Shaykh Abd al Wahid Pallavicini è morto; seppe dialogare anche con l’ebraismo

Italia

Shaykh Abd al Wahid Pallavicini  ha lasciato questo mondo domenica 12 novembre all’età di 91 anni.  La Comunità ebraica di Milano, il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib, i Presidenti Raffaele Besso e Milo Hasbani, il Segretario Generale Alfonso Sassun e tutta la comunità, che ha sempre trovato in lui un interlocutore sincero, sono vicini con un forte abbraccio al figlio Yahya Pallavicini, certi di continuare insieme il lungo cammino tracciato dal padre.

Pioniere musulmano del dialogo interreligioso e testimone d’eccezione del ‘900, Shaykh Abd al Wahid Pallavicini ha percorso i poli da Occidente a Oriente. La sua conversione all’Islam nelle mani di Titus Ibrahim Burckhardt è avvenuta il 7 gennaio 1951, mentre si spegneva al Cairo il metafisico francese René Guénon. Negli anni ’80 fonda in Italia e in Francia una comunità di musulmani ricollegata al sufismo tradizionale. Le sue testimonianze per un ecumenismo “al vertice” risuonano degli insegnamenti dei maestri spirituali musulmani che rinnovano nell’umanità il ricordo di Dio.

Lo Shaykh Pallavicini ha riportato l’Islam in Italia dopo 700 anni dalla sua assenza stabilendo una prima comunità islamica autoctona. Ha favorito la costituzione di punti di riferimento del culto e della cultura islamica: in Francia, l’Institut des Hautes Etudes Islamiques, in Italia la COREIS – Comunità Religiosa Islamica Italiana e l’Interreligious Studies Academy (Accademia ISA).

Grazie all’orientamento dato dallo Shaykh Pallavicini è forse oggi possibile per le Istituzioni dello Stato e le rappresentanze delle altre religioni riconoscere un Islam pienamente italiano, ecumenico, spirituale e distante da ogni contraffazione e strumentalizzazione. Nelle parole dello Shaykh Abd al Wahid il senso del valore di tale riconoscimento: “Ai nostri discepoli chiediamo di tenersi saldi nei principi della fede senza scendere a compromessi con le crescenti suggestioni di questo mondo; alle autorità spirituali chiediamo invece di tenere fede allo spirito di fratellanza che abbiamo condiviso nel corso di più di quarant’anni di dialogo, con particolare attenzione a un sempre più necessario affinamento intellettuale e a un discernimento sui segni dei tempi, mentre alle autorità civili chiediamo di sostenere anche fattivamente una realtà spirituale eccezionale nel suo genere, dalla quale possono dipendere non pochi delicati equilibri nei rapporti fra Oriente e Occidente, equilibri che potrebbero divenire ancora più importanti nel corso dei prossimi anni”, da Il nome di Dio nell’Islam, Edizioni Il Messaggero di Padova, 2016 p. 82, Allah, le Nom de Dieu en l’Islam, Éditions Albouraq, 2017 p. 23.

“Fino all’ultimo respiro lo Shaykh Pallavicini non ha smesso di richiamare i suoi discepoli alla sincerità della vocazione contemplativa vivificata anche da una presenza attiva in questo mondo. – si legge nel comunicato della Coreis – L’eredità spirituale dello Shaykh Abd al-Wahid continua sotto la conduzione del figlio Yahya Pallavicini nella comunità benedetta di uomini, donne e bambini che Dio ha voluto riunire. Ringraziamo coloro che, musulmani, fedeli di altre religioni e laici, hanno voluto dimostrare in questi anni la loro amicizia. A tutti chiediamo una preghiera per l’uomo, il maestro, nel ricordo della sua determinazione nella ricerca della Verità”.

La moschea al-Wahid di Milano in via Giuseppe Meda 9 sarà aperta al pubblico dalle ore 12.00 di venerdì 17 e onorerà la preghiera al defunto dopo la preghiera rituale comunitaria alle ore 13.30.
A Dio apparteniamo e a Lui facciamo ritorno” (Corano II, 156)