storia americana”. A commemorare l’accaduto varie Stelle di Davide coi nomi delle vittime accompagnate da una bandiera israeliana sistemate da alcuni visitatori davanti all’entrata dell’edificio assieme alla scritta su un’insegna di legno “Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo”. Per tutti questi mesi, da quel 27 ottobre, la sinagoga è rimasta chiusa e l’unico a entrarci è il custode che si occupa dell’edificio.

Il sito ha reso noto che in occasione delle feste ebraiche di Capodanno, le tre congregazioni ebraiche che ne facevano parte si sono incontrate per decidere come riprendere le attività nonostante tutto. Il sito, ricostruendo quanto accaduto in questi giorni, ha riportato le reazioni di alcuni esponenti della Comunità di Pittsburgh. Molto negativa Ellen Surloff che era presidente, fino al giorno della strage, di una delle congregazioni e ha affermato “spero che questa sinagoga   venga distrutta. Non penso di tornare in quel luogo che mi ricorda continuamente quanto accaduto”.

A commemorare la strage, diversi negozi e locali della città. Come il supermercato kasher della città che ha esposto un’insegna coi nomi delle 11 vittime e il locale “Starbucks” che ha dedicato tre grandi cuori alle vittime con le scritte in ebraico e in inglese “Speranza”, “Amore” e “Altruismo”. Tanta la sofferenza ma anche forte il desiderio di ricominciare in uno dei periodi più importanti del calendario ebraico. “Ci penso continuamente e me lo ricorderò per tutta la vita” ha sottolineato il Rabbino Jeffrey Myers della congregazione Or Le Simcha “ma ognuno di noi deve ritrovare il coraggio e la forza di andare avanti”. La Comunità cerca di restare unita e ogni mese, alcune persone che vivono nelle vicinanze di Squirrell Hil, a poca distanza dall’edificio, si incontrano e cercano di darsi forza a vicenda e di organizzare preghiere e commemorazioni. Altri sono stati talmente sconvolti da evitare qualunque partecipazione a eventi o interviste alla stampa.

Altri invece stanno tentando di riprendersi e di reagire pur non dimenticando quel giorno. Ad esempio il Rabbino Jonathan Perlman, sopravvissuto all’attentato e leader del gruppo Conservatore “Nuova Luce” (New Light) ha composto una preghiera in ricordo dei morti da leggere durante lo Yom Kippur. Durante l’incontro fra i sopravvissuti, si è sentita la mancanza di  Jerry Rabinowitz, esperto nel suonare lo Shofar ogni anno e fra le vittime della strage, definito dalla Surloff “parte integrante della Congregazione e fondamentale per noi nelle feste,una persona molto calorosa e accogliente”. Nonostante la sofferenza e la nostalgia verso alcune delle vittime, la Comunità sembra voler risollevarsi e   “siamo molto stimolati dalle Feste e le commemorazioni” con una serie di incontri e eventi.