Sinistra per Israele: un incontro emozionante al Circolo Caldara

Italia

di Redazione
«Cinquantacinque anni fa il nostro compagno ebbe l’iniziativa di fondare una nuova associazione: Sinistra per Israele», Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre, nel moderare la serata del 21 marzo 2024, presso il Circolo Caldara di Milano, si riferisce alla persona di Giuseppe Franchetti, che nonostante i problemi di salute era qui presente. Il nome “Sinistra per Israele” viene, come ha sottolineato Belli Paci, considerato oggi scandaloso. Al contrario, la serata ha spiegato le radici profonde per cui tale definizione è tutto fuorché scandalosa.

La serata si è potuta svolgere grazie alla presenza delle forze dell’ordine. Si stima fossero presenti almeno una cinquantina tra polizia e carabinieri, per garantire la sicurezza di tutti i presenti. Di fronte alla porta del palazzo circa trenta/quaranta attivisti con le bandiere della Palestina, che hanno gridato a chi usciva frasi come: “Assassini!”, “Vai lavorare!”.

 

Chi grida “Dal fiume al mare”, quella è una volontà di genocidio

La prima a prendere la parola è stata Lia Quartapelle del Partito Democratico: «Se siamo qui questa sera tutti assieme è perché speriamo e vogliamo che ci sia un’alternativa». Quartapelle si chiede se mai vedremo la fine nel corso della nostra vita al conflitto tra Israele e Palestina: «Ci vuole un’alternativa anche all’infinita guerra di Netanyahu, ed anche per i palestinesi, ci deve essere una soluzione alternativa al terrorismo di Hamas».

«Ci sono persone che pensano che l’associazione “Sinistra per Israele” sia una blasfemia. Sinistra per Israele nasce dopo la Guerra dei sei giorni, fondata assieme ad altri da Franchetti. Non è un caso quello di oggi sia stato un punto di incontro. Israele è nato dalla sinistra russa, ucraina ed europea».

«E noi – continua Quartapelle – non vogliamo che succeda come in Francia dove gli ebrei sono minacciati. Lo dico perché quello che abbiamo visto all’Università di Torino è un segnale molto profondo è preoccupante. Chi dice “Dal fiume al mare”, questa sì che è una volontà di genocidio».

L’Onorevole ha poi ricordato la figura di Yitzhak Rabin, come uno straordinario premier per Israele, come colui che ha provato a dare sicurezza alla sinistra, ricordando poi lo straordinario spirito democratico di Israele, una rarità nei nostri tempi, dove per oltre 50  settimane la nazione è scesa in piazza per protestare contro l’attuale governo: «Una cosa che non si è vista in nessun altro paese. Chi mette in pericolo Israele al di là di Hamas è Netanyahu».

«Da Roma a Milano a Bologna continueremo questo percorso, sperando che diventi un dialogo di pace con gli stessi palestinesi», ha concluso la politica del PD, prima di dare la parola a Roberto Cenati, «un amico speciale, per 13 anni punto di riferimento fondamentale dell’ANPI».

«Israele è l’unico Stato democratico nel Medio Oriente, dove si possono svolgere libere elezioni, cosa che non avviene negli altri paesi della zona, ed Hamas non solo vuole cancellare dalla carta geografica lo Stato di Israele, ma vuole dare la caccia all’ebreo», ha detto Roberto Cenati.

 

Le parole vanno adoperate con molta cura: è imperativo conoscerne l’origine e il significato prima di utilizzarle

Cenati ha colto l’occasione per ribadire che le dimissioni da presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della Lombardia e del Comitato di Milano e provincia sono state «molto sofferte, ma dovute al fatto che io sono in disaccordo dalla linea tracciata dall’ANPI nazionale per l’uso del termine genocidio. È una parola che deve essere adoperata con molta cura. Venne coniata da un giurista ebreo polacco, Raphael Lemkin (1900-1959) e fatta approvare nel 1948 dall’ONU, in relazione allo sterminio programmato di massa che è stata la Shoah. Nonostante quello che sta succedendo a Gaza io non lo ritengo un genocidio. Le Forze di Difesa Israeliane vogliono eliminare Hamas. Israele ha tutti i diritti a difendersi e ad esistere».

Inoltre, ha aggiunto come il 7 Ottobre 2023 sia stato quasi completamente rimosso dalla società italiana, ricordando che ancora una volta l’utilizzo del  termine genocidio è pericoloso poiché: «si confonde lo Stato di Israele con il popolo israeliano e con gli ebrei. Questa confusione porta, estremizzandola, a considerazione del tipo: “Gli ebrei hanno subito la Shoah e non hanno imparato niente. Così facendo rischiando di comportarsi nello stesso modo”. È questa la frase che sta passando nella società italiana, che non fa altro che alimentare l’antisemitismo e l’intolleranza a livelli mai visti».

 

Sì al cessate il fuoco e sì alla liberazione degli ostaggi

Emanuele Fiano, all’inizio del suo intervento, ha prontamente ribadito: «Ciò che appare un ossimoro nel nostro titolo, e cioè tenere assieme gli ideali della sinistra con il diritto di Israele ad esistere, assieme al diritto dei palestinesi, è il sale della nostra vita. Riteniamo indispensabile promuovere la nostra critica alla Cisgiordania dei coloni, nei confronti dei palestinesi e al tempo stesso condanniamo il movimento di Hamas».

Fiano parlando delle atrocità del 7 Ottobre  ha detto che è un avvenimento che nessuno di noi avrebbe mai immaginato. Questo pogrom è stato come «una lampadina che ha rischiarato il ricordo dei tempi orribili del secolo scorso».

«Chiediamo un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani. E ricordo anch’io che genocidio si riferisce ad un altro esempio della storia, che non è la guerra israelo-palestinese».

“Siamo ancora fermi al 7 ottobre”

All’evento è intervenuta anche la scrittrice a giornalista Manuela Dviri che ha detto che tutta la popolazione israeliana è ancora ferma al 7 ottobre.

 «Ci abbiamo messo giorni a capirlo. Io vivo qui da più di 50 anni, ho visto tante guerre, ma questa volta è stata diversa. Abbiamo detto mai più, invece, siamo morti come in un Pogrom. C’è una tristezza in un paese che non c’era prima».

“Sinistra per Israele corrisponde ad un’esigenza”

«Credo che la partecipazione a questa serata sia un evento significativo . È la dimostrazione che Sinistra per Israele corrisponde ad un’esigenza, quella di far sentire la voce di quanti a sinistra credono nel ruolo fondamentale per la stabilità, la pace, la sicurezza nel Medio Oriente, di Israele», ha detto Piero Fassino.

«Questa sigla – aggiunge – oggi appare a chi non conosce la storia quasi una forma provocazione. Bisogna dire una cosa chiave e noi dobbiamo dirlo: Sinistra per Israele non significa sinistra per Netanyahu. Per noi è un punto chiaro, ma non è chiaro per chi ci guarda, perché molti pensano che noi siamo a sostegno di qualsiasi cosa, acriticamente, che Israele faccia o dica. Non è così».

 

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Nella foto in alto da sinistra: Lia Quartapelle, Luciano Belli Paci, Piero Fassino, Emanuele Fiano