Alitalia? Può volare alto

Italia

Quella sua idea fissa di rimettere in pista Alitalia ormai appare sui mezzi d’informazione tutti i giorni. Un imprenditore milanese ben noto in molti ambienti ebraici cittadini vuole tentare di salvare la compagnia aerea di bandiera dalla crisi. Riuscirà, con la cordata di investitori di cui si è messo a capo, a far volare alto ancora Alitalia? Oppure si dimostrerà solo un sognatore? Per la cronaca poco importa. Resta il fatto che è riuscito a farsi puntare addosso tutti i riflettori. La compagnia è ancora debole in Borsa, e i sindacati restano sul piede di guerra. L’unica speranza sembra il progetto di privatizzazione.
L’uomo d’affari Paolo Alazraki conferma l’esistenza di un progetto. Se la spunterà lui o no, nessuno può dirlo, ma certamente sta dando al problema una impostazione del tutto originale.

Nato a Venezia, 63 anni, residente a Milano, si definisce un vecchietto battagliero per la lunga esperienza nel settore dei fondi di investimento che, sostiene, “di fronte ad un serio piano industriale, approvato dai sindacati, non potranno che sostenere l’operazione” fornendo le risorse necessarie. Ma “deve realizzarsi una condizione”: il progetto può andare in porto “se ci sarà il consenso dei sindacati, altrimenti non se ne fa nulla”. Per ora lavora ad un piano, poi, dice alle agenzie di stampa, “arriveranno le risorse”.
Intanto ha raccolto intorno all’iniziativa “16 persone che ci credono, battagliere come garibaldini”. Tra queste, spiega, per preparare il piano ci sono “un banchiere, un pilota e un sindacalista”. E un esperto di “customer statisfaction”.
Quello di Alazraki non è un nome ricorrente nelle cronache del mondo della finanza. Emerge in coincidenza con il salvataggio della Cit, nel 2004, quando come presidente dell’inglese Wonders and Dreams affermò che la società era interessata al gruppo turistico italiano e poteva contare sul sostegno di fondi di investimento. Pochi giorni dopo, alla vigilia del cda per l’aumento di capitale la Cit indicò che “nessun contatto” era stato avviato dalla Wonders and Dreams.
In Italia Alazraki risulta essere amministratore unico della società immobiliare Real Dreams Italy costituita nel 2004: una srl con sede a Milano e 50mila euro di capitale sociale, controllata (con una quota di poco più di 33mila euro) da un’altra società immobiliare milanese, la srl a socio unico Blue Butterfly (anche questa amministrata da Alazraki). “Real Dreams Italy – dice – parteciperà al progetto”.
La famiglia di Alazraki appartiene alla borghesia ebraica ed è abbastanza conosciuta nel mondo imprenditoriale milanese: un fratello è attivo nel brokeraggio, mentre il cugino nel campo immobiliare. Del sessantenne Paolo Alazraki, però, si sa poco. Ma le sue iniziative spregiudicate hanno fatto spesso sensazione. Grazie alla società di consulenza di cui è presidente, la Wonders and Dreams, Alazraki si fa ritrarre mentre stringe la mano di Giovanni Paolo II nel dicembre del 2004. L’occasione è l’udienza privata offerta agli organizzatori del concerto Natale in Vaticano dove quell’anno è stata eseguita in prima mondiale l’ouverture “Bereshit – dai giardini di Dio” tratta dalla ”Wonders and Dreams Symphony” commissionata dallo stesso Alazraki. Le cronache più recenti lo hanno visto alla ribalta quando si è presentato all’assemblea di Eurofly accusando la società di non aver preso in considerazione una sua offerta.
In una lettera inviata al quotidiano Il Sole 24 Ore Alazraki scriveva ”sono il misterioso uomo di affari che si aggira per i Cieli” e in merito alla sua società invitava proprio ad andare a vedere il sito della ”Wonders and Dreams”: ”la società ha un suo sito assai vasto in Internet, dove risulta protagonista non solo di affari ma di importanti iniziative culturali: dalla negoziazione con il Governo argentino dei tango bonds alla partecipazione del Concerto di Natale in Vaticano. La stessa società è anche socio della Labour Srl, la società di servizi del Sinfub (Sindacato autonomo dei bancari)”.

Paolo Alazraki, (la famiglia è di origini armene, tanto che nell’archivio storico della Banca Commerciale si trova traccia di un verbale del Comitato di Direzione Centrale, del 23 settembre del 1941, relativo alla Alazraki B.S. di Smirne) che ha dichiarato di essere rappresentante di una cordata di imprenditori (sedici in tutto) pronti da Londra ad investire in Alitalia, è fratello di Roberto Alazraki, a capo di Europa Group (formato da Europa Brokers Srl, Europa Benefit Srl ed Europa Consulting Srl), che oltre ad essere vice presidente di Acb, l’associazione di categoria dei brokers assicurativi italiani ha svolto importanti incarichi consulenziali per il governo italiano, ad esempio per quanto riguarda l’introduzione dei fondi pensione, può vantare oltre trent’anni di esperienza nella finanza internazionale e nel settore immobiliare, avendo lavorato per varie società di gestione agli albori dei fondi comuni italiani. È stato amministratore del World Trade Center Milano Italy Srl (società fondata nel 1971 da Giuseppe Cabassi) e poi consulente per il gruppo assicurativo svizzero Zurich. Nel 1986 ha partecipato alla prima privatizzazione italiana di una banca, la Cassa di Risparmio di Pisa, mentre negli anni successivi ha comprato il 98% della Varese Assicurazioni per poi venderla con una plusvalenza due anni dopo.

Tramite la Real Dreams Italy che tra il 2005 e il 2005 effettua, in qualità di consulente, una stima su un patrimonio immobiliare da 500 milioni di dollari appartenente al fondo pensione Comit, ceduto lo scorso anno alla Beni Stabili di Leonardo Del Vecchio (il patron di Luxottica) per 1,106 miliardi di euro (una cifra ben superiore alle attese, all’epoca attorno agli 800 milioni di euro). Lo scorso anno, infine, ha acquisito la rappresentanza esclusiva per l’Italia di Sar – Systematic absolute return AG, gestore indipendente svizzero di fondi di fondi hedge specializzato nella costruzione e gestione di portafogli d’investimento di nicchia e non correlati, che gestisce al tre fondi di fondi hedge.

Il progetto di far entrare i sindacati nella gestione di Alitalia, in un consiglio di sorveglianza che verifichi che la gestione vada di pari passo con gli accordi sottoscritti dopo aver siglato un patto sociale di due anni, per avere un gruppo solidariamente concentrato su risanamento e sviluppo è il punto chiave del tentativo di salvare Alitalia.
Nelle linee strategiche del suo piano industriale di rianimazione e riprogettazione per la Compagnia, si ribadisce che le risorse finanziarie necessarie per l’operazione saranno reperite solo a condizione che i sindacati si riconoscano nel progetto. Se avrà i sindacati dalla sua parte, Alazraki, si legge nel documento, conta di reperire risorse, stimate in almeno 3 miliardi di euro, “secondo un apporto equilibrato, un terzo dal vettore nuovo partner commerciale, un terzo da venture capital ed hedge fund, un terzo da banche, fondi comuni e fondi pensione”.
Il piano prevede una quota pubblica residua del 10%, ed una compagnia aerea straniera, da individuare in Oriente. Un socio di riferimento, e non un padrone. Il progetto industriale della cordata presenta secondo i sindacati molti aspetti interessanti e va valutato con attenzione.
Che si riveli un Don Chisciotte o un genio, l’imprenditore ha già raccolto intanto i suoi primi consensi. Piloti Italiani Uniti (che raggruppa la categoria di Filt Cgil, Fit Cisl, Ugl e Unione Piloti), afferma che il suo piano deve essere preso in considerazione con attenzione.

(documentazione e approfondimenti su http://canali.libero.it/affaritaliani/)