Giorno della Memoria. Milano ricorda i perseguitati dell’hotel Regina

Italia

di Paolo Castellano

hotel-regina-4Il 27 gennaio, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, si è svolta la cerimonia di commemorazione presso l’ex-albergo Regina, in cui i nazisti durante la seconda guerra mondiale avevano posizionato il loro comando milanese.

All’evento hanno partecipato lo storico Marco Cavallarin, il vicepresidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach, il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè, il vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi e un membro autorevole dell’ANPI Giuliano Banfi.

Marco Cavallarin, assumendo il ruolo di coordinatore degli interventi, ha dato inizio alla manifestazione esprimendo il suo rammarico per la crescita dei movimenti di estrema destra: «Io non credo che debbano essere considerate preoccupanti le manifestazioni neofasciste o altre. Io credo che debba essere molto preoccupante il fatto che esista ancora gente che pensa di poter essere vicina al fascismo o al nazismo. È un segno di ignoranza nei confronti della quale dobbiamo lavorare come operatori della memoria e come istituzioni. La scuola deve far crescere la coscienza dell’antifascismo. Un segno di questa ignoranza la trovo anche nel fatto che una lapide o una pietra d’inciampo sia stata violata in maniera così netta».

Ha preso poi la parola Roberto Jarach, vicepresidente del Memoriale della Shoah di Milano, che ha commentato il vergognoso atto vandalico su una pietra d’inciampo posata a Milano il 19 gennaio: «La città di Milano non merita questo tipo di presenze, di manifestazioni e di intolleranza. Milano è una città tollerante e nella quale la comunità ebraica ha sempre trovato accoglienza nei suoi 150 anni di vita e nella quale gli ebrei sono completamente integrati dando il loro contributo», Jarach ha poi terminato il suo intervento ringraziando gli organizzatori della manifestazione.

Cavallarin ha poi invitato Lamberto Bertolè a prendere la parola: «Oggi Milano rinnova la memoria e l’omaggio commosso alle vittime del nazi-fascismo nel luogo dove aveva sede il comando generale delle SS e della Gestapo tra il ‘43 al ‘45. Un luogo di dolore e morte dove agivano le menti e gli esecutori di quel disegno delirante di persecuzione e sterminio, lucido ma delirante, che insanguinò l’Europa e Milano. Da qui arrivò l’ordine di procedere all’eccidio di Piazzale Loreto; da qui centinaia di perseguitati vennero inviati agli interrogatori, alle torture, al carcere, alla fucilazione o al binario 21, oggi sede del Memoriale e cuore della memoria di Milano. Siamo in pieno centro, questo edificio sorge a metà strada tra la Scala e il Duomo. Due luoghi che simboleggiano il meglio che la nostra cultura ha saputo produrre. Invece qui sorge un edificio dove si è manifestato il peggio della nostra storia».

Il presidente del Consiglio comunale ha poi fatto un appello alle nuove generazioni: «Il nostro dovere è tramandare, soprattutto ai giovani, la consapevolezza che la Shoah, le stragi, le persecuzioni razziali, non sono un fatto lontano, come purtroppo, talvolta, la retorica di certe commemorazioni inconsapevolmente lascia intendere»

Dopo il discorso di Bertolè, è stato il turno di Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo: «Tutti quanti abbiamo la consapevolezza che è necessario ricordare e rendere onore ai tanti cittadini milanesi, italiani e lombardi che furono deportati nei campi di sterminio nazisti.

È importante ricordare ma è anche fondamentale tramandare alle giovani generazioni la consapevolezza di quello che fu in quei giorni. Siamo anche consapevoli che però ricordare e tramandare non sia abbastanza per fermare quei genocidi che si verificano oggi.

Vorrei che ogni giovane visitasse le pietre d’inciampo, il Binario 21 e i campi di sterminio: un’esperienza straordinaria così come ascoltare direttamente la testimonianza di chi è sopravvissuto per comprendere che quella è la verità».

L’ultimo intervento, che ha chiuso la cerimonia, è stato effettuato da Giuliano Banfi: «L’hotel Regina fu liberato solo il 30 aprile del ‘45 perché la Milano libera decise di non dar luogo a un massacro, e una vendetta giusta ma indiscriminata, assaltando militarmente l’edificio ormai innocuo del regime. I suoi occupanti furono scortati in armi dagli americani fuori dalla città.

Meditare e ricordare nel giorno della Memoria sugli eventi che si sono consumati all’interno dell’albergo Regina, diventa tanto fondamentale per la riconquista dei valori democratici. Onore ai martiri dell’hotel Regina, memoria indelebile alle vittime di ogni deportazione».