Israele: la prima parte della riforma giudiziaria diventa legge, mentre le proteste infuriano fuori dalla Knesset

Israele

di Giovanni Panzeri
Durante la seduta di lunedì 24 luglio la Knesset ha approvato in forma definitiva la proposta di legge per l’abrogazione del ‘principio di ragionevolezza’.

La misura, che limiterà fortemente la possibilità delle corti giudiziarie di intervenire su decisioni e nomine del governo, ha anche un valore simbolico, sia per gli oppositori che per i sostenitori della riforma giudiziaria: è infatti il primo elemento del piano del governo a diventare legge.

L’opposizione ha boicottato il voto, avvenuto in un clima di tensioni e proteste senza precedenti nello stato ebraico, dopo il fallimento dei tentativi di compromesso portati avanti dal presidente israeliano Herzog e dal sindacato Histadrut.

Il primo ministro Netanyahu ha salutato il voto come un “passo democratico e necessario per restaurare l’equilibrio tra potere giudiziario e politico” e ha invitato le opposizioni a riprendere i negoziati in vista della sessione invernale della Knesset, che inizierà a novembre, in cui saranno discusse le prossime fasi della riforma.

Ma il leader dell’opposizione Yair Lapid ha subito rigettato l’offerta dichiarandola vuota e inaffidabile, dopo aver definito il voto “una sconfitta per la democrazia” e aver dichiarato di voler fare appello alla Corte Suprema per abrogare la legge.

“È chiaro a tutti coloro che hanno cercato di trovare reali compromessi che Netanyahu non è il vero primo ministro di Israele” ha affermato Lapid “è un prigioniero delle frange estreme del suo governo, come i ministri Levin e Ben Gvir”.

“La coalizione di governo vuole distruggere lo stato, la democrazia e la sicurezza di Israele, l’unità del nostro popolo e i nostri rapporti internazionali” ha dichiarato inoltre prima del voto alla Knesset “non c’è alcuna possibilità di continuare a lavorare con loro”.

Proteste a oltranza durante la notte

Il passaggio della legge sul ‘principio di ragionevolezza’ ha infiammato gli animi dei manifestanti che circondavano la sede della Knesset per protestare contro la riforma della giustizia.

La notizia è arrivata al culmine di una serie di giornate che hanno visto decine di migliaia di cittadini israeliani marciare da Tel Aviv fino al parlamento di Gerusalemme e oltre mezzo milione di persone, secondo le stime degli organizzatori, partecipare a decine di azioni di protesta in tutto il paese.

In seguito al voto migliaia di manifestanti si sono diretti verso  la sede della Corte Suprema,  mentre altri hanno bloccato la principale arteria che attraversa il centro di Gerusalemme, l’autostrada di Begin.

I manifestanti inoltre hanno occupato l’autostrada Ayalon a Tel Aviv, protestando fino a notte inoltrata e scontrandosi con la polizia, che ha usato cannoni ad acqua e agenti a cavallo per sgombrarli con la forza.

Sciopero generale del sistema sanitario

Ai risultati del voto è inoltre subito seguita la dichiarazione dello sciopero generale del sistema sanitario israeliano, chiamato per l’intera giornata di martedì dalla Israeli Medical Association (IMA).

L’IMA ha dichiarato che lo sciopero sarà organizzato sulla base del funzionamento del sistema durante le vacanze e lo Shabbat, garantendo però il  normale servizio del pronto soccorso, degli ospedali psichiatrici, e della medicina di comunità nelle zone più popolate del paese.

“Cancellare ‘il principio di ragionevolezza’ con una legge così estrema causerà gravi ripercussioni sul sistema sanitario israeliano, sui pazienti e sui dottori” ha dichiarato il presidente dell’IMA, Zion Hagay, “le nostre speranze in una legge più moderata si sono infrante.”

Da segnalare come il 25 luglio tutti i quotidiani israeliani siano usciti con la prima pagina nera, a sottolineare la contrarietà a questa decisione e il buio in cui entra il Paese, mentre sui social in moli hanno pubblicato sui propri profili uno schermo nero con su scritto ‘6 di Av’, giorno del calendario ebraico in cui è avvenuta la votazione alla Knesset, con un chiaro riferimento alla tristezza del giorno 9 di Av.