di Pietro Baragiola
Le immagini del nuovo locale apparse in rete (autentiche, come ha verificato il fact checker David Puente) a fianco a fotografie di mercati ben forniti, ristoranti e panetterie aperti nel centro di Gaza hanno messo in dubbio le accuse rivolte ad Israele spaccando l’opinione pubblica. Ma c’è chi ricorda: nonostante alcuni locali siano aperti, affrontano difficoltà e prezzi eccessivi.
Lunedì 1° settembre a Gaza ha ufficialmente aperto il Nutella Sweet & Café, un locale situato nel quartiere di Al-Rimal e dedicato a dolci e bevande a base della squisita crema alle nocciole, famosa in tutto il mondo.
Le prime immagini, diventate virali sui social, vedono protagonisti interni moderni e clienti che si deliziano tra cappuccini e crêpes, un’atmosfera che ha sorpreso molti osservatori sollevando polemiche immediate.
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“Sembra una capitale europea, non una città sotto assedio” ha scritto un utente su X, commentando le prime foto.
Questa apertura coincide con un periodo storico segnato da dichiarazioni contrastanti sullo stato dell’alimentazione a Gaza. Negli ultimi giorni un rapporto di 59 pagine, pubblicato dalla Integrated Food Security Phase Classification (IPC) e riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha stabilito che lungo la Striscia è in corso una forte carestia ‘interamente causata da Israele’ e che ‘si sta rapidamente diffondendo in tutta l’area’.
Le immagini del nuovo locale apparse in rete a fianco a fotografie di mercati ben forniti, ristoranti e panetterie aperti nel centro di Gaza hanno messo in dubbio le accuse rivolte ad Israele spaccando l’opinione pubblica.
Nutella Sweet & Café: realtà o propaganda?
Nonostante alcuni spettatori del web non siano del tutto convinti dell’esistenza del Nutella Sweet & Café e abbiano persino sostenuto che si tratti di una messinscena propagandistica pro-Israele, il fact-checker italiano David Puente ha confermato che il locale esiste davvero.
Per arrivare a questa conclusione, Puente ha geolocalizzato l’edificio e ha confrontato le immagini riflesse nelle sue vetrine con i palazzi circostanti, arrivando a stabilire che le foto presenti sul web non sono solo autentiche ma scattate in questi giorni.
Dopo aver ricevuto queste conferme, diversi account israeliani con decine di migliaia di followers hanno iniziato ad utilizzare le immagini come prova per respingere le accuse dell’IPC, affermando che si basano su “informazioni parziali, provenienti da Hamas”.
Gli stessi account hanno voluto sottolineare che sia giusto ricordare che diversi ristoranti e locali seppur aperti, affrontano condizioni proibitive a causa del conflitto: mancanza di materie prime e costi eccessivi.
“Cerchiamo di presentarci sui social in modo dignitoso e rispettabile ma ciò non significa che vada tutto bene o che ci sia tanto cibo a disposizione” ha raccontato Mohammed Shabana, proprietario dell’Athar Cafè a Gaza, nella sua intervista rilasciata a France24. “Quello che appare nei video non riflette lo sforzo e la fatica attraverso cui teniamo in piedi le nostre attività.”
La disuguaglianza a Gaza
Molte testimonianze locali indicano che, a causa dei sabotaggi di Hamas, la distribuzione degli aiuti umanitari all’interno della Striscia non è uniforme: alcuni quartieri soffrono gravi carenze mentre altri hanno accesso a prodotti importanti, come la Nutella.
Si stima che circa il 10% della popolazione benestante continui a sostenere attività commerciali di fascia medio-alta, mentre la gran parte dei residenti affronta severe restrizioni.
“La semplice presenza di attività di ristoro non è dunque in contraddizione con lo stato di carestia stabilito dall’IPC” ha affermato un analista locale nella sua intervista rilasciata al Times of Israel. “Secondo l’analisi dell’IPC si può parlare di carestia in una certa area quando il 20% delle famiglie si trova in condizioni di estrema carenza di cibo; quando il 30% dei bambini soffre di severa malnutrizione e quando almeno due adulti su 10mila muoiono di fame ogni giorno. La verità a Gaza è stratificata. Si, ci sono zone con gravi difficoltà, ma ci sono anche mercati, panetterie e la vita quotidiana continua nonostante il conflitto.”
Simbolo di speranza e contraddizioni
Nonostante queste informazioni, il pubblico rimane diviso dalle immagini rilasciate in questi giorni: se per alcuni il nuovo Nutella Sweet & Café rappresenta un piccolo spazio di sollievo nel mezzo del conflitto, per altri l’apertura del locale non fa altro che mettere in dubbio il messaggio di emergenza diffuso dalle organizzazioni internazionali.
“Se a Gaza si beve cioccolata calda in un bar moderno, come conciliare questa immagine con i camion di aiuti umanitari che bussano ai confini?” chiede un utente su X.
Tra chi lo considera un gesto di speranza e chi un simbolo di disuguaglianza e disinformazione, il Nutella Sweet & Café è diventato più di un esercizio commerciale: è un simbolo delle contraddizioni di Gaza, dove ogni immagine, dai mercati alle panetterie fino ai nuovi bar, diventa parte di un conflitto narrativo che si combatte quotidianamente sul campo dell’informazione giornalistica.