di Ilaria Myr
È un lavoro incessante quello che Hillel Neuer, direttore esecutivo della Ong Un Watch, svolge per documentare i pregiudizi e le scorrettezze commesse dall’ONU nei confronti di Israele. Pregiudizi ben radicati, evidenti nell’operato di Francesca Albanese e nell’infiltrazione di Hamas nell’UNRWA
Dal 2015 ad oggi le risoluzioni Onu contro Israele sono state 173. Quelle contro la Russia: 29, Corea del Nord: 10. Iran: 9. Cina e Cuba: 0. Bastano questi numeri per capire il forte pregiudizio nei confronti di Israele dei membri dell’Onu, molti dei quali rappresentano dittature sanguinarie e liberticide. Per questo Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch – una Ong che monitora l’operato delle Nazioni Unite sulla base dei criteri stabiliti dal proprio Statuto – svolge da anni un lavoro incessante per condannare le scorrettezze e violazioni delle sue stesse regole da parte dell’Onu e, in particolare, la parzialità e i pregiudizi nei confronti di Israele, sempre esistiti ma cresciuti negli ultimi due anni, con la guerra a Gaza.
Grazie a indagini continue e dati costantemente aggiornati ha raggiunto importanti traguardi, primi fra tutti l’avere portato all’attenzione del mondo l’antisemitismo, la parzialità, gli abusi e l’inadeguatezza al suo ruolo della “Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati” Francesca Albanese, e l’aver denunciato la collusione di lavoratori dell’UNRWA nel terrorismo. Il tutto sempre con report molto dettagliati, consultabili sul sito web dell’organizzazione, l’ultimo dei quali – intitolato Schools in the Grip of Terror: How UNRWA Allowed Hamas Chiefs to Control Its Education System – è dedicato al controllo da parte di Hamas sulle scuole dell’UNRWA e il fallimento delle donazioni dei paesi occidentali. L’indagine è stata da lui presentata anche al Senato italiano a metà settembre.
«Si potrebbe pensare che raccogliere le informazioni sia stato per noi molto difficile ma la triste verità è che in realtà è stato molto semplice – spiega Neuer a Bet Magazine – Mosaico -. Abbiamo fatto delle semplici ricerche su Facebook e su internet sui nomi di leader dell’UNRWA (capi delle scuole e dell’organizzazione) e abbiamo scoperto che molti sostengono Hamas o ne sono perfino membri. Uno su tutti Suhail al-Hindi, leader dello staff della Ong a capo di 30.000 impiegati, che è nel bureau politico di Hamas».
Già a gennaio di quest’anno l’Ong aveva documentato l’ “alleanza” fra l’UNRWA e Hamas e la Jihad Islamica, nel report chiamato appunto The Unholy Alliance: UNRWA, Hamas, and Islamic Jihad, mentre nel 2024 aveva denunciato che 3000 insegnanti nelle scuole dell’UNRWA a Gaza facevano parte di un gruppo Telegram in cui inneggiavano al 7 ottobre e al terrorismo (report UNRWA’s Terrorgram).
La verità su Francesca Albanese
Una gran parte del lavoro di UN Watch, poi, è dedicata a mostrare l’inadeguatezza di alcuni personaggi che lavorano nelle Nazioni Unite con incarichi che dovrebbero essere super partes, che sono invece svolti con pregiudizi e partigianerie. Una su tutti Francesca Albanese, che dimostra ogni giorno la sua faziosità, attaccando Israele e persino gli ebrei. Un personaggio non limpido – si dice avvocato, ma sembra non lo sia -, di cui Neuer ha rivelato scorrettezze e abusi di potere.
«Grazie alla nostra campagna, molti governi oggi sanno chi è Francesca Albanese e conoscono l’antisemitismo che sostiene apertamente e il terrorismo che legittima – continua – tanto che la Francia e la Germania l’hanno condannata per antisemitismo, e il Canada per revisionismo della Shoah: un vero e proprio unicum nella storia dei Relatori speciali delle Nazioni Unite …».
Eppure le sue dichiarazioni sono pubbliche, così come è ormai noto (grazie a Un Watch) il fatto che abbia preso soldi – che ha fatto versare alla sua segretaria, non potendo nel suo ruolo essere pagata – da associazioni pro-Palestina legate a Hamas per un viaggio in Australia e Nuova Zelanda pagato dall’Onu. Un comportamento assolutamente inaccettabile per qualcuno nella sua posizione, definito inappropriato anche da altri Rapporteurs. Alla luce di tutto ciò, dopo numerose richieste di intervenire inviate all’Onu, concluse con un nulla di fatto, gli Stati Uniti hanno deciso di sanzionarla.
Nonostante questo, Albanese è stata riconfermata nel suo ruolo ad aprile.
«In realtà non è così – ci spiega Neuer -. Albanese era stata incaricata nell’aprile del 2022 dallo Human Rights Council dell’Onu, di cui fanno parte Paesi non proprio democratici come Cina, Cuba, Qatar. Come previsto dal regolamento, se nessuno si dichiara contrario il rapporteur viene rinnovato automaticamente. In questo caso le obiezioni ci sono state eccome, ma la Commissione per i diritti umani le ha ignorate, perdendo tempo: si è quindi arrivati ad aprile di quest’anno, e automaticamente la sua nomina è stata rinnovata. Abbiamo presentato al Consigliere legale delle Nazioni Unite Stephen Mathias una memoria che chiede di riconoscere l’illegalità del processo di nomina e sollecita gli Stati membri a respingere quella che definisce la pretesa illegittima di Albanese alla carica».
Un’eroina in patria
Un fatto è certo: in Italia Francesca Albanese è diventata per molti un’eroina, a cui consegnare cittadinanze onorarie (vedi Bologna, Reggio Emilia, Napoli in fase di delibera) e addirittura da candidare nelle file del proprio partito (vedi Movimento 5 Stelle).
«La civiltà occidentale è malata e preda di una follia collettiva che ha come bersaglio Israele e gli ebrei – continua Neuer -. Albanese sa molto bene che quando accusa Israele di commettere un genocidio sta mettendo un bersaglio su ogni ebreo del mondo: perché cosa c’è di più morale del colpire chi è dalla parte di chi commette un genocidio? Questa è la giustificazione per attaccare gli ebrei in tutto il mondo. E Albanese di fatto è una dei leader di questi attacchi perché usa il nome delle Nazioni Unite per alimentare questo odio».
Albanese però non è la sola “esperta” dell’organizzazione ad avere forti pregiudizi su Israele: sembra anzi che alcuni siano stati nominati in alcuni ruoli proprio in virtù di queste posizioni, di cui non hanno mai fatto mistero. È il caso di Navy Pillay, presidente della Commissione di Inchiesta indipendente sui Territori palestinesi occupati, che ben quattro anni prima di essere nominata nel ruolo aveva chiesto l’embargo delle armi a Israele e aveva firmato un documento intitolato “Sanzioni all’apartheid in Israele” inviato ai governi. Non sono meglio gli altri due membri di questa commissione, Miloon Kothari, che accusa gli ebrei di dominare i social media, e Christopher Sidoti, per il quale “le accuse di antisemitismo vengono sparse in giro come riso ai matrimoni”. Questi tre personaggi – anch’essi assolutamente non imparziali – sono coloro che hanno pubblicato a metà settembre il report Onu che accusa Israele di commettere un genocidio.
Nonostante ciò, Hillel Neuer e l’UN Watch proseguono nel loro incessante e importante lavoro, senza perdersi d’animo. «Vediamo che le nostre ricerche vengono utilizzate spesso da alcuni Paesi per prendere le proprie decisioni, e questo è un ottimo risultato, in un momento di grande disinformazione e pregiudizio sui media. E se i giovani, leggendo articoli basati sui nostri dati, acquisiscono maggiore conoscenza e consapevolezza di quello che in realtà succede, al di là dei bias e della mala informazione, avremo raggiunto un importante traguardo».