di David Zebuloni
“L’Iran sta ora operando secondo un’economia di armamenti – spiega Moran Elaluf, esperta di Iran e di Medio Oriente, in un’intervista a Makor Rishon -. Il regime comprende che il conflitto potrebbe durare giorni o settimane, quindi non ha fretta di utilizzare tutte le munizioni a disposizione – ne conserva una parte per fasi successive della guerra”. (Nella foto il missile Haj Qaseem, dedicato al generale Qaseem Sulemaini, comandante delle forze iraniane Quds ucciso dagli Usa nel 2020. Fonte: X)
Tel Aviv, Bat Yam, Haifa, Rishon LeZion, Ramat Gan, Petah Tikva – nonostante l’impressionante successo dell’IDF nell’intercettare i migliaia di missili lanciati dall’Iran, nell’ultima settimana diverse città israeliane hanno subito gravi danni e dolorosi lutti. Questa nuova equazione di guerra solleva alcune inquietanti domande: quali sono le reali capacità del regime degli Ayatollah? Cosa comprende il suo arsenale? E ancora, l’Iran ha forse a disposizione missili più avanzati che ancora non ha usato?
“Come linea guida, il regime ha già dichiarato l’intenzione di intensificare e aggravare le proprie risposte, il che significa che non abbiamo ancora visto l’intero arsenale in suo possesso”, spiega Moran Elaluf, esperta di Iran e di Medio Oriente, in un’intervista a Makor Rishon. “Finora, abbiamo assistito a raffiche relativamente limitate, nonostante il regime parli di 1.000 o perfino 2.000 missili lanciati. Perché questa incongruenza numerica? Probabilmente a causa della disconnessione tra la leadership politica e quella militare, oltre a uno shock iniziale che ancora attanaglia il paese”.
E non è tutto. “L’Iran sta ora operando secondo un’economia di armamenti”, aggiunge la ricercatrice. “Il regime comprende che il conflitto potrebbe durare giorni o settimane, quindi non ha fretta di utilizzare tutte le munizioni a disposizione – ne conserva una parte per fasi successive della guerra”. Per quanto riguarda invece la quantità di munizioni detenute dal regime, Elaluf si mostra più cauta. “Le stime parlano di diverse migliaia di missili, ma non vi è certezza assoluta”, sottolinea.
“Alcuni ritengono che il regime disponga di circa 2.000 missili balistici, ma secondo me il numero reale è più alto“, sottolinea poi. “Anche se non vediamo ancora l’intera portata del suo arsenale, non significa che non esista. Israele deve considerare non solo ciò che conosce, ma anche ciò che ignora. Si tratta di un regime che agisce in modo clandestino, spesso nascondendo in profondità nel terreno componenti ed equipaggiamenti. È quindi plausibile che possieda più di quanto dichiara ufficialmente. Ad esempio, un arsenale significativo di droni armati”.
Come prova della tesi da lei sostenuta, Elaluf cita le dichiarazioni del regime durante i colloqui con gli Stati Uniti, in cui si è affermata più e più volte l’intenzione esplicita di nascondere un’importante dose di uranio arricchito. “Se il regime riesce a nascondere l’uranio arricchito, può sicuramente occultare anche componenti legate al programma balistico”, spiega. “Dopotutto, il programma missilistico balistico è un moltiplicatore di potenza per il progetto nucleare, poiché le bombe atomiche devono essere montate su missili balistici”.
Secondo un rapporto pubblicato dall’Istituto David, l’Iran dispone di diversi missili significativi:
- Shahab-3: un missile balistico a medio raggio, capace di colpire a circa 1.350 km, con una testata di 700–1.200 kg.
- Ghadr: un missile balistico con gittata tra 1.800–2.000 km.
- Emad: un missile balistico a propellente liquido con raggio d’azione di circa 2.500 km.
- Fateh-1: un missile a corto raggio, monostadio, con testata convenzionale da circa 500 kg.
- Haj Qasem: un missile da crociera antinave con raggio superiore a 1.000 km.
- Sejjil: un missile balistico a due stadi a propellente solido con raggio di circa 2.300 km.
- Kheibar Shekan: un missile balistico ipersonico avanzato.
“Sì, il regime possiede anche missili ipersonici: i più avanzati oggi in circolazione”, afferma Elaluf. “Missili estremamente difficili da rilevare e tracciare, perché il loro volo non è lineare ma a zig-zag, con una velocità variabile che rende difficile l’intercettazione. L’IDF ha a disposizione il sistema Arrow 3 che fornisce una copertura nello spazio profondo, ma la minaccia resta significativa”.
Attualmente, l’Iran produce autonomamente la maggior parte dei missili in questione, ma fa anche affidamento su diversi paesi alleati che le forniscono le tecnologie necessarie per sviluppare armi avanzati. “Sappiamo oggi che il regime ha legami molto stretti con la Corea del Nord e la Cina nel campo nucleare e missilistico”, osserva Elaluf. “Di fatto, ogni tecnologia in mano a questi due paesi finisce prima o poi anche nelle mani dell’Iran”.
Inoltre, il programma nucleare iraniano si basa su un’infrastruttura logistica distribuita in tutto il Paese. “Ci sono siti per la conversione dell’uranio in gas, e altri per la produzione di plutonio”, rivela Elaluf. “L’Iran eccelle nell’occultamento e nella disinformazione. Pertanto, Israele deve migliorare le proprie capacità di intelligence. Finora gli attacchi dell’IDF sono stati di alta qualità, ma si tratta solo dell’inizio – colpire tutti i siti nucleari, a causa della loro dispersione e mimetizzazione, è una sfida complessa”.
Secondo la ricercatrice, i missili più pericolosi nell’arsenale iraniano sono proprio quelli balistici, basati su tecnologia nordcoreana e cinese. “Sono capaci di trasportare testate nucleari, anche se il loro montaggio non è affatto semplice”, spiega. “È un’operazione molto complessa che richiede competenze avanzate. Il Professor Fereydoon Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, recentemente eliminato in un attacco aereo, aveva dichiarato che l’Iran non solo ha la capacità di produrre una bomba atomica, ma anche di montarla su un missile entro poche ore”.
Lo stesso Professor Abbasi ha inoltre dichiarato che l’Iran è in grado di lanciare una “bomba sporca” – un ordigno con elementi radioattivi, ma non classificato ufficialmente come arma nucleare secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. “È proprio questa la strategia adottata dall’Iran negli anni: evitare l’accusa diretta”, spiega Elaluf. “Non usare un’arma nucleare convenzionale, ma una bomba sporca che non rientra nei criteri formali, pur potendo causare danni enormi”.
La conclusione è semplice: se l’Iran continuerà a sentirsi messa spalle al muro, potrebbe decidere di impiegare armi più avanzate. “Tutto dipende dagli sviluppi e dal fatto che gli Stati Uniti si uniscano direttamente alla guerra”, osserva la ricercatrice. “Di fatto, se Israele alzerà il livello, anche l’Iran lo farà. Nella cultura iraniana, perdere è in primis una questione di onore. Già nel 2015, Khamenei scriveva nel suo libro che aspirava a stabilire un’egemonia mediorientale al posto di quella occidentale. Il progetto nucleare è lo strumento per trasformare l’Iran in una potenza regionale. Il primo passo, però, è sradicare quella spina nel fianco del Medio Oriente chiamato lo Stato di Israele”.