Netanyahu in Europa: incontri-scontri con Macron e Mogherini sulla legittimità di Gerusalemme capitale d’Israele

Israele

di Roberto Zadik
Riconoscere Gerusalemme capitale di Israele è “riconoscere la verità ed è dunque “un passo verso la pace”: questo è quanto dichiarato dal premier israeliano Beniamin Netanyahu durante l’incontro a Bruxelles, l’11 dicembre, con l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini.

“Gerusalemme è sempre stata capitale di Israele e Trump ha messo in chiaro i fatti, nero su bianco – ha ribadito Netanyahu -. Gerusalemme è la capitale di Israele e affermarlo non è un ostacolo alla pace, ma un passo verso la pace perché per arrivare alla pace occorre riconoscere la verità”.

Dunque, ha aggiunto, “è tempo per i palestinesi di riconoscere l’esistenza dello stato ebraico e di riconoscere Gerusalemme come sua capitale”. “Stiamo cercando di mettere a punto una nuova proposta di pace con il Segretario di Stato americano – ha spiegato Netanyahu – , dobbiamo dare una chance alla pace. Negli anni abbiamo cercato la pace con i palestinesi ma siamo sempre stati attaccati. Perché è stata attaccata l’idea di avere un nostro territorio, continuano a negarci il diritto di vivere e di esistere”.

“Anche se ancora non abbiamo un accordo – ha aggiunto Netanyahu – questo è quello che credo accadrà in futuro: la maggior parte dei Paesi europei sposterà le loro ambasciate a Gerusalemme, riconoscendola come capitale di Israele, e si impegneranno con forza, con noi, per sicurezza, pace e prosperità”.

Mogherini: “Gli Stati Ue non sposteranno l’ambasciata”

Una convinzione, questa, smentita dalla stessa Mogherini poco più tardi a margine del Consiglio degli affari esteri europeo. “Il premier Benyamin Netanyahu stamani ha detto di aspettarsi che altri Paesi spostino le loro ambasciate. Può tenere le sue aspettative per altri, perché dai Paesi Ue questo non avverrà”.

“Non ci sono iniziative di pace che possano avvenire senza l’impegno degli Usa – ha sottolineato Mogherini  -, ma gli Usa non si facciano illusioni, la loro sola iniziativa non avrebbe successo, perché servono un quadro regionale e internazionale che accompagni l’avvio, che in questo momento sembrano molto lontani”. Quanto all’Ue, ha ripetuto Mogherini, continua a ritenere che “l’unica soluzione realistica è basata su due Stati, con Gerusalemme capitale sia dello Stato di Israele sia dello Stato palestinese”.

La Mogherini ha poi condannato tutti gli attacchi agli ebrei e alle comunità avvenuti nei giorni successivi alle dichiarazioni di Trump (come a un ristorante kasher ad Amsterdam e alla sinagoga di Goteborg).

“Condanno nel modo più forte possibile tutti gli attacchi agli ebrei, in qualsiasi parte del mondo, incluso in Europa, e in Israele e verso i cittadini israeliani. Un aumento della violenza incendierebbe la regione e sarebbe un regalo agli estremisti e a quanti sono contrari a pace, sicurezza e vivere insieme».

“La priorità? Rilanciare il processo di pace”

«L’Unione europea aumenterà il suo lavoro per iniziare a rilanciare il processo di pace, anche con i partner della regione, a partire da Egitto e Giordania, e con le due parti, Israele e Palestina, anche se sono tempi difficili», ha detto Mogherini ricordando anche la visita di Abu Mazen, a Bruxelles, a gennaio.

L’Alto rappresentante ha ribadito che per l’Unione europea la soluzione del conflitto è basata sulla formula dei due Stati, con Gerusalemme capitale di entrambe, e «continueremo a rispettare l’accordo internazionale su Gerusalemme, fino a quando lo status di Gerusalemme sarà risolto dal negoziato tra le parti».
«La cosa peggiore che può accadere ora è l’escalation della violenza, prima di tutto nei luoghi sacri, ma anche nella regione e oltre», evidenzia il capo della diplomazia europea. «Esprimiamo nel modo più forte il nostro sostegno al lavoro che il re della Giordania sta facendo come custode dei luoghi sacri – ha concluso Mogherini -. Ho incontrato il ministro degli esteri giordano la settimana scorsa e so che condividiamo interessi per il mantenimento dei luoghi sacri, che siano il punto di riferimento per le tre religioni monoteiste».

L’incontro con Macron

Il giorno prima dell’incontro con la Mogherini Netanyahu era stato a Parigi, dove aveva incontrato il presidente Macron. Stando a quanto ha riportato Il Messaggero Netanyahu ha insistito sulla centralità di Gerusalemme come capitale “nello stesso modo in cui Parigi è la capitale francese” ribadendo che “ogni tentativo di pace deve essere basato sulla verità”.  Macron non ci sta, sostiene che “Israele deve fare un grande passo verso i palestinesi e che quello che la mossa di Trump” secondo The Guardian “è una minaccia per la pace e contraria al diritto internazionale” suggerendo il congelamento degli insediamenti dimostrando la dedizione israeliana in nome della pace. Nethanyahu ha seccamente risposto che  “prima i palestinesi riconosceranno la verità ovvia che Gerusalemme è la capitale israeliana, prima ci sarà la pace”.

Per Macron “solo con due stati si arriverà alla soluzione di questo conflitto” e questo mentre missili continuano a essere lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele, mentre una guardia israeliana è stata accoltellata e seriamente ferita da un palestinese nella Città Vecchia di Gerusalemme e il presidente turco Erdogan scaglia anatemi di fuoco contro lo Stato ebraico.

L’atteggiamento della politica francese sembra essere molto ambiguo, da una  parte Macron ha elogiato Israele elencandone pregi come “il dinamismo della sua economia e il rispetto per le religioni e le minoranze” e sottolineando “la nostra amicizia verso questo Paese” mentre dall’altra parte ha posto condizioni rigide e una serie di “paletti”.