Il Quirinale smaschera l’antisemitismo

Italia

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è messo a parlare come Yasha Reibman. Anche il Quirinale, ormai, dietro tanto antisionismo, dietro alla critica preconcetta nei confronti dello Stato di Israele, vede come non si nasconda altro che il vecchio antisemitismo. Si tratta di una considerazione molto importante. E per due motivi. Perché viene dalla massima autorità dello Stato. E perché viene da un esponente di punta di una sinistra nostrana che in attesa di sapere cosa vuole fare da grande fra antisionismo e antisemitismo non ha mai smesso di equivocare.

Certo, gli ebrei italiani hanno tutti i motivi per dirsene soddisfatti e le parole chiare del Presidente hanno contrassegnato una Giornata della Memoria che non può e non deve sprofondare nella ritualistica.

Ma da qui a considerare chiusa la questione, ce ne corre.
Quello che serve non sono le pur importanti dichiarazioni di principio. Sono i fatti.

Sviluppare con lo Stato di Israele relazioni positive, gettare ponti con l’unica realtà democratica del Medio Oriente non vuol dire schierarsi affrettatamente nella disputa mediorientale. Significa piuttosto costruire le premesse per una pace vera e duratura in tutto il bacino del Mediterraneo.
L’Italia può fare molto per la pace, quella vera. Il governo israeliano, anche la stessa destra israeliana, hanno dimostrato in maniera inequivocabile una disponibilità a ragionare sul futuro senza preconcetti.

Gli ebrei italiani hanno da sempre espresso posizioni articolate, aperte, anche critiche, nei confronti delle decisioni di Gerusalemme. Se rispettano e tutelano l’identità di una democrazia avanzata, costretta quotidianamente a difendersi e quotidianamente minacciata di annientamento, non lo fanno solo per motivi affettivi. Lo fanno perché, vista da sinistra o vista da destra poco cambia, le democrazie avanzate costituiscono l’unico spazio conosciuto in cui le minoranze possono vivere ed offrire il proprio contributo alla società circostante. L’unico a non essersene accorto, a quanto sembra, è il ministro degli Esteri D’Alema.

Speriamo che questo soffio d’aria pulita dal Quirinale serva a sgombrare il campo dagli ultimi dubbi.
E aspettiamo di vedere i fatti.

Guido Vitale (direttore@mosaico-cem.it)