Le salme degli ostaggi Amiram Cooper e Sahar Baruch tornano in Israele 

Israele
di Anna Balestrieri (Gerusalemme)

Due vite spezzate in cattività, due nomi che Israele non dimenticherà. Le salme di Amiram Cooper e Sahar Baruch, rapiti vivi dai loro kibbutzim al confine con Gaza il 7 ottobre 2023, sono state restituite giovedì sera, il 30 ottobre, a Israele, ha annunciato l’Ufficio del Primo Ministro.
Con il loro ritorno, undici corpi di ostaggi rimangono ancora nell
a Striscia di Gaza.

Il ritorno a casa

Secondo quanto riferito dall’esercito israeliano (IDF), le bare sono arrivate in Israele dopo il trasferimento da parte di Hamas attraverso la Croce Rossa. Le autorità israeliane hanno confermato che entrambi gli uomini erano stati presi vivi e poi uccisi durante la prigionia.

Sahar Baruch, 25 anni, rapito al kibbutz Beeri, è stato ucciso nel dicembre 2023 durante un’operazione militare di salvataggio. Rimane tuttora incerto se sia stato ucciso da Hamas o nel fuoco incrociato.
Amiram Cooper, 84 anni al momento del suo rapimento nel kibbutz Nir Oz, è stato invece ucciso in febbraio 2024, secondo le stime militari, insieme ad altri tre ostaggi.

Un pioniere di Israele: Amiram Cooper

Amiram Cooper, ottantaquattrenne, era tra i fondatori del Kibbutz Nir Oz, una delle comunità più colpite dal massacro del 7 ottobre.
Nato a Haifa nel 1938 da genitori ebrei polacchi immigrati negli anni Trenta, Cooper aveva dedicato la vita alla costruzione e alla cura del suo kibbutz.

Dopo la guerra d’Indipendenza, aderì al movimento giovanile Hashomer Hatzair, e nel 1956 entrò nel nucleo fondatore di Nir Oz, allora poco più di un avamposto agricolo. Cooper fu per decenni figura guida nella vita economica e sociale del kibbutz, ricoprendo anche incarichi di responsabilità regionale.

Era sposato con Nurit, anche lei sequestrata quel 7 ottobre: fu liberata il 22 ottobre 2023, e raccontò poi che suo marito soffriva di dolori e non riceveva cure mediche adeguate, ma riusciva talvolta a comunicare con i carcerieri nei tunnel di Gaza.

Il 18 dicembre 2023, Hamas diffuse un video di propaganda in cui Cooper appariva insieme ad altri due ostaggi anziani, Yoram Metzger e Chaim Peri, anch’essi di Nir Oz. Le loro immagini, pallide e sofferenti, divennero simbolo di una generazione che aveva edificato Israele e che ne pagava di nuovo il prezzo.

Sahar Baruch: la giovinezza interrotta

Sahar Baruch, 25 anni, fu rapito nella sua casa al Kibbutz Be’eri, una delle comunità martoriate dall’attacco di Hamas.
Durante l’assalto, Baruch si era rinchiuso in una stanza sicura con il fratello Idan, soldato dell’Educational Corps dell’IDF. Tentò di impedire l’ingresso dei terroristi e di prestare soccorso al fratello, ferito da schegge di granata.

Quando la casa prese fuoco, Idan saltò da una finestra e venne ucciso da colpi di arma da fuoco, mentre Sahar rimase intrappolato.
Prima di fuggire, scrisse un ultimo messaggio alla madre: Bruciare a morte fa più male”, una frase che la famiglia ha interpretato come spiegazione del perché i due fratelli avessero tentato la fuga.

Catturato e portato a Gaza, Baruch fu inizialmente dichiarato disperso; solo successivamente la famiglia fu informata che era tenuto in ostaggio.
Nel dicembre 2023, Hamas diffuse un video in cui Baruch diceva di essere prigioniero a Gaza da quaranta giorni. Un giorno dopo, il kibbutz Be’eri annunciò che era stato ucciso in cattività.

In seguito, l’IDF confermò che Baruch era morto durante un tentativo di salvataggio in cui due soldati israeliani rimasero gravemente feriti. Il suo corpo, tuttavia, non fu recuperato fino a oggi.

Baruch era tornato da poco da un viaggio in Sud America e si preparava a iniziare un corso di laurea in ingegneria elettronica e informatica all’Università Ben-Gurion. Appassionato di scacchi, anime e fantascienza, rappresentava la nuova generazione israeliana, curiosa, libera e fiduciosa nel futuro.

Un Paese in lutto e in attesa

Hamas ha affermato di aver ritardato la consegna delle salme a causa dei bombardamenti israeliani a Rafah, che secondo l’IDF erano stati condotti in risposta a un attacco mortale contro il sergente Yona Efraim Feldbaum.

Solo pochi giorni prima, Hamas aveva trasferito anche i resti di Ofir Tzarfati, un altro israeliano rapito e ucciso il 7 ottobre, le cui spoglie erano state riesumate da un edificio a Gaza.

Secondo gli accordi di tregua, Hamas avrebbe dovuto comunicare entro 72 ore dall’inizio del cessate il fuoco quali corpi poteva restituire. Israele accusa Hamas di aver violato l’accordo, nascondendo per mesi le informazioni sui resti degli ostaggi.

Due nomi, un destino comune

La storia di Amiram Cooper e quella di Sahar Baruch riassumono la frattura di un Paese: l’anziano pioniere del kibbutz e il giovane programmatore, due israeliani di generazioni lontane, uniti dallo stesso destino di sequestro e morte.

Il loro ritorno non porta consolazione, ma un dovere di memoria.
In un momento in cui si discute di tregue e negoziati, il loro ultimo viaggio verso casa ricorda che ogni pace possibile dovrà passare attraverso la restituzione dei morti, la verità sulla loro sorte e la dignità dei vivi che restano.