In un clima di tensione internazionale, un premio alla moderazione

Mondo

di Leone Finzi

Oggi  è  il giorno del voto dei milanesi per eleggere il nuovo sindaco – quello che ci porterà all’EXPO, e quello anche che secondo alcuni determinerà il futuro politico dell’Italia, che dirà qualcosa su cosa ci attende nei prossimi mesi se non addirittura anni. La tensione di settimane di campagna elettorale al vetriolo finalmente si stempera.
A Gerusalemme invece le corde sono ancora tese, tesissime per via delle celebrazioni palestinesi della Naqba. Gli scontri fra la polizia e i palestinesi sono cominciati venerdì e sono proseguiti anche ieri durante i funerali del ragazzo ucciso due giorni fa a Silwan.
Tensione continua poi c’è in Europa e in tutto l’Occidente per le dichiarazioni dei giorni scorsi rilasciate dalle autorità religiose di Tripoli: “Per ogni imam ucciso a Brega mille persone moriranno”.

Nel clima teso che da mesi segna il nostro Mediterraneo, oggi l’Università di Tel Aviv assegna il Dan David  Prize a Giorgio Napolitano con una motivazione che appare soprattutto come una speranza per il futuro: la moderazione.
Il Dan David è uno dei premi più prestigiosi di Israele ed ogni anno viene assegnato a personalità del mondo della scienza della cultura, della politica. Negli scorsi anni l’hanno ricevuto l’ex primo ministro inglese Tony Blair, l’astrofisico Paolo De Bernardis, e lo scienziato Robert C. Gallo, e poi Jacques le Goff, Zubin Metha, e molti altri nomi noti e meno noti.

Per il 2010 è stato scelto Giorgio Napolitano – insieme alla scrittrice canadese Margareth Atwood allo scrittore indiano Amitav Gosh, a Leonard Kleinrock, a Gordon E. Moore e Michael O. Rabin. E’ un premio assegnato a coronamento alla sua lunga carriera politica ma anche e soprattutto per il riconosciuto contributo alla “moderazione” che egli ha saputo dare alla scena politica italiana ed europea.

Napolitano, che è giunto a Tel Aviv ieri sera (14 maggio), vedrà oggi il capo di stato Shimon Peres, e il primo ministro Benjamin Nethanyau; domani sarà invece in Cisgiordania per incontrare Abu Mazen e poi ad inaugurare le manifestazioni organizzate dall’Istituto di cultura italiano a Tel Aviv e Haifa “Italia-Israele. Gli ultimi centocinquant’anni” (16-17 maggio).

Tre giorni densi per il capo di Stato italiano che aprirà le celebrazioni che ricordano il passato di Italia e Israele, le affinità che hanno segnato queste due nazioni, ma che attraverso  l’incontro con i rappresentanti israeliani e palestinesi guarderà anche al presente e al futuro dei rapporti fra Italia, Israele e Palestina.
Chissà se Napolitano con la saggezza dei suoi anni e la moderazione della sua linea politica in Italia ed Europa, saprà dare e “dire” qualcosa anche a israeliani e palestinesi, se saprà portare anche lì l’idea del “compromesso”.