Per entrare in Nuova Zelanda gli israeliani devono rivelare i dettagli del loro servizio nell’esercito

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di Ludovica Iacovacci
Sei israeliano e vuoi ottenere un visto per l’ingresso in Nuova Zelanda? Dovrai compilare un formulario riguardo al servizio di leva prestato nell’esercito dello Stato ebraico.

L’autorità governativa per l’immigrazione della Nuova Zelanda ha iniziato a richiedere agli israeliani che chiedono un visto di segnalare i dettagli del loro servizio militare come condizione per l’ingresso nel Paese. Secondo ilTimes of Israel, dopo aver compilato il formulario ad almeno una persona è stata negato l’accesso in Nuova Zelanda e ad almeno due persone è stato vietato in Australia, Stato che ha adottato una politica analoga per valutare l’ingresso degli israeliani. A coloro che sono in età di riserva e hanno richiesto visti turistici per la Nuova Zelanda è stato chiesto se avessero prestato servizio nell’esercito – come quasi tutti i cittadini israeliani sono tenuti a fare. Nel caso di riservisti attivi, anche loro sono stati tenuti a compilare questionari dettagliati riguardo al servizio militare prestato.

Il periodo di servizio di leva, la posizione delle loro basi, i corpi e le unità in cui si sono arruolati, i campi militari in cui erano di stanza, il loro grado, i dettagli dei loro ruoli e il numero di identificazione militare: questi sono stati i dati richiesti, nel primo formulario, agli israeliani che richiedevano il visto in Nuova Zelanda. Nel secondo questionario, è stato chiesto loro: “Sei stato associato a qualche servizio di intelligence o gruppo, o agenzia delle forze dell’ordine?”; “Sei stato associato a qualsiasi gruppo o organizzazione che ha usato o promosso la violenza o le violazioni dei diritti umani per promuovere i loro obiettivi?”; “Hai commesso o sei stato coinvolto in crimini di guerra, crimini contro l’umanità o violazioni dei diritti umani?”.

È bene sottolineare che coloro che non hanno potuto rivelare i dettagli del loro servizio militare a causa di ragioni di sicurezza non sono esentati dalla compilazione del questionario; di conseguenza, non sono stati in grado di completarlo e ottenere un visto.

Ad almeno un soldato che ha prestato servizio nella guerra a Gaza è stato vietato l’accesso in Nuova Zelanda nonostante avesse detto di non essere stato coinvolto in alcun crimine di guerra. In Australia si sono ripetuti, almeno, due casi analoghi.

Il Times of Israel riporta di aver contattato l’Autorità per l’immigrazione della Nuova Zelanda (INZ) ma questa ha affermato che servire nella guerra attuale non squalificava automaticamente gli israeliani dall’ingresso nel Paese. Nonostante ciò, non ha smentito i dettagli di questo rapporto.

“Un visto per i visitatori può essere rifiutato per una serie di motivi, ed è difficile per noi commentare il motivo per cui la domanda di una persona è stata rifiutata senza i dettagli della sua domanda. Continueremo a dare priorità all’elaborazione delle domande per le persone colpite dal conflitto. Tuttavia, tutti i richiedenti devono soddisfare i requisiti di immigrazione pertinenti per ottenere un visto. Le eccezioni possono essere considerate caso per caso”, ha detto l’autorità al Times of Israel.

La risposta ha anche evidenziato le seguenti statistiche, relative al periodo dal 7 ottobre 2023: “Al 14 gennaio 2025, abbiamo ricevuto 944 domande da cittadini israeliani sia per domande di visto temporaneo che per quello di soggiorno. Di quelli ricevuti, 809 sono stati approvati, 37 hanno rifiutato, 69 [sono] in corso e il resto è stato ritirato. Nello stesso periodo, l’autorità ha visto 259 domande da parte dei titolari di documento palestinese, di cui 177 sono state approvate, 53 rifiutate, 21 sono in corso e il resto è stato ritirato”, ha aggiunto l’autorità.

Il Times riporta che un’analisi dei dati statistici INZ indica che il tasso di rifiuto per le domande di visto israeliano in Nuova Zelanda durante la guerra è stato di circa il quattro per cento, dato ritenuto non insolitamente alto rispetto agli anni precedenti.

È bene notare però che riguardo al diniego d’accesso per gli israeliani in Australia, da segnalare è la vicenda dell’ex ministro della Giustizia Ayelet Shaked, al quale è stato negato l’ingresso nel Paese dei canguri nel novembre 2024 perché, secondo quanto riferito, la sua presenza avrebbe potuto “incitare la discordia”.