Dietro il dilemma Khamenei: eliminarlo o non eliminarlo? E chi verrà dopo di lui?

Mondo

di David Zebuloni

Nella notte in cui è stata lanciata l’operazione israeliana in Iran, sembrava che i cittadini israeliani non comprendessero ancora la portata dell’attacco né la sua importanza strategica. Solo il giorno seguente, con la pubblicazione dei nomi degli alti esponenti del regime iraniano eliminati, ha cominciato a farsi strada la consapevolezza che l’aeronautica israeliana ha scritto un capitolo storico nei cieli di Teheran. Tuttavia, da allora, una domanda tormenta l’opinione pubblica: perché la Guida Suprema, Ali Khamenei, è rimasto in vita?

Il governo israeliano ha forse scelto di non colpirlo? O non ci è riuscito? Il leader terrorista è ancora responsabile per il futuro del paese o il suo ruolo è diventato meramente rappresentativo a causa dell’età avanzata? E soprattutto: quale significato avrebbe la sua eliminazione per la sicurezza di Israele? Si tratta di una decisione simbolica o strategica? In un’intervista a Makor Rishon, il generale di brigata (ris.) Yosef Kuperwasser, direttore del Jerusalem Institute for Strategy and Security, ha risposto a tutte le domande.

“L’eventuale eliminazione della Guida Suprema è, prima di tutto, un gesto simbolico,” spiega l’esperto. “È chiaro che, finché il regime non sarà sostituito, al posto di Khamenei arriverà qualcun altro con una visione del tutto identica. È importante ricordare che la distruzione dello Stato di Israele è un obiettivo del regime nel suo complesso, non solo di Khamenei come individuo. In effetti, Khamenei è solo il successore di Khomeini – il vero ideatore di questo piano – quindi vedo una continuità della sua politica anche dopo la sua eventuale eliminazione.”

Tuttavia, secondo Kuperwasser, l’eliminazione di Khamenei ha anche una valenza strategica concreta. “Khamenei è un pilastro fondamentale di questo regime,” sottolinea. “È colui che mantiene l’equilibrio tra le diverse componenti del potere: sia quelle più pragmatiche, sia quelle più radicali. Alla fine dei conti, è lui che decide le sorti del regime”.

Questo fatto, secondo l’esperto, rende la sua eliminazione un atto pienamente legittimo. “Khamenei è il simbolo di un regime impegnato nella distruzione di Israele,” conferma. “Sapevamo da sempre di dover eliminare figure come Soleimani e molti altri che eseguivano quel piano, ma il mandante – colui che li ha spinti a operare in quella direzione – è stato Khamenei. Quindi, anche lui non gode di alcuna immunità”.

L’esitazione politica sulla questione, deriva probabilmente dalla percezione di Khamenei come figura politica e non operativa. “Eppure è evidente,” sottolinea Kuperwasser, “che la Guida Suprema è strettamente coinvolta nella costruzione dell’anello di fuoco attorno a Israele e nel rafforzamento delle organizzazioni terroristiche che la attaccano. Incontra regolarmente i loro rappresentanti a Teheran – ha dunque un ruolo centrale nella promozione dell’ideologia della distruzione di Israele”.

E non solo. Khamenei è anche il promotore del programma nucleare iraniano e dello sviluppo dei missili balistici. “È lui che si cela dietro tutto ciò che stiamo vedendo e vivendo in questi giorni”, aggiunge Kuperwasser. “Nonostante l’età avanzata, Khamenei è ancora lucido e attivo nella conduzione dello sforzo iraniano contro Israele – e ciò lo rende un bersaglio importante, oltre che leggittimo”.

Inoltre, l’eliminazione della Guida Suprema potrebbe minare significativamente la forza e la stabilità del regime. “Khamenei non ha nominato un vice o un successore,” conferma l’esperto. “La sua eliminazione potrebbe accelerare il processo di indebolimento del regime. Attualmente ci sono diverse figure nella leadership che si considerano eredi potenziali. In realtà, sembra che chiunque faccia parte dell’élite iraniana si veda come futuro leader, ma non credo che ci sia un successore davvero designato”.

Eppure, quando si parla di successione, c’è un nome che riemerge ripetutamente: Mojtaba Khamenei, il secondogenito dell’attuale Guida Suprema. Già nel novembre scorso, quando si era diffusa la falsa notizia che Ali Khamenei fosse gravemente malato e in punto di morte, Mojtaba era stato immediatamente indicato come suo potenziale erede. Una prospettiva tutt’altro che rassicurante: il figlio in questione è considerato da molti come una delle figure più conservatrici ed estremiste dell’attuale regime.

“Se ci sarà un’escalation, non ci sarà scelta – Israele dovrà ampliare l’elenco degli obiettivi,” afferma Kuperwasser. “Tuttavia, al momento Israele non cerca di alimentare il conflitto, ma di portare a termine la sua missione: neutralizzare le infrastrutture nucleari e i missili balistici dell’Iran. Questo è l’obiettivo assegnato alla sicurezza nazionale dal governo, ed è ciò che Israele sta facendo. Se nel frattempo riuscisse anche a impedire al regime di continuare a promuovere il terrorismo contro di noi – tanto meglio”.