L’etica ai tempi dell’odio. Al via la Gariwo NetWeek

Italia

di Redazione
“Noi educhiamo alla conoscenza globale e alla scelta attraverso il metodo della comunicazione indiretta. Mostriamo il male che si annida e il bene possibile”. Queste le parole pronunciate da Gabriele Nissim, presidente Gariwo lunedì 21 novembre durante il primo evento della Gariwo NetWeek, guidata da due frasi: L’etica contro l’odioeVivere la verità.

Dopo i saluti istituzionali del Capo di Gabinetto del Sindaco di Milano, il Dott. Mario Vanni – che ha ricordato l’importanza del racconto di storie individuali di etica, responsabilità, del permettere l’immedesimazione in queste storie per la costruzione di una società civile sempre più attenta e per dare un contributo eccezionale alla crescita della persona -, il pomeriggio si è aperto con il racconto degli eventi della settimana da parte della coordinatrice di Gariwo Martina Landi che ha letto il messaggio mandata a Gariwo dalla Senatrice Liliana Segre. “Primo Levi ci ha ammonito”, scrive la Senatrice, “quello che è accaduto, può accadere ancora“.
Se costruire il bene è innanzitutto evitare gli orrori del passato, conoscerli e saperli riconoscere è la premessa indispensabile. Con questo spirito ho impostato i lavori della Commissione straordinaria contro i discorsi d’odio della scorsa legislatura. Mi auguro che anche in questa nuova sia possibile un accordo ampio per una sollecita ripresa dei lavori della Commissione. Perché la strada è ancora lunga e soprattutto i social media pongono continui problemi di diffusione dei hate speech e delle pratiche di discriminazione. Occorre individuare sempre nuove soluzioni sul piano culturale e formativo, ma anche legislativo. Sul piano nazionale e internazionale”.

Gabriele Nissim, presidente Gariwo alla Gariwo NetWeek
Gabriele Nissim, presidente Gariwo alla Gariwo NetWeek

 

Al via poi la conferenza L’etica ai tempi dell’odio, alla quale sono intervenuti: Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, Vito Mancuso, scrittore e filosofo, Milena Santerini, ordinaria di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Francesco Verducci, vicepresidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza del Senato.

Gabriele Nissim ha parlato del metodo Gariwo, ossia l’educazione delle nuove generazioni attraverso la consapevolezza dell’importanza della responsabilità personale verso l’altro nel proprio tempo, insegnata grazie alle storie esemplari raccontate nei Giardini dei Giusti. “C’è una strada per resistere ad ogni forma di odio che ci vorrebbe condizionare e mantenere la fiducia per un mondo di umanità. Vivere e pensare la verità nella propria esistenza quotidiana, suggeriva con un insegnamento di straordinaria attualità Vaclav Havel a Praga ai tempi del comunismo, dove proponeva di resistere attraverso la realizzazione personale di una autenticità umana. Quando si preserva dentro di noi e nelle nostre relazioni un mondo plurale e dialogico, non solo si trova la via della non rassegnazione ma si diventa un baluardo di resistenza all’odio e anello di una catena di solidarietà umana più grande di noi”.

“Conoscete un luogo, un tempo in cui non ci sia stato l’odio?”, è la domanda che pone Vito Mancuso. “Possiamo dire che odio è sempre. È un riconoscere la Storia. Però nel fatto che l’odio è sempre si inserisce la sorpresa: anche l’etica è sempre“.
Citando il gioco di ruolo per le scuole contro l’odio ideato da Gariwo, Oppressi & Oppressori. Tu da che parte stai?, Mancuso ha sottolineato il potere dell’educazione nel contrasto al male e la forza di quella scintilla, che, dice, “possiamo chiamare empatia, sentimento, passione”, che ci fa scegliere in un momento particolare di stare dalla parte del bene.
Ci sono due condizioni per annaffiare l’esile pianticella del bene. La prima è quella di avere un’apertura della mente e del cuore verso qualcosa di più grande di noi“. “La seconda condizione”, dice Mancuso, “viene da un brano di Hannah Arendt che dice: ‘Noi che abbiamo fatto esperienza delle organizzazione totalitarie di massa sappiamo che il loro primo interesse è eliminare qualsiasi possibile forma di solitudine‘. Noi non siamo di fronte a questo, ma siamo comunque, nella società dei social media, soggetti alla mancanza di quella solitudine positiva che si chiama raccoglimento, stare da soli con se stessi. Quella solitudine è fondamentale”.

Nel suo intervento, Milena Santerini dichiara: “Il mio ruolo in questi anni, e come coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, è stato quello di capire che fenomeno è oggi l’odio, che spazio ha nella nostra società. Il web non ha creato i fenomeni di hate speech, però è stato capace di dar loro un’altra forma, una maggiore velocità e capacità di scatenare la nostra pulsione di odio”. Parlando dell’antisemitismo, e di come questo fenomeno cambi, Santerini ci spiega come certamente esista ancora il “vecchio” antisemitismo, quello neo-nazista e neo-fascista, ma ne esista anche una forma nuova, più sottile ma comunque meschina e pericolosa.

Il Senatore Verducci ha raccontato il lavoro della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione, all’odio e alla violenza. “È stata voluta con forza dalla senatrice Liliana Segre e in questo c’è un grande significato simbolico e politico. Questa Commissione trae forza ed autorevolezza dall’impegno politico di Liliana Segre ed attraverso di esso i lavori della Commissione si sono rivolti non solo al Parlamento italiano, alle istituzioni europee, al dibattito pubblico, ma innanzitutto alle nuove generazioni, in modo che strumenti nuovi diano forza alle nostre democrazie ed impediscano il rigurgito di tempi oscuri. La risposta più forte che la politica possa dare contro i discorsi di istigazione all’odio è attuare la nostra Costituzione, fare leggi di inclusione che estendano diritti sociali e diritti civili, che sono tutt’uno e si rafforzano vicendevolmente. C’è uno strumento intorno al quale la Commissione ha incardinato i suoi lavori: un’indagine conoscitiva su natura, cause, sviluppi recenti dei discorsi d’odio. Sono state svolte quasi cento audizioni, con la volontà di avere uno sguardo che fosse il più possibile ampio, all’altezza dei problemi. Gran parte del lavoro è stato concentrato sul tema della tutela dei diritti fondamentali, in particolare dei soggetti vittime di hate speech, un tema che investe il rapporto tra multinazionali digitali e democrazia”.

Dopo la conferenza plenaria, insieme ai protagonisti del progetto Dal Memorioso ai Memoriosi, si è parlato del legame tra Giusti, educazione e teatro, presentando i nuovi spettacoli nati dall’esperienza dello spettacolo Il Memorioso. Breve guida alla memoria del Bene, ispirato dai libri di Gabriele Nissim Il Tribunale del Bene e La Bontà insensata.

Gabriele Nissim: “Lottare contro l’odio ci rende più felici

Pubblichiamo il discorso integrale del presidente Gariwo Gabriele Nissim.

Liliana Segre ha posto questo problema drammatico con queste parole “Sono una delle ultimissime testimone al mondo e con pessimismo e realismo dico che la Shoah sarà trattata in un rigo nei libri di storia, poi non ci sarà più neanche quello.”

Non si ricorderà dunque  tra qualche tempo la Shoah. Non si parlerà più di quanto è successo agli ebrei.  È lo stesso problema del negazionismo di ritorno che sentono gli armeni, ma anche i cambogiani e i rwuandesi.

La domanda che si pone Liliana Segre mi ricorda le angosce di Levi dopo la sua liberazione dal campo quando sognava che al suo ritorno nessuno avrebbe creduto ai suoi racconti.

Oggi c’è un incubo diverso : con la scomparsa dei testimoni si creerà un nuovo tipo di indifferenza e di rimozione.

Come risolvere questo problema?

Sono convinto che ci troviamo ad una svolta nel discorso della memoria.

La memoria degli ebrei come degli armeni e di altri popoli potrà durare nel tempo se saremo capaci di trasformarla in un punto di riferimento morale per la prevenzione dei genocidi.

È stata questa la grande intuizione dell’ebreo polacco Raphael Lemkin, quasi sconosciuto in Italia, che nel 1948 riuscì a fare approvare dalle Nazioni la convenzione per la prevenzione e la repressione.

Il ricordo delle vittime e delle loro sofferenze si sarebbe perpetuato se l’umanità si fosse preso l’impegno morale di impedire nuovi genocidi. Fu questo il suo patto personale con le vittime polacche e con la sua famiglia morta ad Auschwitz. 

Ricordare la Shoah significa dunque insegnare un etica alle persone affinché siano sempre capaci di reagire all’odio e a tutte quelle forse che possono portare al male estremo. Direi che Liliana Segre ha colto l’urgenza di questa prospettiva quando ha creato la commissione contro l’odio al parlamento. Senza lotta all’odio non c’è memoria.

Ucraina

Per questo motivo quanto accade in Ucraina ci dovrebbe fare pensare in un modo completamente diverso da quanto si scrive su media e spesso si ascolta nel dibattito pubblico italiano. Lo ha detto in modo chiaro Timothy Snyder il più grande studioso americano dei genocidi e del totalitarismo sovietico.Non è una guerra che nasce dall’industria delle armi e dal cuore cattivo degli uomini. Ma è un tentativo di genocidio culturale e Putin lo ha dichiarato apertamente. Ha manifestato la sua intenzionalità in tutti i discorsi che hanno preceduto l’invasione

L’Ucraina non può esistere perché è Russia e non può esistere perché non vuole un paese democratico. Persino attacca le biblioteche perché dovrebbero esistere solo i libri russi.

E così con questa impostazione ha dichiarato una guerra, non agli eserciti, ma alla popolazione colpendo obbiettivi civili.  È la stessa modalità usata in Siria, Cecenia, Georgia. Si massacrano e si uccidono le persone che non dovrebbero esistere come popolo libero. E anche minacciare l’uso di armi nucleari come ha dichiarato spesso l’ex presidente Mevdevev, che ancora ieri ha dichiarato che Kiev è una città russa, significa che se l’Ucraina non si arrende sarà dunque contaminata da bombe nucleari tattiche

E quando un popolo è minacciato nella sua esistenza cosa succede?

Si chiede aiuto  per la sopravvivenza come fecero i dirigenti del Bund  del ghetto di Varsavia a Jan Karski che chiesero armi per combattere e che ci fosse  un intervento militare per bloccare il genocidio degli ebrei.

Allora chiesero  che gli alleati bombardassero le città tedesche fino all’arresto del genocidio e che gli emissari ebrei persino si suicidassero davanti alle ambasciate del mondo fino al momento dell’arresto delle deportazioni. Se non c’è un aiuto un popolo disarmato perde e poi si ricordano le macerie.

E poi dovremmo guardare alla guerra che Putin ha dichiarato al popolo russo.

Molti pacifisti dichiarano la necessità di una conciliazione tra la Russia e l’Ucraina. Principio nobile, ma questo sarà possibile solo quando ci sarà il riconoscimento russo dell’autodeterminazione degli ucraini come popolo libero. Ma qualche cosa è possibile nella direzione della pace tra i due popoli : creare un ponte tra gli oppositori russi e i combattenti ucraini

Oggi non è possibile fino al riconoscimento russo del popolo ucraino, ma ciò che è possibile è un ponte da costruire tra i resistenti ucraini egli oppositori ucraini. È quanto Gariwo ha fatto nel giardino dei giusti dando valore a Zoya Svetova di NoWaia Gazeta e alla redazione il esilio di Meduza in Lituania.

Iran

E bisogna guardare in modo completamente diverso quanto sta accadendo oggi in Iran.

Non abbiamo capito il significato dello slogan che si grida nelle piazze di Teheran e in tante altre città.

Cosa significa il grido “ donna, vita libertà,” dopo l’assassinio di Masha Amini e il bacio di due ragazzi in pubblico a Shiraz, dove un giovane bacia e abbraccia in pubblico una ragazza che non porta più il velo per manifestare il suo amore per una giovane che vuole essere libera del potere religioso e maschilista?

È in gioco la libertà delle donne in tutto il mondo islamico, dopo la sconfitta in Afghanistan

Per questo anelito alla libertà 348 donne e uomini hanno perso la vita e 16 mila sono state poste in carcere, e ci sono cinque condanne a morte. Non abbiamo capito che un genocidio, un crimine contro l’umanità può colpire non solo una minoranza, ma anche il genere femminile che vuole vivere  in una condizione non sottomesso.

Ma a differenza dell’Ucraina non vediamo una mobilitazione internazionale, un intervento pubblico del Papa e degli esponenti di altre religioni perché le donne umiliate contano sempre meno.

Così queste donne se non trovano il nostro aiuto rischiano di finire sconfitte come è accaduto con l’onda verde nata dopo l’assassinio di Neda, come Masha.

Un bacio ha  portato alla morte di Saman Abbas una giovane pachistana che voleva amare liberamente  Saqib Ayub ed è stata uccisa dai genitori che erano seguaci di un Islam integralista  Il bacio di Shiraz deve portare alla vita e alla liberazione delle donne umiliate nel mondo islamico.

La prevenzione dei genocidi e gli strumenti per bloccare le stazioni dell’odio

Come si realizza il mai più che dovrebbe significare una protezione per qualsiasi gruppo minacciato in ogni parte del mondo, un mai più che significa  la preservazione della pluralità umana in qualsiasi dimensione, maschile e femminile?

Come si crea una terapia contro l’odio, il disprezzo della persona, la gogna dell’altro nei social, il rifiuto del diverso come è accaduto nei porti italiani con la dove il male che viene inculcato con le bugie come è accaduto con Trump negli Stati Uniti che ha fomentato un attacco a Capitol Hill e alla democrazia americana , sostenendo  la falsificazione di un risultato elettorale.

Cito tutte queste cose assieme non per fare confusione, ma perché come ha scritto Agnes Heller il male radicale non arriva da un giorno all’altro, ma passa attraverso diverse tappe intermedie che noi nella maggior parte casi non siamo in grado comprendere. All’abisso ci si arriva come un treno che prima della tappa finale si ferma in differenti stazioni ed ogni volta noi possiamo decidere di scendere o di continuare.

Si comincia con la stazione dell’uomo buono che è altruista verso gli esseri umani, poi c’è la stazione dell’uomo indifferente che pensa solo al suo tornaconto, poi c’è l’uomo che il gusto sadico di fare del male agli altri.

Come ci ha insegnato Lemkin prima si manifesta l’odio attraverso il linguaggio. Poi si crea la cultura politica del nemico, poi si creano delle leggi ingiuste che portano alla discriminazione ( c’erano le leggi antisemite, ma quante leggi ingiuste esistono oggi che discriminano le donne, gli Lgb, le minoranze etniche) e poi c’è la persecuzione che può portare all’annientamento come è accaduto in Rwuanda.

Per questo motivo abbiamo voluto sostenere in questa occasione il lavoro della commissione contro l’odio. Ci auguriamo prima di tutto che possa continuare con Liliana Segre e il senatore Verducci il suo lavoro fondamentale in questa legislatura. Noi ci impegneremo a fare vivere questa commissione dal basso nelle scuole e nei giardini perché questo lavoro straordinario deve vivere nella società e non avere una dimensione solo istituzionale

Lo stesso impianto e la stessa motivazione che ha spinto a creare questa commissione unica in una democrazia dovrebbe valere anche per il quadro internazionale.

Per questo abbiamo proposto in una audizione alla commissione esteri la creazione di un advisor sui genocidi  che informi il parlamento sulle minacce di genocidi che attraversano il mondo e sulle forme di odio e sulle discriminazioni che riguardano i diritti umani nel mondo.

Si potrebbe pensare ad una sinergia in parlamento su questi due tipi di informazioni, raccontando così quanto accade per esempio agli Uiguri in Cina, agli armeni in Karabach, alla popolazione siriana o alla situazione in Yemen.  Informare dunque l’opinione pubblica sugli odi internazionali che possono provocare atrocità di massa e genocidi

Come si crea una personalità morale, una persona che reagisce all’indifferenza.
Penso che dobbiamo reagire alla rassegnazione che attraversa il nostro e considero quando mai attuale l’orazione sulla dignità dell’uomo del 1486 di Pico della Mirandola  che sosteneva che l’uomo non è determinato ma che con il libero arbitrio può scegliere la direzione.

Dovremmo richiamarci alla grande potenzialità dell’uomo su questa terra come scriveva Pico della Mirandola che raccontava il dono di Dio agli uomini.

“Tu, non costretto da alcuna limitazione, forgerai la tua natura secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai.”
“Ti ho posto in mezzo al mondo, perché di qui potessi più facilmente guardare attorno tutto ciò che vi è nel mondo.”
“Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché come libero, straordinario plasmatore e scultore di te stesso, tu ti possa foggiare da te stesso nella forma che preferirai.”
“Potrai degenerare nei esseri inferiori, che sono i bruti; potrai rigenerarti, secondo la tua decisione, negli esseri superiori, che sono divini».
“Nell’essere umano nascente il Padre infuse semi di ogni tipo e germi d’ogni specie di vita.
I quali cresceranno in colui che li avrà coltivati e in lui daranno i loro frutti.
Se saranno vegetali, diventerà pianta; se sensuali abbrutirà, se razionali, diventerà creatura celeste, se intellettuali sarà angelo e figlio di Dio.
E se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fattosi spirito in unione con Dio, nella solitaria caligine del Padre, colui che è collocato sopra tutte le cose su tutte primeggerà.”

L’uomo può  cambiare il mondo e lottare per l’ingiustizia e la salvezza del  pianeta sempre e ovunque.

Vivere la verità contro la paura e le menzogne

Ma come farlo quando sembra che le forze peggiori hanno il sopravvento?

C’è un metodo per non farsi condizionare e ritrovare il coraggio,  quando sembra che il potere delle autocrazie e dei fanatici sia più forte di noi, e si ha la sensazione che l’odio che si respira attorno sia una malattia inguaribile?

Come osservava  Itsvan Bibo durante l’invasione del 56 a Budapest le dittature e chi istiga odio hanno un obbiettivo : condizionare il nostro pensiero con le minacce e il terrore.  Vogliono che noi ci rassegniamo ed accettiamo le ingiustizie. Vogliono creare un meccanismo di servitù volontaria e farci diventare un anello delle loro menzogne. Così c’è qualcuno che giustifica la Russai, come la Cina o si arrende a chi pensa che i migranti in Italia rovineranno la nostra esistenza e ci costringono ad abbandonare la nostra pietas.

C’è però una strada diversa per resistere ad ogni forma di odio che ci vorrebbe condizionare e mantenere la fiducia per un mondo di umanità

Vivere e pensare la verità nella propria esistenza quotidiana, suggeriva con un insegnamento di straordinaria attualità Vaclav Havel a Praga ai tempi del comunismo, dove proponeva di resistere attraverso la realizzazione personale di una autenticità umana. Quando si preserva dentro di noi e nelle nostre relazioni un mondo plurale e dialogico, non solo si trova la via della non rassegnazione ma si diventa un punto di resistenza all’odio e anello di una catena di solidarietà umana più grande di noi.  La social catena della Ginestra di cui scriveva Giacomo Leopardi e il conatus collettivo di Baruch Spinoza.

Il limite  alla responsabilità si supera con l’universale

Naturalmente c’è un limite alla nostra resistenza e alla nostra capacità di resistere a tutte le ingiustizie

Spesso quando  si reagisce e si prende posizione nei confronti di un male o di una tragedia per effetto dei media si dimentica di tutto il resto e si rischia di diventare indifferenti agli altri mali. Quando si diventa empatici nei confronti di una ingiustizia non si rischia di mettere in secondo piano altre ingiustizie? Per esempio ora si parla dell’Ucraina, e  ci si dimentica del Libano, dell’Afghanistan, dell’Iran, dello Yemen.

Non ci potrà mai essere una soluzione definitiva  al problema perché qualsiasi uomo è sempre parziale che ha sempre un rapporto con la prossimità che gli compete e non potrà mai essere un Dio che si assume su di sé la totalità delle ingiustizie.

Ma una chiave c’è  che ci permette di risolvere questo cortocircuito e che ci avvicina all’insieme.

E’ la nostra capacità di leggere sempre l’universale in ogni tragedia e di cogliere in ogni fenomeno particolare lo spirito del nostro tempo.

Il metodo Gariwo

Gariwo in questi anni ha inventato un metodo per sconfiggere l’odio e prevenire i genocidi. Sono i giardini dei giusti che proponiamo da un lato come lo strumento culturale internazionale per l’applicazione della convenzione delle nazione unite di Lemkin e come una modalità italiana di presentarsi del mondo.

Diciamo infatti che l’Italia come sta accadendo può essere il seminatore dei giardini del mondo attraverso le sue ambasciate e il nostro lavoro.

Si parla di made in Italy e di modello italiano da preservare. Vorremmo che questo messaggio girasse per il mondo come patrimonio del nostro paese. Ecco la nostra anima italiana, direi alla Meloni.

Quale è la modalità dei giardini e il metodo Gariwo che vorremmo diventasse un patrimonio delle forze migliori del paese? Abbiamo proposto un nuovo metodo pedagogico sull’etica e l’educazione alla responsabilità. Attraverso i giardini insegniamo ai cittadini a diventare consapevoli del tempo scardinato in cui ci è capitato di vivere.

Se non si conoscono le dinamiche globali del mondo, non solo si è succubi delle bugie dei dittatori e degli artefici del disprezzo, ma non si comprende quello che accadde attorno e la direzione che si dovrebbe prendere per rettificare il mondo. Non c’è utopia senza conoscenza. Senza uno sguardo dall’alto, spiegava Pierre Hadot, non siamo in grado di uscire dal nostro ego e andiamo a cozzare contro forze che ci sovrastano. Per questo  Gariwo si sforza di trasmettere l’informazione attraverso le storie degli uomini giusti che difendono la libertà e la dignità  nelle situazioni di emergenza e che con il loro esempio ci invitano a conoscere prima e a scegliere poi. Un giardino come lo abbiamo concepito può essere un microcosmo dove si racchiude l’intera umanità del nostro tempo.

 Noi educhiamo alla conoscenza globale e alla scelta attraverso il metodo della comunicazione indiretta. Mostriamo il male che si annida e il bene possibile.

Ma c’è un altro punto  non ci può essere conoscenza senza virtù come scriveva Dante. Il compito dei giardini è quello con l’arte della maieutica socratica di accendere l’umano nell’uomo.

Come insegna Vito Mancuso a cui devo molto per i suoi ultimi libri si tratta di educare per accendere l’umano nell’uomo.

Non si fanno prediche astratte, ma si insegna alle persone che uscendo dal proprio ego e vivendo con responsabilità si può essere più felici. È meglio subire un torto, piuttosto che commetterlo, diceva Socrate, perché si sta male altrimenti. È un percorso che richiede una costante educazione etica come ci si allena nello sport. Poi si trova assieme alla forza fisica, quella morale e si sta molto meglio.

I giardini dei giusti possono accendere la terza intelligenza che c’è in ogni uomo e li spinge a fare del bene e a rettificare il mondo.