Sarah Halimi

Francia, caso Halimi: assolto l’assassino. Ora la famiglia della vittima ricorrerà in Cassazione

Mondo

di Roberto Zadik
Una decisione sconvolgente. Giovedì 19 dicembre la Corte d’Appello del Tribunale di Parigi ha assolto Kobili Traorè, originario del Mali, presunto assassino della 65enne Sarah Halimi. Secondo le accuse il 4 aprile 2017 l’uomo avrebbe defenestrato la sua vittima gridando Allah Akbar (Dio è grande), ho ucciso il diavolo! dopo averla aggredita in un delirio a metà fra antisemitismo e assunzione di droghe e gettata dal terzo piano di un appartamento parigino situato nell’11esimo circondariato della capitale francese.

Nonostante la brutalità del crimine commesso sotto effetto della marijuana, Traorè è stato dichiarato “libero” e scagionato da “qualsiasi responsabilità penale”, secondo l’articolo del sito Le Point (Il Punto). Dopo questo inquietante verdetto la famiglia della Halimi cercherà di ricorrere in Cassazione ribaltando le sorti di questa sentenza. Tre rapporti di tre esperti psichiatrici hanno concordato sulla follia del gesto mantenendosi in disaccordo sull’abolizione o la riduzione del giudizio del sospettato”. Uno di questi specialisti, Francis Szpiner,difensore dei bambini dopo le delibere del Tribunale, ha affermato polemicamente “Il dubbio ha giovato all’assassino”. I magistrati della camera investigativa hanno considerato, per aprire il caso, che vi fossero solidi motivi per definire questo assassinio come un atto di antisemitismo, in quanto Sarah Halimi era di religione ebraica, escludendo però la possibilità di un eventuale processo. Indignato dalla sentenza “Szpiner l’ha giudicata come “la scandalosa decisione di decretare la totale impunità un uomo delirante e sotto effetto di sostanze tossiche e estremamente dannose per la salute”. Durissima la replica dell’avvocato di Traorè che ha negato le accuse   sottolinendo la sua   totale “assenza di patologie psichiatriche”.

Il legale della famiglia della Halimi, Nicolas Benouaiche, ha invece condannato tutta la vicenda definendola “un piccolo manuale di irresponsabilità e invece noi vorremmo reagire con un processo in cui vengano discusse le responsabilità”. Sempre lo psichiatra Szpiner ha aggiunto successivamente che Traorè “dove essere esaminato da dei professionisti che verificheranno l’assenza   di problemi schizofrenici e che nonostante il suo abuso di cannabis non abbia alcuna complicazione e che i giudici dovrebbero ricredersi casomai questo personaggio venga nuovamente trovato sotto effetto di stupefacenti”.

Un caso che sta facendo e ha fatto discutere, in questo biennio, la Francia e il mondo. Ricostruendone l’evoluzione a luglio del   2017 questo crimine era stato commemorato al Velodromo d’Inverno in una cerimonia dove il presidente della Repubblica Macron ha chiesto   che venisse fatta “giustizia e chiarezza sulla morte di Sarah Halimi” alla presenza di varie autorità come il premier Nethanyahu. Successivamente sono cominciati anni di indagini e ricerche su possibili responsabili. Lo scorso 20 settembre nella sua requisitoria l’avvocato della sorella della vittima, Gilles William Goldnadel, si è espresso sulla vicenda affermando che è “folle e insensato voler discolpare il presunto assassino che come se non bastasse “ha volontariamente assunto della cannabis”. Il 27 novembre, il procuratore generale ha continuato a sostenere la totale inesistenza di responsabilità penali e che non possa essere giudicato in nessun modo. Immediata la reazione sarcastica dello psichiatra Szpiner: “ Se il procuratore afferma questo “è un assegno in bianco del procuratore agli spacciatori di droga. Se vogliono i vari avvocati ora possono rivolgersi alla Corte di Cassazione che può verificare la conformità al diritto delle decisioni dei tribunali”. Nonostante la proclamata innocenza del presunto assassino della Halimi, la corte d’appello ha deciso di sottoporre Traorè ad alcune misure cautelari come il divieto di mettersi in contatto coi parenti della sua presunta vittima e di tornare sul luogo del crimine.