Scontri a Gerusalemme: la violenza non si ferma

Israele

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Non cessano, e anzi si moltiplicano, gli scontri a Gerusalemme. In particolare venerdì pomeriggio, in occasione dei funerali di Muhammad Hussein Abu Khdeir, il 16enne palestinese ucciso qualche giorno fa, giovani manifestanti palestinesi e poliziotti israeliani si sono scontrati in varie aree della Città Vecchia, compresa la spianata delle Moschee, e nei quartieri arabi di Ras al-Amud e Wadi al-Joz. 35 persone sono rimaste leggermente ferite, mentre non trova ancora conferma la notizia dell’uccisione di una donna, circolata su Facebook.

In previsione del funerale, iniziato dopo la preghiera islamica del venerdì, la polizia israeliana aveva aumentato il dispiegamento di forze a Gerusalemme e proibito l’accesso alla Spianata delle moschee agli uomini sotto i 50 anni.

Dopo il ritrovamento del corpo del ragazzo, martedì, era scoppiata una violenta protesta in Cisgiordania e Gerusalemme, culminata durante i funerali in violenti scontri.

Dal canto suo, tutti gli esponenti israeliani (dal primo ministro Benjamin Netanyahu ai ministri Uri Ariel e Tzipi Livni, al sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, al leader dell’opposizione Isaac Herzog) hanno condannato mercoledì stesso, pubblicamente e senza mezzi termini, l’omicidio del 16enne palestinese, pur non essendo ancora del tutto accertata la matrice razzista dell’omicidio. Inoltre, le Forze di Difesa israeliane hanno messo agli arresti, giovedì, quattro soldati che hanno partecipato alla campagna online che invoca “vendetta” contro gli arabi per il rapimento e assassinio dei tre adolescenti israeliani il mese scorso per mano di terroristi palestinesi. “Si tratta di un episodio grave – ha detto un portavoce militare – in nessun modo conforme a quanto le Forze di Difesa israeliane si aspettano dai propri soldati”. A tutti i comandanti è stata data istruzione di agire con fermezza contro i soldati che prendono parte alla campagna in questione.

Infine, il sud di Israele continua a essere bersaglio del lancio di missili e colpi di mortaio: venerdì sono stati colpiti i centri Sderot, Ofaqim e Eshkol, causando qualche ferito.

Ma accanto alla violenza, si moltiplicano le manifestazioni che chiedono la pace: a Tel Aviv, ma anche nella stessa Gerusalemme centinaia di persone hanno chiesto nelle strade di fermare le violenze, che soprattutto coinvolgono i minori.