Teatro Parenti sotto attacco: studenti contestano la cultura ebraica. L’accusa è di «avamposto di sionismo in città»

Italia

di Redazione
«Firme contro il Teatro Parenti, avamposto del sionismo in città». Questo è il titolo che campeggia sulle pagine di Libero. Nell’articolo si legge che i collettivi e gli studenti dell’Accademia di Brera criticano le attività del Teatro, ritenute troppo influenzate dalla cultura ebraica.

Intanto da stamattina la notizia si è diffusa rapidamente sui social, suscitando sgomento tra coloro che conoscono il prestigio del noto teatro, da sempre impegnato a offrire spettacoli di alta qualità con artisti di grande rilievo. Sin dal sodalizio fortunato tra Franco Parenti, Giovanni Testori e Andrée Ruth Shammah, il Teatro si è infatti distinto per la valorizzazione della drammaturgia d’autore e per la promozione della libertà di pensiero attraverso proposte eterogenee.

«Di fronte al silenzio complice è l’indifferenza delle istituzione accademica sul genocidio del popolo palestinese, abbiamo deciso di far sentire la nostra voce in solidarietà alla resistenza del fuoco popolo palestinese», scrivono sui social gli studenti di Brera. E per questa ragione hanno deciso lanciare una raccolta di firme per chiedere di «interrompere la convenzione col teatro Franco Parenti, avamposto del sionismo a Milano».

L’accusa degli studenti ha scosso e indignato la nostra Comunità ma anche chi conosce bene il variegato palinsesto del Teatro Parenti, sempre improntato alla pluralità, universalità e laicità di pensiero.

Fin dalla sua fondazione, il Parenti ha ospitato anche spettacoli e incontri legati alla cultura ebraica, affermando, come si legge sul sito del teatro, che «nessuna manifestazione di cultura ebraica si è risolta in una questione di ebrei, ma è sempre stata un suggerimento e un atteggiamento, un modo di avvicinare la realtà. I progetti sulla cultura ebraica vengono affrontati con la consapevolezza che ricercare le radici non significa rifugiarsi in ancestrali deteriori. Al contrario, la cultura ebraica è forse l’unica che si fonda sul presente, integrandovi il passato. Un terreno ricco di racconti e leggende, di canti e danze, di dispute, di Storia, di feste come momenti teatrali e di Teatro come momento di vita».

Nonostante la mission del Teatro volta a promuovere una cultura a 360 gradi, gli studenti dell’Accademia di Brera hanno attaccato questa realtà virtuosa contribuendo ad alimentare un odio delirante anti-israeliano e anti-ebraico, diffuso da mesi nelle università più prestigiose degli Stati Uniti e ora anche in Europa, Italia e infine Milano.

«Pensiamo che l’Accademia non sia un ambiente isolato e fuori dal mondo, ma che, come luogo culturale e prestigioso, debba prendere posizione e usare l’arte e la cultura come strumenti politici contro le ingiustizie del presente – scrivono gli studenti –. In occasione del settantesimo anniversario della Nakba abbiamo organizzato una giornata di solidarietà con il popolo palestinese e una partecipata assemblea durante la quale abbiamo affermato che non vogliamo essere complici di un genocidio e che continueremo a mobilitarci partendo dai nostri luoghi di studio».

 

(Nella foto, una scena de La Maria Brasca, in scena dal 4 al 16 giugno al Teatro Franco Parenti)