Il presidente polacco Andrzej Duda in visita in Israele: “Gli ebrei sono più sicuri in Polonia che in Francia”.

Mondo

di Paolo Castellano

duda-polonia
Il presidente polacco Andrzej Duda

Come riporta Times of Israel, durante la sua visita di stato in Israele avvenuta il 19 gennaio, il presidente polacco Andrzej Duda ha affermato che gli ebrei sarebbero più al sicuro in Polonia che in Europa occidentale. Egli ha inoltre respinto qualsiasi responsabilità storica del suo paese durante l’Olocausto.

Parlando al meeting, organizzato dal Consiglio israeliano per le Relazioni estere a Gerusalemme, negli ultimi giorni della sua visita, Duda ha detto che diversamente dalla Francia o da altre parti dell’Europa occidentale, gli ebrei possono camminare liberi indossando simboli religiosi.

«Oggi la cultura ebraica è popolare in Polonia perché richiama una memoria positiva», Duda ha affermato, esprimendo la convinzione che “coloro che oggi indossano la kippah in ogni città polacca siano più al sicuro rispetto ad altri luoghi europei, come in Francia.

Tuttavia, Duda ha negato la colpevolezza collettiva del suo Paese per le atrocità dell’Olocausto, dicendo che anche i polacchi sono stati perseguitati dal regime nazista.

«Non siamo stati noi a invadere la Polonia nel 1939», egli ha detto, riferendosi all’occupazione del 1939 che innescò la seconda guerra mondiale. «Non abbiamo fatto noi l’Olocausto. Noi siamo stati conquistati dai tedeschi. Non abbiamo avuto nessuna scelta».

Il presidente ha detto che i suoi compaesani sono stati solamente delle vittime dell’Olocausto come gli ebrei: «Sei milioni dei nostri cittadini sono stati uccisi, metà di loro erano ebrei». Ha poi aggiunto: «Hitler voleva sterminare il popolo ebraico, ma egli ha anche pianificato di uccidere gli slavi. Assieme agli ebrei europei sono stati uccisi e perseguitati anche i polacchi in diversi campi di concentramento».

Il prof. Shlomo Avineri, uno scienziato prestato alla politica di origine polacca, ha chiesto a Duda chiarimenti sui polacchi che presero parte all’uccisione degli ebrei, che il presidente ha definito, minimizzando il loro ruolo, solo un’eccezione.

«La verità storica è ciò che è. Non è sempre gradevole o piacevole», ha replicato il presidente polacco. «Come qualsiasi nazione, ci sono state persone che hanno dimostrato eroismo e hanno rischiato le loro vite per salvare gli ebrei, ma ce sono state altre che possiamo definire spregevoli».

Duda ha anche difeso una legge polacca, approvata di recente, che punisce l’uso della frase “campi di concentramento polacchi” in riferimento ai campi nazisti di sterminio durante l’occupazione della Polonia. Egli ha detto che l’espressione non dovrebbe riferirsi ad Auschwitz, Treblinka, Majdanek, Belzec, Sobibór o Chelmno.

«Non furono dei campi polacchi. Questo assurdo nome si riferisce solo alla geografia», egli ha detto. «Come vi sentireste se un attacco terroristico a Tel Aviv fosse definito “un attacco israeliano”? Come si sentirebbe un giapponese se l’esplosione della bomba atomica di Hiroshima fosse chiamata “un attacco nucleare giapponese”? È una distorsione storica».

Duda, il cui suocero Julian  Kornhauser è un noto poeta ebreo-polacco, ha parlato di mille anni di buoni rapporti tra gli ebrei e i polacchi, interrotti soltanto dall’Olocausto. Ma quando gli è stato chiesto dei progrom e degli attacchi agli ebrei prima e dopo l’Olocausto, egli ha detto che ogni Paese ha al suo interno dell’antisemitismo contro cui combattere.

«Mi sapete indicare un qualsiasi Paese, oltre a Israele, dove non ci sia traccia di antisemitismo e dove abitino solo persone per bene?», egli ha chiesto. «Non esiste un simile stato. È però importante affrontare e resistere all’antisemitismo in maniera diretta».

«Chiunque appoggi attualmente l’antisemitismo in Polonia, si emargina dalla nostra comunità», ha specificato il presidente polacco.

Il 18 gennaio, Duda ha incontrato a Betlemme Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità Palestinese.