Il viaggio della fiaccola

Mondo

Contestazioni lungo il cammino.

Il viaggio della fiaccola olimpica per raggiungere Pechino, dove si svolgeranno in agosto le prossime Olimpiadi, fa più pensare alle mirabolanti avventure di un fuggitivo piuttosto che il cammino di un messaggero di pace. Nelle diverse città che i tedofori hanno già attraversato, da Parigi a Londra, da San Francisco a Buenos Ayres, gli organizzatori hanno dovuto praticare un faticoso slalom per cambiare itinerari, nascondere la fiaccola per sottrarla ai manifestanti, questa volta legati alle rivendicazioni dei diritti umani del popolo tibetano nei confronti della Cina. Non è la prima volta che le Olimpiadi si scontrano con la politica. Non è la prima volta che i giochi sono strumentalizzati e insanguinati da vicende politiche che dovrebbero essere ben lontani dallo spirito olimpico. Basta citare Monaco ’72. A questo punto c’è da chiedersi cosa sia rimasto dell’ideale originario, quando i giochi costituivano una pausa alle guerre in corso, e se oggi valga la pena di continuare a chiamarle Olimpiadi. A conti fatti, i più preoccupati dell’ipotesi di un boicottaggio sembrano infatti essere gli sponsor.