A Milano, un presidio contro l’antisemitismo

Italia

di Nathan Greppi
Dopo una presenza iniziale di poche persone, sempre di più si sono radunati sventolando diverse bandiere; non solo quella israeliana, ma anche quelle dell’UE, dei dissidenti iraniani che si battono per rovesciare la teocrazia che governa il loro paese, dell’Ucraina e della Georgia minacciate da Putin. Complessivamente, nonostante il clima teso, la situazione era tranquilla, all’infuori di alcuni diverbi con dei contestatori filopalestinesi.

In questa atmosfera, circa 200 persone si sono radunate domenica 5 maggio in Piazza Cordusio per il presidio contro l’antisemitismo organizzato da Daniele Nahum, consigliere comunale e già vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano. Sul posto, oltre ad esponenti dell’ebraismo milanese e ai manifestanti iraniani, ucraini e georgiani, sono intervenuti i capigruppo di tutte le principali forze politiche milanesi, con la sola eccezione del Movimento Cinque Stelle.

“Oggi siamo in piazza per manifestare contro l’antisemitismo che sta prendendo piede in un modo inaspettato”, ha detto all’agenzia di stampa AGI il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani. “Non riusciamo a capire i motivi, senz’altro c’è disinformazione tra i giovani perché io ho sempre detto che in Italia l’antisemitismo esisteva molto poco in confronto ad altri paesi europei. Bisognerebbe rispondere con confronti e incontri, però l’ultimo che abbiamo organizzato alla Statale di Milano è stato rimandato, dicono per motivi di sicurezza”.

Manifestanti in piazza Cordusio il 5 maggio (Foto: Andrea Jarach)

“L’importanza di questa giornata è che tutti i partiti hanno risposto positivamente, tranne i Cinque Stelle, e sono qui per manifestare contro l’antisemitismo al di là delle posizioni politiche che non contano niente. L’Italia non può essere antisemita”, ha dichiarato il presidente della comunità Walker Meghnagi.

“Mentre noi siamo qua, a denunciare i casi di antisemitismo, gruppi di giovani si riuniscono nelle aule delle università per inneggiare all’Intifada degli studenti, che è un chiaro richiamo contro gli ebrei e Israele”, ha affermato Anna Tognotti, tesoriere dell’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia). “Noi non possiamo permettere che il virus che sta infestando i campus americani infesti anche l’Italia e gli atenei italiani”, ha dichiarato appellandosi ai rettori “perché l’università non diventi un luogo di censura e paura”.

Molto spazio ha avuto il contrasto al boicottaggio universitario: “Ai contestatori voglio chiedere come mai non dite nulla sulle 850 condanne a morte in Iran nel 2023. Andremo nelle università italiane e non permetteremo che ci sia un altro 1982 in Italia”, ha detto Nahum riferendosi al clima d’odio antisemita che si creò nel 1982 durante la Guerra in Libano. Mentre sul convegno cancellato per “ragioni di sicurezza” dall’Università Statale di Milano è intervenuto Alessandro Litta Modigliani, presidente dell’Associazione Milanese Pro Israele, affermando di aver inviato una lettera al rettore Elio Franzini per “fissare una data. Vogliamo anche noi tenere un convegno su Israele, unica democrazia del Medio Oriente”.

Alcune polemiche sono sorte a causa della presenza dei consiglieri comunali dei Verdi Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, giunti al presidio con al collo le keffiyeh e cartelli con scritto “Contro le minacce agli ebrei, contro il genocidio a Gaza”. Invitato a salire sul palco per parlare come altri consiglieri comunali prima di lui, Gorini avrebbero dichiarato la sua vicinanza alla lotta all’antisemitismo, ma ha suscitato forti polemiche per aver ribadito le sue convinzioni su un presunto genocidio nella Striscia di Gaza.

 

(Credit foto: Andrea Jarach)