di Davide Cucciati
Il progetto ruoterebbe attorno a una brigata di pronto intervento di circa 2.500 uomini, articolata in componenti terrestri, navali e aeree. La ripartizione indicata è di 1.000 soldati israeliani, 1.000 greci e 500 ciprioti, con uno squadrone dell’aeronautica per ciascun Paese. La rete di basi e infrastrutture operative includerebbe Israele e Cipro, oltre alle isole greche di Rodi e Karpathos. Sul piano navale, Ynet riferisce che l’assetto ipotizzato includerebbe mezzi israeliani e greci. (Da sinistra il primo ministro israeliano Netanyahu, il presidente cipriota Christodoulides e il primo ministro greco Mitsotakis. Foto: X).
Israele, Grecia e Cipro stanno ipotizzando la creazione di una forza militare congiunta nel Mediterraneo orientale. La notizia, riportata da Ynet sulla base di informazioni della stampa greca, si inserisce in un contesto regionale in cui, alla luce delle tensioni con la Turchia, la dimensione della deterrenza e quella della protezione di infrastrutture energetiche tornano centrali.
Il progetto ruoterebbe attorno a una brigata di pronto intervento di circa 2.500 uomini, articolata in componenti terrestri, navali e aeree. La ripartizione indicata è di 1.000 soldati israeliani, 1.000 greci e 500 ciprioti, con uno squadrone dell’aeronautica per ciascun Paese. La rete di basi e infrastrutture operative includerebbe Israele e Cipro, oltre alle isole greche di Rodi e Karpathos. Sul piano navale, Ynet riferisce che l’assetto ipotizzato includerebbe mezzi israeliani e greci.
Ankara alza la posta: 6,5 miliardi per la “cupola d’acciaio”
Questo quadro mediterraneo si inserisce in un contesto reso ancora più significativo da un dato recente: secondo Rivista Italiana Difesa, il presidente del Segretariato delle Industrie della Difesa turco, Haluk Gorgon, ha firmato due contratti per 6,5 miliardi di dollari con le società Aselsan e Roketsan nell’ambito del progetto di difesa aerea integrata Steel Dome, esplicitamente concepito anche come risposta simbolica al nome dell’Iron Dome israeliano. Il sistema è pensato come un ombrello nazionale che integra più strati di difesa e collega attualmente 47 sistemi tra radar, missili, sensori elettro ottici, cannoni e capacità anti droni, con una nuova piattaforma di comando e controllo.
Gaza, ricostruzione e sicurezza seguono binari diversi
Ynet riporta che nei colloqui tra Israele e Grecia sarebbe emerso anche il capitolo Gaza ma in modo del tutto distinto: Atene viene citata solo per un possibile coinvolgimento nella ricostruzione. La questione dei soldati, invece, riguarda un altro dossier, quello della International Stabilization Force per Gaza. Reuters riferisce che Washington prepara un possibile dispiegamento già da gennaio 2026, con dettagli ancora in discussione su dimensione, composizione, alloggiamento e regole d’ingaggio. Qui si innesta la preoccupazione israeliana relativamente al tema del disarmo. Infatti, il primo ministro Netanyahu ha espresso scetticismo sulla capacità di una forza multinazionale di disarmare Hamas, pur dicendo di essere disposto a darle una possibilità.
Un tassello mediterraneo, non una “forza per Gaza”
La possibile forza trilaterale Israele Grecia Cipro, se confermata, sarebbe quindi un tassello specifico del Mediterraneo orientale. Il capitolo Gaza si gioca su un altro tavolo dove la sicurezza dipende dalla credibilità e dalla reale robustezza del dispositivo internazionale che gli Stati Uniti tentano di mettere in piedi.



