Hezbollah

Terrore, business, droga… Hezbollah e Narcos, storia di un sodalizio molto redditizio

Mondo

di Nathan Greppi

Contrabbando di sigarette, cocaina, armi, diamanti, riciclaggio di denaro sporco… Tra criminalità, terrorismo e traffici illeciti ecco come il “Partito di Dio” si autofinanzia.
Una rete economica internazionale: dai legami con l’America Latina, alle coperture politiche “insospettabili” fino agli interessi geopolitici che hanno rafforzato gli Sciiti libanesi, mano longa dell’Iran. L’analisi dell’ICSA in un saggio-inchiesta

 

Nell’ultimo decennio Israele ha iniziato a considerare come principale minaccia alla propria esistenza non il terrorismo palestinese o i movimenti antisraeliani di estrema sinistra, ma l’Iran, che da anni dichiara apertamente di volere cancellare lo Stato ebraico. Ma se da un lato l’Iran dista circa mille chilometri da Israele, il paese islamico ha nel gruppo paramilitare sciita Hezbollah (“Partito di Dio”, in arabo), un suo “vassallo” che attacca Israele sia dal sud del Libano sia, più recentemente, dal sud della Siria. Quello di Hezbollah è un argomento complesso perché, negli anni, da organizzazione terroristica il gruppo si è ramificato in qualcosa di molto più articolato, anche da un punto di vista militare, politico e sociale.
Ad approfondire l’argomento ci ha recentemente pensato un capitolo del saggio Terrorismo, Criminalità e Contrabbando, curato dalla Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), che si occupa di analizzare i temi della difesa e dello spionaggio, e pubblicato nel 2019 da Rubbettino.

Traffici e finanziamenti
Sin dalla sua nascita negli anni Ottanta, spiega il saggio, Hezbollah ha ricevuto un forte sostegno da parte degli iraniani, sia economico che militare. Ma a ciò si deve aggiungere il fatto che il movimento si è finanziato anche attraverso traffici illegali in giro per il mondo: in America Latina, ad esempio, da numerose inchieste è emerso che il gruppo ha sempre avuto forti legami con diverse organizzazioni di narcotrafficanti, e in particolare con le Farc colombiane e con i cartelli messicani Los Zetas e Sinaloa. Con questi ultimi, in particolare, Hezbollah ha scambiato armi e ha insegnato loro a scavare tunnel al confine con gli USA simili a quelli scavati negli ultimi anni tra Libano e Israele. In cambio, gli Hezbollah si sono riforniti di droghe sintetiche da vendere soprattutto in Medio Oriente per finanziare le proprie operazioni.
A facilitare le attività del movimento a fianco dei cartelli sudamericani vi è il fatto che nella zona nota come “Three Borders Area”, situata tra Argentina, Brasile e Paraguay, negli ultimi decenni sono arrivati migliaia di immigrati libanesi, e in tutto il continente vi sono circa un milione di musulmani. Ciò presumibilmente ha fornito loro anche una base d’appoggio per l’attentato al centro ebraico AMIA a Buenos Aires del 18 luglio 1994.
A provare i legami tra le milizie sciite e i narcos sono state varie indagini internazionali: nel 2010 la DEA, l’agenzia federale americana di contrasto al narcotraffico, ha scoperto una rete attiva nel riciclaggio di denaro e nel traffico di droga tra gli USA e il Libano; il capo di questa, l’uomo d’affari libanese Ayman Saied Joumaa, avrebbe finanziato gli Hezbollah con i proventi del traffico di stupefacenti. Mentre in Brasile, nel 2014, la polizia federale ha scoperto che nelle carceri brasiliane vi erano dei contatti tra membri di Hezbollah e del PCC (Primeiro Comando da Capital), un’organizzazione criminale molto influente nelle carceri del Paese.
Ma le droghe sintetiche non sono l’unica fonte di finanziamento dell’organizzazione: negli anni è emerso che Hezbollah è molto attiva anche nel commercio illegale di diamanti provenienti dall’Africa Occidentale, e in particolare dalla Sierra Leone. Un’attività, questa, che come riportava il quotidiano Haaretz il 30 giugno 2004, in quegli anni valeva tra i 70 e i 100 milioni di dollari.
Un altro business redditizio in cui sono coinvolti è quello del contrabbando di sigarette: secondo uno studio del 2008, le autorità americane avevano scoperto negli anni ’90 che una cellula di Hezbollah attiva nella Carolina del Nord aveva contrabbandato sigarette in Michigan, e sfruttando la diversa tassazione sul prodotto tra i due Stati. Ciò fu reso possibile grazie all’appoggio di una consistente comunità libanese presente in Michigan. I membri della cellula vennero arrestati nel luglio 2000 attraverso l’Operazione Smokescreen, ma si calcola che il ricavato del loro contrabbando fosse tra 1,5 e 2,5 milioni di dollari, che furono investiti in attrezzature militari quali sistemi GPS, apparecchi per la visione notturna, attrezzature informatiche, software e macchine fotografiche; oltre, naturalmente, a finanziare il partito. Il loro capo, Mohamad Youssef Hammoud, che nel gennaio 2011 fu condannato a 30 anni di carcere, si è sempre definito un membro di Hezbollah, di cui fa parte dall’età di 15 anni (ne aveva 37 quando fu condannato).
Quello del contrabbando di sigarette per finanziare il terrorismo non è un mezzo usato solo dai miliziani sciiti: un caso analogo fu scoperto nella primavera del 2013, quando nello Stato di New York furono arrestati 16 palestinesi, di cui alcuni sospettati di essere legati a Hamas. Gli furono sequestrate oltre 20.000 stecche di sigarette, armi, veicoli, immobili e 1,5 milioni di dollari in contanti.

I rapporti con la Casa Bianca
Ma nonostante tutti questi crimini, da un’inchiesta uscita sul sito Politico nel dicembre 2017, è emerso che l’Amministrazione Obama ha cercato di ostacolare le indagini sul traffico di droga attuato dal movimento sciita per non compromettere gli accordi sul nucleare iraniano. Secondo l’inchiesta, nel 2008 la DEA avviò un’indagine, soprannominata Cassandra Project, allo scopo di raccogliere prove sul ruolo di Hezbollah nella rete internazionale del narcotraffico, del contrabbando d’armi e del riciclaggio di denaro sporco. Nel corso delle indagini sarebbero emerse prove a carico del coinvolgimento del già citato Saied Joumaa e di Abdallah Safieddine, portavoce di Hezbollah in Iran.
Attraverso varie intercettazioni telefoniche, operazioni sotto copertura e informatori, e con l’aiuto di altre 30 agenzie di intelligence americane e straniere, la DEA avrebbe scoperto una vasta rete di traffico di cocaina a opera di Hezbollah che andava dal Sudamerica all’Europa e al Medio Oriente, oltre ad altre vie che partivano dal Venezuela e dal Messico per arrivare negli Stati Uniti. Secondo un analista del Dipartimento della Difesa americana, David Asher, questo rappresentava il più grande piano di sostegno materiale per il terrorismo che il mondo avesse mai visto. Tuttavia, quando la DEA chiese dei mandati di arresto, alti funzionari dei Ministeri della Giustizia e del Tesoro avrebbero respinto o ritardato le richieste fino a farle cadere nel vuoto.
Secondo Politico, gli ostacoli e i ritardi alle indagini sarebbero serviti all’amministrazione Obama per favorire gli accordi con l’Iran. Tuttavia, già nei primi anni Duemila, mentre l’America era ancora scossa dagli attentati dell’11 settembre ed era impegnata in Iraq, Hezbollah e l’Iran avevano già iniziato a coltivare alleanze con governi sudamericani coinvolti nel narcotraffico: in particolare, l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad aveva stretto forti legami con il suo omologo venezuelano Hugo Chavez, che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie terzomondiste e antioccidentali, per collaborare nel traffico di droga.

Le origini e il presente
Ma facciamo un passo indietro: Hezbollah nasce come movimento armato nel 1982, durante la Guerra in Libano, e fin dall’inizio il suo manifesto politico prevede la lotta a oltranza contro Israele e l’ostilità nei confronti degli USA. Dagli anni Novanta il “Partito di Dio” espande la propria influenza politica partecipando attivamente alle elezioni del Paese, tanto che nel 1992 ottiene un terzo dei seggi nel Parlamento libanese. Oggi è alleato del Fronte Patriottico, il partito del presidente libanese, il cristiano maronita Michel Aoun, e dell’altro partito sciita Amal, con i quali controllano più della metà del parlamento.
Nel luglio 2006 l’attrito tra Hezbollah e Israele sfociò in un conflitto durato poco più di un mese, con morti anche civili da entrambe le parti. Inoltre, negli ultimi anni il movimento ha preso attivamente parte alla Guerra in Siria a fianco del presidente Bashar al-Assad, il che da un lato ha fatto in modo che per diverso tempo dovesse concentrare uomini e risorse lontano dal confine israeliano, ma dall’altro gli ha concesso un ruolo di primo piano nel conflitto siriano, oltre a un considerevole aumento dell’addestramento militare, anche attraverso l’uso diretto di tecnologie avanzate.
Nel corso dei decenni gli Hezbollah si sono macchiati di numerosi attentati in vari Paesi: il 14 giugno 1985, ad esempio, si sospetta che furono loro a dirottare il volo 847 Atene-Roma per costringere Israele a rilasciare centinaia di prigionieri sciiti. Ma se in quel caso vi fu una sola vittima, furono invece 85 i morti dell’attentato perpetrato all’AMIA di Buenos Aires. Negli anni successivi il procuratore argentino Alberto Nisman cercò di dimostrare che il governo argentino aveva cercato di insabbiare il coinvolgimento di Hezbollah e dell’intelligence iraniana (in cambio di forniture di greggio dell’Iran all’Argentina a condizioni di favore), ma il 18 gennaio 2015 il procuratore fu trovato misteriosamente ucciso nella sua abitazione, fatto che suscitò numerose manifestazioni da parte della comunità ebraica argentina e non solo. Le indagini sull’attentato del ’94 presero una svolta nel luglio 2018, quando l’Argentina chiese alla Russia di estradare l’ex-Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Velayati, ritenuto una delle menti dietro l’attentato e tuttora un uomo di fiducia della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei.Un altro attentato avvenuto in anni più recenti è quello perpetrato in Bulgaria il 18 luglio 2012, in cui un attentatore suicida si fece esplodere in un autobus che trasportava un gruppo di turisti israeliani, uccidendone 5 oltre al conducente. Un anno dopo, il governo bulgaro riferì che l’attentatore era affiliato a Hezbollah. I kamikaze non sono rari nel modus operandi dell’organizzazione: infatti, negli anni ’80 il “Partito di Dio” fu tra le prime organizzazioni terroristiche a ricorrere agli attentati suicidi.

Un partito “popolare”
Ma allora perché Hezbollah conta di una forte popolarità sia in patria che all’estero? Nel primo caso ciò è dovuto al fatto che nel corso degli anni il partito ha creato un complesso sistema di welfare e aiuti socio-economici destinati alle popolazioni più bisognose, soprattutto nel sud del Libano (oltre che nella valle della Bekaa e nel quartiere di Dahieh a Beirut), diventando a tutti gli effetti uno “Stato nello Stato”. Inoltre, Hezbollah si è fatto strada anche nel campo della comunicazione, fondando canali televisivi, emittenti radiofoniche, giornali e blog; in particolare, il canale tv Al-Manar, fondato nel 1991, ha permesso loro di fare molto proselitismo tra i giovani. Nel marzo 2018 hanno persino lanciato un videogioco di guerra, Holy Defence, ispirato alle loro operazioni militari in Siria. Tutto ciò li rende un’organizzazione terroristica “ibrida”, nel senso che mischiano attività illegali e violente ad altre più o meno legittime.
La comunicazione è un elemento particolarmente sensibile per Hezbollah: quando nel 2008 il governo libanese cercò di smantellare una rete telefonica parallela installata dal gruppo terroristico nel Paese per fini militari propri, si arrivò a rischiare una nuova guerra civile con scontri armati tra milizie sciite e sunnite nelle strade di Beirut.
In Italia, invece, in seguito all’intervento in Siria si sono guadagnati il sostegno di molti anche perché hanno combattuto contro l’Isis, subendo numerose perdite, e per il fatto che vengono percepiti come più “tolleranti” degli integralisti sunniti. Va ricordato, in tal senso, che quando il leader leghista Matteo Salvini si recò in Israele, nel dicembre 2018, e definì “terrorista” il movimento, fu criticato soprattutto dai partiti alla sua destra; in particolare, Giorgia Meloni di FdI disse che gli Hezbollah sono gli unici che combattono l’Isis, assieme ad Assad, Russia e Iran.
Con la stabilizzazione della situazione siriana, gli Hezbollah hanno recentemente ricominciato a costruire rampe di lancio di missili vicino al confine israeliano con l’aiuto dell’Iran, oltre a pianificare la costruzione di fabbriche proprie di produzione di razzi. Israele negli ultimi mesi ha risposto colpendo basi iraniane in Siria e in Libano, azioni a cui il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha risposto minacciando Israele; tuttavia, secondo un editoriale pubblicato su Ynetnews ad agosto, dietro le minacce di Nasrallah si nasconde il fatto che il suo movimento e lo Stato libanese stanno attraversando una forte crisi economica, e attualmente non possono permettersi una guerra con lo Stato ebraico. A ciò si aggiungono le difficoltà economiche dell’Iran, sottoposto a sanzioni, nel finanziare i propri alleati.